Viaggio in Irpinia


di Angelo Di Costanzo
 
Dopo una felice giornata ancora lunga dall’essere superata non pensavo di avere subito un’altra opportunità per ritornare in terra d’Irpinia.
L’occasione, un invito a pranzo tanto imprevisto quanto assolutamente da non mancare da parte di Luciano Pignataro in occasione della presentazione alla stampa specializzata del Taurasi Poema 2003, new entry nel catalogo dell’azienda Manimurci di Paternopoli. La mattinata piacevolmente calda, bonus di questi tempi soprattutto da queste parti ci ha concesso un lungo divagare tra le impervie vie che una volta abbandonata l’Ofantina imboccata ad Atripalda ci hanno guidato fino alla meta, il Ristorante Megaron di Paternopoli per l’appunto.
Questa magnifica domenica autunnale graziata dal sole ha consentito a molti appasionati del fuoriporta di godere di questi luoghi fino in fondo, fino a prima serata senza l’assillo di far presto per paura di ghiacciate o foschia. Sulla strada venditori improvvisati di castagne, di noci e di specialità gastronomiche irpine come funghi dopo una schiarita, ma avevamo appuntamento con la memoria e così all’uscita per Sorbo Serpico abbiamo deciso di fare capolino presso l’azienda Feudi San Gregorio, a suo tempo già visitata, ma volevo dare uno sguardo seppur fugace al nuovo Auditorium. Grande azienda la Feudi, grande cantina capace di stupire per la mestosità di una opera del genere così moderna o post-moderna in uno scenario così antico, tradizionale, quasi statico. Una astronave scesa da chissà quale pianeta. Non ci siamo riusciti, è domenica.
Lungo la statale superiamo Montemarano, l’uscita di Manocalzati fino a raggiungere Paternopoli, la passeggiata tra le vigne qui diventa motivo di vero godimento, molte piante portano ancora i segni dell’ultima vendemmia, grappoli di aglianico non raccolti o per l’eccessiva giovinezza della vite o poichè attaccati da muffe, il profumo di mosto è ancora ben presente nell’aria fuori dalle mure della Cantina di Paterno ed un pò più in là presso le 4 contrade entro le quali si estendono i vigneti dell’azienda Manimurci.
Il pranzo come accennato è stato consumato al Megaron, qui l’accoglienza dei padroni di casa ci ha fatto subito sentire a nostro agio, il menù poi si è rivelato in un susseguirsi di profumi e di colori di questo angolo d’irpinia, ben preparato da Valentina Martone, minuta chef con carattere da vendere e talento da non sottovalutare: Babà rustico con crema di formaggi e salsa alle ortiche abbinato alla Coda di Volpe ’05 estremamente ampia e persistente nei profumi quanto fresca in bocca, forse eccessivamente, un pò acerba. Poi Zuppetta di castagne di Montella, porcini e zucca gialla con pane tostato all’annurca, buona ed equilibrata, come il Greco di Tufo ’05 in abbinamento. Il cannellone con carne e ragout leggero ha meritato un bis cordialmente proposto da Giovanni, patron in sala e compagno di Valentina. L’Aglianico 4 Contrade ’04 si è rivelato alquanto all’altezza da sostare per un bel pò sulla nostra tavola lasciata solo in occasione della presentazione del Taurasi Poema ’03. Il Filetto di vitello in salsa d’Aglianico non poteva essere miglior abbinamento ad un vino dal ricco bouquet di fiori passiti e frutta secca, di liquerizia e caffè ed austero quanto giovane in bocca; La materia prima però non tradirà le aspettative di chi vorrà aspettarlo. Chiusura in grande stile con carrellata di dolci tipici irpini e napoletani. Siamo stati davvero bene.
Il ritorno verso casa non poteva certamente essere affrettato dal calar della sera cosicchè si è optati per una piccola puntata verso Bagnoli Irpino e arrampicandoci per i colli di Castelfranci siamo in una decina di minuti arrivati alla meta; la famiglia Patrone gestisce ormai da generazioni diverse attività tra le quali la raccolta, la lavorazione e la vendita di funghi, castagne e tartufi in questo bellissimo scorcio appeninico. Noi ci siamo fatti guidare, indirizzare, educare in materia, un lasso di tempo troppo breve sicuramente ma efficace per capirne qualcosa in più su tutta una serie di sapori tanto forti e decisi quanto rari ed irripetibili: castagne del prete, caciocavalli e pecorini Laticauda, carditelli, porcini e tartufi neri di Bagnoli, lì tutti presenti e più o meno nascosti; un tartufo da 460 grammi troneggiava in una cesta colma tanto da far venire l’acquolina solo a guardarlo. La razzìa era d’obbligo!! Potevo ravvedermi, pure ( a detta di Lilly) !!
Una giornata da ricordare, da fotografare con un racconto, da conservare nella memoria.
La via di casa è sembrata tanto lontana, ma appena imboccata l’A16, un’ultimo caffè di quelli che proprio non ne puoi fare a meno per evitare colpi di sonno che al casello del Corso Malta in tangenziale siamo immediatamente sprofondati nel più totale caos quotidiano che ci circonda, ma val bene un’emozione.