Vincenzo Falcone e Gian Andrea Squadrilli: dai social a Golocious, così abbiamo cambiato il fantastico mondo del panino


I due re del food porn

Vincenzo Falcone e Gian Andrea Squadrilli, Gruppo Golocious

di Bruno Sodano

Se siete amanti dei panini e del food porn sicuramente avrete sentito parlare di Vincenzo Falcone e Gian Andrea Squadrilli. Una squadra ben definita – formata col tempo – che in poco tempo li ha resi leader indiscussi di un mercato veloce e competitivo: la ristorazione mordi e fuggi di qualità. Spesso, la parola food porn, è associata a cibo grasso, opulento e senza senso gastronomico. Insomma, un qualcosa che deve essere “porco”. Il segreto del successo di Golocious – naturale evoluzione di Delicious fondato a Cava de’ Tirreni da Falcone nel 2014 – è aver saputo coniugare qualità, senso gastronomico e bellezza visiva in un unico concetto da portare poi a tavola. Sedici (16) aperture finora – previste trenta (30) in totale per il 2022 – rivelatesi di grande successo in uno dei periodi storici più critici che il mondo abbia mai vissuto: pandemia da covid-19.

Vincenzo, come vi siete conosciuti con Gian Andrea Squadrilli?

“Ci siamo conosciuti nel 2014 quando ho aperto il mio primo locale a Cava de’ Tirreni 26Hamburger&Delicious e Gian Andrea aveva parallelamente aperto la sua pagina Italy Food Porn su instagram. Essendo stato fra i primi in assoluto a proporre questo filone americano, producevo materiale interessante che lui avrebbe poi proposto sulla sua pagina. Ricordo ancora la sera che venne al locale. Quando vidi l’ordine uscii subito dalla cucina dicendo: ‘ma chi è questo pazzo che ha ordinato tutto il menù?’ E fu proprio lì che ci incontrammo senza mai più lasciarci”.

 

Gian Andrea, come si diventa imprenditori digitali?

“Io nasco direttamente come comunicatore di food sui social. Il percorso di Vincenzo è diverso perché la sua community l’ha generata raccontando se stesso con abilità di animatore – ricordiamo che Vincenzo Falcone ha lavorato per anni nelle animazioni di villaggi turistici – riuscendo a coinvolgere tantissime persone. Entrambi, forse, abbiamo una dote: la predisposizione alla comunicazione. Abbiamo iniziato per gioco ad usare un grande strumento comunicativo che è Instagram e, con naturalezza, siamo cresciuti senza mai forzarci ad essere persone diverse da quello che mostriamo. Spontaneità, sicurezza ed empatia ci hanno permesso di farci apprezzare dai nostri followers che oggi ci seguono sulle nostre iniziative. Forse il segreto sta tutto qui”.

 

Quanto hanno aiutato i social per fare dei i vostri locali diventassero un brand di successo?

“I social per noi sono alla base di tutto. Mentre un tempo esistevano solo la radio, i giornali e la televisione, oggi abbiamo strumenti digitalizzati che ci permettono di interagire con chi ci segue in maniera più diretta. Oggi, con oltre mezzo milione di followers, siamo noi la vetrina di noi stessi. Siamo felici che il nostro modo di comunicare e interagire abbiano permesso alla componente social di diventare un elemento imprescindibile al nostro seguito all’interno dei locali. Siamo veramente grati a tutti quelli che mostrano interesse in quello che facciamo e ci permettono di capire cosa le persone vogliono e adeguarci anche alle varie richieste: noi ascoltiamo e interagiamo i nostri seguaci”.

 

Rispetto alle aspettative prefissate prima della pandemia, siete riusciti a realizzare tutto quanto avevate programmato?

“Noi eravamo molto spaventati all’inizio ma oggi, fortunatamente, possiamo dire che per certi versi la pandemia è stato un acceleratore del nostro business. Siamo riusciti ad intercettare alcune società – fra cui fedegroup – che ha sposato appieno il nostro progetto: portare il nostro format all’interno degli alberghi. Le cucine degli hotel erano praticamente ferme e grazie ad un interesse comune – quello di crescere – siamo riusciti a trovare la giusta intesa. Oggi, possiamo dire, che l’intuizione è stata giusta perché ogni singolo locale ha il suo forte seguito e lavoriamo davvero tanto. Anche in questo caso la componente digitale è stata tutto: abbiamo perfezionato il nostro format grazie ai delivery digitali e ai nostri canali social. Nonostante il covid ci abbia rallentato siamo riusciti a guardare il bicchiere mezzo pieno e ci siamo impegnati a lavorare su quello”

 

Quante aperture avete fatto in generale fino ad oggi, quante di queste in piena emergenza sanitaria e quante ne sono previste ancora per il 2022?

