Vigna della Congregazione 2010 Fiano di Avellino docg |Voto 93/100


Antoine stappa (Foto Lello Tornatore)

VILLA DIAMANTE

Uva: fiano di Avellino
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

Naso 5/5. Naso: 28/30. palato: 27/30. Non Omologazione 33/35

Antoine Gaita è come un mastro ceramista: ogni sua creazione ha una storia diversa da raccontare. Di più, come un artista straniero innamorato della ceramica vietrese riesce a regalare alla materia una sensibilità più poliedrica, meno scontata.

Un po’ il carattere ruspante e immediato, un po’ una sorta di discontinuità dei suoi millesimi, hanno come effetto quello di dividere gli appassionati e i critici tra fan e fan sfegatati. Io sono iscritto al secondo partito da sempre perché l’irregolarità, anche l’imperfezione, sono il motore della vita e da un piccolo artigiano non mi aspetto sempre lo stesso standard, ma gioie e dolori.
Sono per questo curioso sino all’ansia di vedere cosa uscirà fuori dalla sua collaborazione con Guastaferro in quel di Taurasi, cosa sarà capace di tirare fuori Antoine da quelle vigne antiche a Piano d’Angelo  segnate da Antonella Monaco con le fascette rosse.
Nel frattempo sono tramortito dalla esecuzione del 2010, annata capace di regalare grandi soddisfazioni ai bianchisti irpini e che in questa versione di Villa Diamante colpisce per la sua capacità di diventare un marker di riferimento per gli appassionati.
Antoine è un vignaiolo autentico, coltiva la sua uva in regime biologico, nella cantina sistemata sotto casa prova e riprova.

 Il Fiano 2010 regala sentori di frutta bianca alternata a spettacolari note balsamiche rinfrescanti, erbe mediterranee, un naso verticale, capace di portarti dal profumo dell’orto al sottobosco, e ancora giu sino al suolo terroso. In bocca è un gigante, attacco salato, poi subentra il dolce di frutta, non quello zuccherino stucchevole, bensì la sensazione precisa di mordere una pera matura in perfetto equilibrio tra dolcezza e freschezza, con rimandi ancora balsamici.

Il tutto mentre la materia scorre dopo aver occupato con parte del palato, che continuerà a presidiare anche dopo la beva, segnata dalla pulizia e dalla lunghezza praticamente infinita che lascia come ultima sensazione la freschezza, la voglia di ricominciare subito.
Una bevuta regale, una delle massime espressioni mai raggiunte dal Fiano di Avellino che ci spinge a chiederci cosa mai sarà questo vino tra dieci, quindici anni, quando le note di idrocarburi tipiche di Montefredane avranno preso il sopravvento e saranno in competizione con l’evoluzione della frutta.
Il vino va bevuto insieme al cibo, ma questo Fiano è talmente buono da dover essere sorseggiato in una fredda giornata invernale, bicchiere molto ampio, abbinando al fuoco di un camino e all’amore di chi vuoi vicino a te in questi istanti, in questo viaggio in cui la materia si spoglia e la mente inizia la navigazione nell’irreale.
Il motivo ultimo da ricercare quando si stappa un grande Fiano.

Sede a Montefredane. Via Toppole, 16. Tel.0825.670014. www.villadiamante.eu. Ettari: 3 di proprietà. Bottiglie prodotte:  12mila. Vitgni: fiano di Avellino.

2 Commenti

  1. Confesso, è uno dei quattro o cinque Fiano che a me piacciono di più…naturalmente a prescindere dall’annata, intendo nello stile, in quell’esasperata ricerca dell’arricchimento, “scordandosi” il vino sulle sue fecce fini per mesi e mesi, giocando così, spesso e volentieri sul filo dell’ossidazione, quasi in termini di sfida alle leggi della chimica. E un vino del genere non poteva che essere concepito e realizzato da un “personaggio”come Antoine. Diretto, quello che ha da dirti, non te lo manda a dire, te lo spiattella sul muso, senza mediazioni, anche a costo di sembrare antipatico…classico carattere da Irpino purosangue ;-))

I commenti sono chiusi.