Valdangius – 10 anni di Sagrantino


Verticale Sagrantino

Verticale Sagrantino

di Alberto Nigro

La manifestazione «A Montefalco» andata in scena nel suggestivo comune umbro nelle giornate del 17 e del 18 giugno 2025 ha rappresentato, come negli anni scorsi, l’occasione per immergersi nel variegato panorama enologico del territorio. Tra momenti di confronto pubblici, masterclass e visite in cantina è emersa una vivacità produttiva che, malgrado le difficoltà che si incontrano a tutte le latitudini sui mercati, fa guardare al futuro con un certo entusiasmo.

Degustazione

Degustazione

Tra gli appuntamenti a cui abbiamo avuto modo di partecipare, va sicuramente segnalata la verticale di Sagrantino proposta dall’azienda agricola Valdangius. Si tratta di una realtà sorta nel 2010 grazie all’impegno di Danilo Antonelli, suo padre Giuseppe e sua sorella Sandra (il nome dell’azienda è ricavato dalle iniziali dei fondatori), ma che affonda le proprie radici in oltre un secolo di storia agricola. Fu il bisnonno di Danilo, infatti, ai primi del ‘900 ad acquistare i primi terreni su cui furono piantati vigneti, uliveti ed altre colture.

Verticale Sagrantino

Verticale Sagrantino

Oggi l’azienda, che è in conversione bio, può contare su 20 ettari di terreno, di cui 7 vitati (Sagrantino, Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Trebbiano Spoletino, Chardonnay, Pecorino e Sauvignon Blanc). Da questi ultimi si ricavano circa 30mila bottiglie delle più importanti denominazioni territoriali.

Valdangius botti

Valdangius botti

In degustazione ben 10 annate di Sagrantino: dalla 2012 alla 2021.

A guidarci in questo percorso, insieme a Danilo, c’è l’enologo Alessandro Meniconi, da sempre sostenitore del progetto Valdangius, che in premessa ha ricordato le difficoltà incontrate nei primi periodi, quando l’azienda poteva contare solo su due barrique usate e una tinozza in plastica.

Alessandro Meniconi enologo

Alessandro Meniconi enologo

Si parte dalla 2012, una vera e propria chicca prodotta in sole 803 bottiglie (non si sa quante ne siano rimaste ancora, ma una cosa è certa: moto poche). Vino che ha conservato una sua freschezza, esprimendosi attraverso intense note di frutti rossi maturi, amarene sotto spirito e cacao. Tannini ben levigati dal tempo.

Stesso discorso per la 2013 che, però, ha lasciato emergere una acidità maggiore dovuta, probabilmente, ad un’annata complessivamente più equilibrata della precedente.

La 2014, come capita spesso da un po’ di tempo a questa parte, ha rappresentato la vera sorpresa. Annata bistrattata e archiviata troppo velocemente a causa delle piogge e della freschezza che l’hanno caratterizzata, ha mostrato una grande vivacità. Vino equilibrato ed elegante. Al naso frutti maturi e note balsamiche, in bocca tannini molto ben integrati. Tra le più piacevoli in degustazione.

L’annata 2015, complice un andamento climatico favorevole, ha regalato un Sagrantino dotato di grande equilibrio ed eleganza, in condizioni pressoché perfette. Probabilmente ha appena raggiunto l’apice della sua parabola evolutiva.

La 2016 ricorda per molti versi la 2015. Anche qui le condizioni climatiche sono state molto favorevoli ed hanno consentito la nascita di nettari di grande equilibrio e struttura. In bocca si presenta elegantissimo, chiudendo con una freschezza che lascia presagire ancora molti anni di intrigante evoluzione.

Discorso diverso per l’annata 2017, caratterizzata da un’estate estremamente calda e siccitosa. Ad emergere è stata una struttura particolarmente elevata cui si affiancano note intense di frutti maturi e tabacco. I tannini ancora ben presenti hanno bisogno di tempo per arrotondarsi.

Quindi la 2018. Figlia di un’annata tutto sommato positiva, ha mostrato un profilo elegante ma ancora non del tutto definito. I tannini non sono aggressivi, ma necessitano di ulteriore tempo per levigarsi.

Tutt’altra storia per l’annata 2019. Pur essendo più giovane della 2018 sembra aver raggiunto un maggiore equilibrio. Grande eleganza che si esprime attraverso delicate note di piccoli frutti rossi cui si affiancano accenni balsamici. Interessantissimo il potenziale evolutivo.

Infine 2020 e 2021 che trattiamo insieme perché ancora non sono in commercio e necessitano di ulteriore affinamento in bottiglia. Malgrado un tannino ancora non in equilibrio, sono già gradevoli al palato. Struttura e potenza proprio non mancano, ma si intravede già un futuro caratterizzato dall’eleganza. D’altro canto, parliamo di due annate estremamente positive per il territorio: la 2020 è stata valutata 96/100, mentre la 2021 94/100.

Valdangius targa

Valdangius targa

Al termine della degustazione, Danilo ha ben pensato di offrire un aperitivo a base di Trebbiano Spoletino (sia spumantizzato che fermo). Di bottiglie ne sono state stappate parecchie, e non sono mancate le vecchie annate (assolutamente straordinarie la 2020 e la 2016). Ad impreziosire il tutto, le pietanze preparate dalla madre di Danilo (frittelle ai fiori di zucca e salvia fritta assolutamente da incorniciare).

Degustazione

Degustazione

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