Terre di Molinara e la cultivar Aulivello di Molinara


Terre di Molinara

Terre di Molinara

di Rocco Cirocco

Una nuova varietà di olivo, mai classificata prima. È l’Aulivello di Molinara ritrovato nel comune fortorino situato tra le alture appenniniche nell’area di confine tra la Campania e la Puglia. A sostenere e finanziare la ricerca è stata la Cooperativa Agricola Terre di Molinara che fin dalla nascita si è posta l’obiettivo di presidiare il patrimonio paesaggistico e ambientale dell’uliveto secolare che affaccia sul borgo antico. A darne notizia e Rocco Cirocco, presidente di Terre di Molinara, orgoglioso insieme ai quindici soci “di aver trovato un tesoro. Quel luogo a Molinara è comunemente chiamato “Pezzo de lo Cantero”. Ed è esattamente lì, tra leggende, alberi enormi, tronchi rugosi con i segni del tempo e storie di tesori nascosti, trovati e inspiegabilmente spariti che si trova l’Aulivello, cultivar unica, mai classificata prima”.

Terre di Molinara

Terre di Molinara

La collinetta che affaccia sulla vallata e sul fiume, zona di controllo dei transiti e del commercio, doveva essere un posto buono per far nascere un insediamento abitativo o, come più spesso accadeva, un monastero. In quel luogo anche storie di apparizioni, di fantasmi che indicavano un tesoro, mai trovato. Per tutti quelle olive erano raccolte e lavorate tra ottobre e novembre di ogni anno, da secoli, anche se diverse dalla cultivar per eccellenza di Molinara, l’Ortice, che qui dà il meglio delle sue sensazioni vegetali intense e delle note aromatiche accentuate. Le piantagioni a “Pezzo de lo Cantero” erano impollinatori, piante autosterili utili ad incrociare altre piante da rendere fertili. Si portavano al frantoio mischiate alle altre raccolte in giornata. Terre di Molinara invece ha voluto approfondire proprio perché, secondo i soci, quelle olive erano diverse, non servivano semplicemente ad impollinare. “Dovevamo dare un senso ai racconti che, molto probabilmente, rappresentano quel luogo come un inizio: la genesi di Molinara – ci dice ancora Rocco – . Alcune fonti ci dicono che proprio in quel luogo ci fu un primo insediamento legato al periodo del monacesimo intorno all’anno mille”.

Terre di Molinara

Terre di Molinara

A dare sostegno alle tesi di Rocco e dei produttori è arrivato in soccorso Slow Food con il referente della Campania per l’extravergine Angelo Loconte. È stato lui stesso a suggerire di provare a sequenziare il genoma della pianta. La ricerca, rivelatasi di interesse straordinario per la comunità molinarese, è stata affidata al CNR di Perugia. Terre di Molinara ha prelevato i campioni delle piante ed i laboratori dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse (IBBR) hanno estratto le informazioni genetiche della cultivar di Molinara (il cosiddetto DNA) che messo a confronto con le varietà presenti nella banca dati che include oltre 2.800 genotipi non ha trovato corrispondenza. Così, ottenuta la conferma attraverso la relazione sottoscritta dagli autori della ricerca, Terre di Molinara ha potuto procedere alla segnalazione presso le autorità competenti ed avviare di fatto il percorso di riconoscimento. La stessa cooperativa si candida ad essere “custode coltivatore” della nuova specie.

Ma i soci cooperatori hanno avuto un altro merito. “Ho obbligato i soci fin dall’inizio a far seguire la cooperativa, nel suo lavoro in campo, da un agronomo, altrimenti non avrei accettato il ruolo di presidente. Abbiamo voluto con noi Vincenzo Coppola, un professionista che conosce, e si è fatto conoscere, per sua competenza tecnica anche oltre la nostra regione. Se oggi il mondo olivicolo conosce Terre di Molinara, molto è dovuto a Vincenzo che ha indicato un percorso e, soprattutto, continua il cammino al fianco dei soci. È un molinarese acquisito, oramai”. Il pezzo mancante – che però non manca – poteva essere il riscontro della qualità organolettica dell’extravergine ottenuto dagli Aulivelli di Molinara. Ma la Cooperativa Agricola ha sperimentato anche la molitura delle sole olive provenienti da quel luogo preciso. L’Origine, il nome dato all’extravergine, scelto non a caso, è stato oggetto di valutazione da parte dei migliori panel test. Slow Food lo ha voluto riconoscere e tutelare con il Presidio a conferma del lavoro che bisogna avviare per difendere la varietà locale, valorizzare il paesaggio, l’aspetto culturale, mai secondario o marginale e – soprattutto – la tutela di quel luogo che rappresenta l’inizio di qualcosa ancora tutto da scoprire. “Dobbiamo dare valore a quel luogo ed alla scoperta che abbiamo realizzato e credo non debba essere la sola cooperativa a trarne beneficio – conclude il presidente Cirocco – . Bisogna avviare un programma comune per far conoscere questa unicità di Molinara coinvolgendo la comunità e le istituzioni. Terre di Molinara ha rappresentato e rappresenta un presidio di salvaguardia del patrimonio paesaggistico e ambientale dell’uliveto secolare, di ciò che rappresenta l’identità di Molinara. Continueremo a fare la nostra parte: aperti al mondo ma rispettosi dei nostri luoghi, la sintesi più estrema della nostra visione”. L’obiettivo è raggiungere le tavole dei numerosi appassionati e di tutti coloro che vogliono capire il variegato mondo dell’olio e i territori che producono eccellenza. Molinara rappresenta un pezzo importante, piccolo ma interessante, di tutta quelle complessità che tiene insieme caratteristiche, cultivar e territori. Le etichette della cooperativa agricola, presenti nelle migliori guide di settore con gli extravergini premiati e riconosciuti sempre tra i migliori in termini di qualità, hanno le giuste potenzialità farsi apprezzare.