Si ritorna al Sakurajima Fusion Lab. L’evoluzione della cucina nippo-partenopea
di Ugo Marchionne
I ragazzi del Sakurajima Fusion Lab ci hanno preso gusto. Complice una linea gastronomica polivalente in costante evoluzione, i portatori sani del sushi nippo-partenopeo hanno sviluppato un nuovo menù allegro e vibrante. Ampiamente da registrare, correggere e sviluppare ma innovativo, divertente e inedito. Senza fretta ma senza tregua i ragazzi dalla loro location di via Tasso stanno provando a comunicare una nuova onda di cucina nipponica basata su sapori tipici della tradizione partenopea rivisitati in chiave moderna. La prima visita fatta per questo archivio fu convincente a metà, mossa da ampie speranze. Le stesse speranze che ora sono state ampiamente rispettate ed in qualche modo l’asticella ha ripreso a muoversi verso l’alto.
Miglioratissima la qualità della materia prima. Ottimo, familiare ed attento il servizio di sala gestito dal solerte e bravissimo Danilo Cortimiglia. L’ambiente è confortevole. La sala è gestita da questo giovane trentenne con fiducia da veterano. Cenare sul tatami ha sempre il suo fascino. Miglioratissima anche la chimica di coppia in tandem di Stefano Esposito e Lorenzo Gatto. Più confidenti nell’esecuzione di una fusion di matrice partenopea.
Cucina molto più pragmatica. Iconica la Tataki di salmone e tarallo sbriciolato. Ancor meglio eseguita la fresella, delicato e ben equilibrato il carpaccio. Si registrano tante nuove idee, tra le quali il Cirashi di Baccalà, Friarielli, Polpo & Gambero Rosso di Mazara del Vallo. Tante nuove idee. Tanta voglia di far bene. Tanta voglia di stupire.
Creatività e positività nei Noodles alla Luciana e nei Ravioli di Mare di qualche mese fa. Sapori da limare e da ingentilire ma la strada è segnata in direzione di un cammino di sperimentalismo e spregiudicatezza, l’importante è farlo sempre con coscienza, metro e misura. Di ottimo valore le Capesante al Salmorejo avvolte da Bacon Croccante, I Gamberi del Mediterraneo in Tempura, nettamente superiori alla controparte con l’astice servita in Via Cappella Vecchia & I Bun artigianali con Salmone in Tempura & Scarola ripassata.
Sfizioso il Temaki dello chef, noiosa e già vista la selection di Rolls. Da un ristorante di questo calibro vorremmo vedere qualcosa di più personale dopo una sequela di piatti del genere. Lo Spicy Roll è ricoperto da molta polvere di peperoncino e poca personalità. Vorremmo vedere di più dell’essere vibrante, impulsivo, genuino e forte di Stefano Esposito di cui si può apprezzare l’evoluzione umana e professionale sia nel riso che nell’esecuzione.
Impressionanti i nuovi Ravioli di Mare. Pasta tirata a mano, ragù di mare dovizioso di ogni particolare e cerimonia su topping di Ito Togarashi. Abbondanza e genuinità, un elemento che a molti manca e che da Sakurajima è un marchio di fabbrica che non passa di stile. Pazzesco l’abbinamento con la nuova cuveè base di casa Laurent-Perrier: “La Cuvèe”. Dai 3 ai 4 anni sui lieviti. Più agrumata, più sviluppata, in linea con la tendenza trans-generazionale di avvicinamento dei più giovani allo Champagne. Ovviamente bollicina e brand di riferimento anche in casa Sakurajima Fusion Lab. Pasta tirata a dovere, giusta sia la finezza che la callosità in masticazione. Un gran piatto, sicuramente inedito per una tavola del sol levante.
Esposito-Cortimiglia-Liguori-Masala. I quattro soci del Sakurajima Fusion Lab, tanta voglia di rinnovare la super inflazionata bolla del Sushi. Tanto da fare, tanto ancora da crescere, lontani dalla storia della cucina giapponese ma più vicini al cuore partenopeo. Mani giapponesi, cuore napoletano. ed è quasi come essere felice. Il progetto è giovane e fortunato. Sempre rinvigorito da un pubblico del quale ha incontrato i favori. Continueremo a seguirli da vicino poichè davvero attraverso un’attenta analisi delle loro idee si può verificare la fattibilità del matrimonio d’amore tra Napoli ed il Giappone. Kagoshima e la sirena Partenope sono da tempo legate a doppio filo. così come le nostre culture ed i nostri vulcani. Vesuvio e Sakurajima. Colossi che vivono alla loro maniera la transitorietà di un tempo che scorre veloce.