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Colli Di Luni Groppolo 2019, Il Monticello

Colli Di Luni Groppolo 2019, Il Monticello

di Fabrizio Scarpato

Dicono che il vino determini gli stati d’animo: consola, fa pensare, distrae… a volte impegna, incuriosisce, intriga. Più raramente stanca e delude. Insomma cose mica da poco, ma sempre con un certo distacco, una distinzione di ruoli. Tuttavia, anche se in effetti la cosa rasenta la fantascienza, per non dire un incoraggiamento disinteressato all’immediato ricovero dell’umile scriba, a volte ho la sensazione che sia lui, il vino, a sceglierci. Che lui, il vino, in qualche modo e per qualche via preclusa a noi umani, sappia di cosa abbiamo bisogno, lì e ora.
Mettiamo il caso che in una sera d’estate hai mal di schiena, il che sarebbe anche meritevole di un sincero chissenefrega, ma mettiamoci anche che è una maledetta estate, mettiamoci che non esci a cena da un po’, e poi che devi distanziarti, che il tuo tavolo è in discesa in un caruggio dalla pendenza da pista rossa, che la sedia è prudenzialmente bloccata in posizione obbligata, e che il tutto ti irrigidisce un tantino (in senso lato ma anche stretto), perché gli sci non ce l’hai (è estate o no?) e il mal di schiena certo non aiuta. E lui, il vino cosa ti fa? Prima non si fa scoraggiare di essere proposto come un bianco, un vermentino, ‘n do cojo cojo, poi si presenta freddo freddissimo, seminascosto in una borsa del ghiaccio trasparente, ma non abbastanza per non intravedere una etichetta colorata di colori liguri, la calligrafia giocosamente infantile. Come dire: eccomi qua, sono fresco, sono bello, son del posto, sei in un bel posto… rilassati. Ecco… con uno chardonnay barricato non ci sarebbe stata partita, non ci saremmo presi, diciamo. Beh, bello è anche il colore nel bicchiere, acceso, e rimbalzanti sono i profumi, tutti giocati su toni solari, tipo agrumi, pera, cedro, pompelmo, timo, salvia. Ci potresti pitturare le case del caruggio, se non avessi mal di schiena, che chissà perché adesso si fa sentire un po’ meno. E così il sorso è pimpantemente appagante, punzecchiantemente avvolgente, sprizzantemente vivo, tanto fresco e agile da non farsi pregare: è stato lui o no a sceglierti? Ospitale, ecco, abbracciante, se fosse consentito.
Mangio fregule e spaghetti alle vongole: meglio di un panino, certo, ma senza scomodare il filosofo Al Bano, il mio bicchiere di vino, stasera, mi ha regalato sprazzi di felicità. Al netto del fatto che noi liguri, si sa, siamo un po’ mugugnoni di natura.

3 Commenti

  1. Ciao Fabrizio, la citazione sul post del branda non era abbastanza colta o non l’hai colta… Beh era un modo per salutarti, mugugnone

  2. Dove, come, quando? Ciao Marco, abraz. Ma soprattutto cos’è o chi è il branda?

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