Vigna Andrea 2001 Taurasi docg


COLLI DI LAPIO DI CLELIA ROMANO
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno.

Scriviamo noi il futuro? Il finale della scheda di quattro anni fa azzarda una previsione di bevuta accompagnata all’evoluzione di questo Taurasi. Ed è esattamente quanto avvenuto, perché l’ultima bottiglia della cantina di Viva Lo Re è stata spesa su carni ben fatte quali costatelle e controfiletto di agnello, brasato di Aglianico, coscia di coniglio ripieno e tagliata di manzo.
Vi trascrivo queste notarelle nel caso ci fosse qualcuno in possesso di questa annata. Anzitutto il naso e il palato si sono assolutamente appaiati perchè, a sorpresa, l’acidità si è ritratta al punto da poter considerare morbida la beva.
Il cerchio ovale di questo Taurasi sembra dunque essersi chiuso, ma direi in modo egregio.
Vista granata, non cupa, il naso è magico, con sentori di sciroppo di amarena, rosa sotto spirito, china, leggero arancio candito, foglie secche. Devo dire che è stato uno dei più bei Taurasi di sempre di soddisfazione all’olfatto, cangiante, ampio, mai monotono, lungo, intenso. Praticamente infinito. Un naso anche tradizionale direi, non monocorde, estremamente interessante nonostante l’uso di barrique nuove. Ma, ricorderemo, la 2001 è stata un’annata potente, non a caso l’alcol qui viaggia oltre i 14,5 mostrando di avere come punto di riferimento storico del periodo Vigna Cinque Querce Molettieri e Roinos di Eubea.
In bocca i tannini sono presenti ma levigati, non piallati, mentre l’acidità si avverte ma non è più preponderante come siamo abituati a sentirla nell’Aglianico. Un po’ ritratta dunque, e questo comportamento mette in evidenza l’alcol.
Sostanzialmente, comunque, un vino bevibile e abbinabile, così abbiamo operato a tavola procedendo allegramente e con notevole soddisfazione.
In questo status il vino dovrebbe restare almeno per un altro paio di annetti.

Assaggio del 3 dicembre 2005. I lati del triangolo di Luigi Moio si chiamano Cantina del Taburno, Caggiano e Cantine del Notaio. Quelli di Angelo Pizzi invece Libero Rillo, Clelia Romano e Eubea. Gravae Mora, Roinos e Vigna Andrea, tre vini fatti da grandi personaggi dell’Aglianico che hanno in comune la dolcezza del sorriso. Dopo il 2000, quasi un 45 giri per pochi adepti essendo prodotto solo in un paio di migliaia di bottiglie, ecco il 2001 provato nel corso dell’Anteprima Taurasi quest’anno organizzata egregiamente con buona soddisfazione degli operatori specializzati, del pubblico e dei giornalisti invitati anche grazie alle straordinarie performances gastronomiche di due locali a noi molto cari, La Maschera di Avellino e Il Il Megaron di Paternopoli i cui chef si sono esibiti rispettivamente nelle cantine di Mastroberardino e nella nuova sala-ristorante di Antica Hirpinia.
Il servizio sommelier è stato impeccabile, nulla da invidiare a Montalcino, carino oltre che utile il depliant illustrativo curato dal giovane Paolo De Cristoforo che ricotruisce la memoria del rosso irpino, forse quello che serve è una partecipazione personale più convinta di tutti i produttori, dei piccoli come dei grandi: fa sempre un certo effetto mediatico vedere Siro Pacenti, Frescobaldi e Jacopo Biondi Santi servire il loro Brunello per due giorni e ci auguriamo che qualcosa di simile possa accadere anche per la prossima edizione a Taurasi. Di un fatto, comunque, si può essere certi: il boom dell’Aglianico non è una moda passeggera, si tratta di un trend destinato a durare per molti anni grazie alle caratteristiche del vino e dei bicchieri che cominciano ad emergere anche se si mettono a confronto diverse interpretazioni, come Antico Borgo e Perillo tanto per citare due antipodi.
Inoltre il livello della qualità media è sicuramente in crescita anno dopo anno, ricordiamo tutti che appena due anni fa molti Taurasi non erano neanche presentabili. Ma torniamo al Vigna Andrea, quello che ci ha emozionato di più: il bicchiere non è ruffiano, è concentrato ma presenta ancora una nota ben sostenuta di acidità, tipica dell’aglianico oltre che del terroir come ben sanno i produttori.
Al momento il Taurasi di Clelia Romano va bevuto con i classici della tradizione partenopea come gli ziti al ragù, la parmigiana di melanzane, le polpette al sugo o con un pecorino di Moliterno fresco, tra qualche anno sarà il momento degli arrosti e dei formaggi ben stagionati. Chi lo ha detto, infatti, che i vini vanno abbinati sempre con gli stessi piatti? Il tempo li cambia peggiorandoli o migliorandoli proprio come capita alle persone. Ci piace da matti questo frutto al naso e in bocca, reso possibile dall’uso non invasivo del legno. Sono comunque già presenti anche lampi speziati e di cuoio. Tra un paio d’anni avrà la rotondità necessaria e naturale.

Sede a Lapio, Contrada Arianiello 47.
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Fax 0825. 982184.
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Enologo: Angelo Pizzi. Ettari, 4 di proprietà.
Bottiglie prodotte: 40.000.
Vitigni: aglianico e fiano.