Tripel Karmeliet, fuori dai calici convenzionali


di Francesco Immediata
Per l’ennesima volta mi trovo a dover sottostare alla veridicità del detto “l’abito non fa il monaco” (al massimo è il monaco che fa la birra). E’ inutile nella vita voler a tutti i costi catalogare e classificare qualcosa quando poi basta un evento a scombussolare l’ordine costituito. E questo vale anche per le birre. Prendiamo ad esempio le weizen, le birre di frumento, espressione della cultura birraria bavarese, che all’improvviso si trasformano in weisse e di lì in wit divenendo infine blanche. Avete letto bene: bière blanche. Ma andiamo con ordine. Così come già accennato in un precedente articolo di questa rubrica le weizen sono birre prodotte utilizzando come materia prima principale il frumento. Questo conferisce delle caratteristiche organolettiche tra cui colorazione che tende al bianco. A volte, e non a torto, si tende ad identificarle con il termine weisse (bianco). Weisse – wit ed il gioco è fatto. All’improvviso non avrete più l’impressione di trovarvi seduti su di una panca di legno immersi nel verde della Bassa Baviera ma piuttosto circondati dalle vecchie e accoglienti mura di una piccola brasserie nelle Fiandre.
Wit o blanche che dir si voglia è infatti il termine utilizzato per indicare le birre bianche belghe prodotte anche in questo caso utilizzando come materia prima il frumento. La differenza principale tra le weizen e le wit (o blanche) è legata al fatto che per le weizen viene utilizzato frumento maltato mentre per le bière blanche si adopera quello crudo.
A questo punto avrei potuto proporre la più classica delle bier blanche: la Hoegaarden o consigliarvi qualche altro ottimo esemplare come la Blanche De Namur (Brasserie Du Bock) o la Blanche des Honnels (Brasserie de Rocs) ma ho ceduto, con fare molto fazioso, ad una birra che lo scorso autunno ha saputo conquistarmi; una birra che parte come una blanche per poi trasformarsi inaspettatamente in una belgian ale: la Tripel Karmeliet.
La tradizione narra che intorno al 1600 un’abbazia di carmelitani a Dandermonde, in Belgio, producesse una birra con tre cereali. Prendendo ispirazione da questo nel 1997 la Brouwerij Bosteels, birrificio nelle Fiandre Orientali, ne ha riproposto la ricetta avviandone la produzione. Da qui il nome Tripel (riferito ai tre cereali) e Karmeliet (in onore dell’ordine religioso).
La Tripel Karmeliet, birra rifermentata in bottiglia, alla vista si presenta con un colore tutt’altro che bianco anzi nel bicchiere mostra la sua piacevole colorazione dorata con sfumature tendenti al bronzo. La schiuma è cremosa e compatta e nel bicchiere si nota un leggero perlage iniziale che va velocemente scomparendo. Nonostante la rifermentazione in bottiglia, in controluce non presenta intorbidimenti mantenendo così una gradevole limpidezza. Le radici di bière blanche si ripresentano all’olfattivo proponendo aromi di vaniglia e agrumi. Assaggiandola la Tripel Karmeliet mostra tutta la sua complessità in quanto si fondono insieme la cremosità derivante dalla presenza dell’avena e l’asprezza degli agrumi (in particolare il limone); non vi sono note particolarmente amaricanti in quanto il luppolo adottato per la produzione è lo Styrian Goldyng. Il retrogusto è persistente e presenta dei tratti agrodolci derivanti dal sodalizio tra la mela e gli agrumi.
La temperatura di servizio è di 10 – 12°C mentre il bicchiere da utilizzare è un calice a tulipano svasato.
Questa birra consente diversi abbinamenti gastronomici in quanto è in grado sia di accompagnare piatti delicati come risotti alle erbe o formaggi a pasta molle, sia portate dal gusto più corposo come la selvaggina.
Sebbene la gradazione alcolica sia “solo” 8, questi si sentono tutti; non è quindi da considerarsi una birra “all seasons” ma adatta per una fresca serata primaverile o per un piacevole pranzo autunnale.
Rispetto al vino, le birre qui in Campania non godono di una distribuzione capillare e le birroteche sono come oasi nel deserto; sarebbe quindi beffardo presentare una birra senza permettervi di poterla assaporare. Per questo spero di fare cosa gradita se, solleticato il vostro interesse, vi indico qualche locale dove viene proposta:

  • Ottavo Nano, Atripalda (AV);
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  • Doppio Malto, Manocalzati (AV);
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  • London Tavern, Battipaglia (SA);
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  • Nottingham, Battipaglia (SA);

Aspetto con ansia commenti ma anche aiuti e indicazioni nel caso riusciate a scovarla da altre parti!!! ([email protected])
Per ora è tutto…..
….”A PROSIT”