“Un mese prima della pandemia abbiamo inaugurato il primo format Golocious e fino ad oggi contiamo 16 aperture compresa l’imminente a Roma in Piazza Bologna di Sbam Burger. Vorremmo chiudere il 2022 con 30 aperture totali”.

 

Qual è fino ad oggi l’apertura che è risultata più di successo?

“Come abbiamo detto prima siamo orgogliosi dei risultati di tutti i nostri punti Golocious. Sicuramente il lavoro che stiamo facendo su Milano ci ha fatto capire che anche fuori dalla Campania siamo molto apprezzati poiché il popolo lombardo affolla sempre il giardino ed è attento ai nostri prodotti in carta”.

Quanto avete influito nella moda del food porn in Italia?

Risponde Vincenzo: “Io ho vissuto diverso tempo in America e ho provato a rubare tutti i segreti del mestiere agli americani. Il mio essere italiano mi ha permesso di coniugare un format molto particolare a ingredienti di qualità. Quando sono tornato forse nessuno, o davvero pochi, promuovevano lo stile food porn e quindi credo di essere stato se non il pioniere, uno dei primissimi a promuovere questo filone internazionale. Gian Andrea poi è stato bravissimo a comunicare tante realtà che hanno intercettato questo stile divenuto oggi un trend di riferimento per le nuoce generazioni. Non so quanto abbiamo influito ma sicuramente abbiamo dato un grande contributo.”

 

Qual è la fascia di età più influenzabile dai vostri contenuti social?

“La fascia di pubblico di Golocious è davvero trasversale. Avendo un menù che offre tantissime cose, diverse per genere e preferenza, riusciamo a coinvolgere tutte le fasce d’età. Quella che ci segue di più è dai 15 anni ai 35 ma i nostri locali sono frequentati dal bambino di 10 anni fino al signore e consorte di 70 anni e oltre”.

 

Quanta selezione c’è nella scelta dei contenuti che mostrate ai vostri followers?

“La nostra comunicazione è molto diretta e anche molto impulsiva se possiamo dire così. È reale. I nostri video sono sempre spontanei e esterniamo quello che ci viene da dentro senza tecnica ma solo con grande impulso. Forse questo è un po’ quello che col tempo ci ha premiato”.

 

La soddisfazione più grande che avete avuto da quando collaborate insieme?

“Sicuramente quando abbiamo ricevuto a Milano il premio come miglior format digitale. È stato più che altro bellissimo vedersi riconosciuti un premio insieme ad altre grandissime personalità della televisione e della ristorazione top level come Alessandro Borghese e Carlo Cracco ad esempio”.

 

Pensate che il fenomeno che avete creato continuerà o si fermerà?

“Crediamo che sicuramente continuerà poiché tante grandi realtà della ristorazione si sono oggi proiettate verso questa tipologia di business. Un prodotto interessante che forse si, un giorno si rallenterà ma adesso sicuramente è in una fase di grande crescita. Adesso è una cosa che piace al pubblico e sono i nostri clienti che decidono poi se è buono o meno quello che promuoviamo”.

 

Abbiamo chiesto ad entrambi, ma in separata sede, com’è lavorare con Vincenzo e com’è lavorare con Gian Andrea. La risposta di entrambi è stata: “Stimolante”.

 

Vincenzo quale aneddoto divertente puoi raccontarci che hai vissuto con Gian Andrea?

 

“Ne abbiamo fatte di ogni e per decoro non posso raccontarle tutte – dice sorridendo – ma una è davvero epica. Jana veste sempre in tuta o jeans e felpa. Quando ci invitarono a ritirare il premio per il Miglior Format di Comunicazione Digitale a Milano, non era assolutamente previsto un dress code. Così decisi insieme ad un nostro collaboratore – Lorenzo De Lillo – di dire a Jana che era richiesto un outfit molto elegante. Quando arrivò all’evento e ci trovò tutti in abbigliamento molto casual fu davvero esilarante. Lui era l’unico ad essere stra elegante e fu tutto molto traumatico, per lui, non per noi che ci divertimmo davvero tanto”.

 

Gian Andrea quale aneddoto divertente puoi raccontarci che hai vissuto con Vincenzo?

 

“Una cosa molto divertente successe quando andammo alla premiazione di un evento organizzato da Pizza Doc. Dato che tutti sanno che io e Vincenzo facciamo tutto insieme, dai viaggi al dormire nello stesso letto, sul palco iniziarono a fare dei discorsi che noi non capivamo. Solo dopo un po’ realizzammo che erano convinti che stessimo insieme anche in termini sentimentali. Fu davvero un momento epico”.