Taurasi 2000 riserva docg Mastroberardino


Torna Anteprima Taurasi con la quinta edizione prevista sabato 2 dicembre: in vetrina la difficile annata 2003, quella dei vini esuberanti e pronti, credo quasi tutti di breve durata anche se quando parliamo di aglianico ragioniamo sempre su un minimo di dieci, dodici anni. La manifestazione apre al pubblico dalle 17,30 sino alle 22 ed è curata da Raffaele Del Franco, Paolo De Cristofaro e Diana Cataldo: un appuntamento in crescita da un paio di edizioni a questa parte, proprio come i vini dell’azienda leader, direi quella che ha inventato la tradizione del Taurasi, la Mastroberardino. La casa vinicola di Antonio e del figlio Piero è infatti l’unica a poter esibirsi in verticali borgognone, capaci di superare le trenta vendemmie come abbiamo avuto modo di verificare durante le commissioni di assaggio della Guida Vini Buoni d’Italia del Touring Club. Una conferma mercoledì sera alla Botte di Casagiove dove sono andate in passerella le Riserve 2003, 2001, 2000, 1999 e 1997. Al netto della strepitosa 1997, sicuramente la 2000, in queste ore in commercio ad un prezzo di poco superiore ai venti euro in enoteca, si manifesta con tutta l’austerità e la modernità di cui è capace il Taurasi. L’austerità è nei profumi mai esuberanti, uno spettro olfattivo nel quale frutta e spezie sono in ottimo equilibrio, nell’alcol contenuto mentre la tipicità assolutamente riconoscibile è la freschezza del prodotto perché il Taurasi, più dell’Aglianico del Vulture o del Taburno, ha un’acidità irrequieta che caratterizza la beva molto difficile da governare in cantina. Sempre, nonostante le avanzate tecniche enologiche, è infatti necessario il tempo. La Riserva 2000 ha sicuramente molto da raccontare, l’annata non èstata strepitosa ma sicuramente buona, c’è da attendersi una lunga evoluzione che ci accompegnerà per ancora tantissimi anni. La beviamo, in attesa dell’Anteprima Taurasi, su un caciocavallo maturato in grotta di Calitri oppure su una tagliata di podolica cotta a Tito da A Casa Tua perché oggi la vera modernità è godersi i sapori di un territorio straordinario impegnato per secoli solo a produrre e che adesso finalmente riesce ad imporre la propria immagine sul mercato globale. L’Aglianico, insieme ai bianchi campani, è sicuramente l’alfiere di questa rivoluzione realizzata nonostante i gravi ritardi e i problemi con i quali i produttori sono costretti a vivere quotidianamente.