Vini underwater a VitignoItalia: c’è davvero una differenza con i tradizionali?
di Mariangela Barberisi
Il vino è mito, leggenda, tradizione, ma c’è anche un’altra storia da raccontare fatta di sperimentazione e innovazione. Nasce così ’idea di alcune aziende vitivinicole di affidare il nettare degli dei al mare. Il tris bianco, rosè e rosso delle tre cantine che hanno abbracciato il progetto Jamin, l’azienda specializzata in affinamento subacqueo di vini e distillati, ha fatto il suo ingresso in occasione della tre giorni di VitignoItalia che si è svolta a Napoli dall’11 al 13 maggio negli spazi della Stazione Marittima.
Alla masterclass coordinata da Luciano Pignataro, dal presidente AIS Campania Tommaso Luongo e dai pilastri della società UnderWater Wines Marco Starace ed Emanuele Kottakhs hanno partecipato esperti del settore, appassionati, ristoratori e viticoltori hanno partecipato alla masterclass. Qual è la differenza dunque tra un vino affinato sulla terra ed uno invece in cantine subacquee? La degustazione dal titolo “la tradizione terrestre incontra l’innovazione del mare” è stata un’occasione rara per confrontare i campioni affinati sott’acqua e quelli con il metodo classico.
«Ci sono ben ventiquattro passaggi prima di decidere se un vino è adatto o meno a questa tecnica – ha spiegato Starace – c’è poi una società privata che sta conducendo analisi specifiche per il tipo di tappo adatto ad ogni bottiglia e grazie alla collaborazione con il DAGRI dell’Università degli Studi di Firenze abbiamo pubblicato per primi la ricerca che fornisce risultati analitici riferiti a questa tipologia di trattamento dei vini. Tutti gli step brevettati da Jamin sono rigorosi e vanno dall_’_analisi sensoriale, alle prove in laboratorio, dalle operazioni di immersione a quelle di emersione. Fasi che coinvolgono ingegneri, fisici, biologi marini, enologi, sommelier e subacquei.
I ricercatori del Dipartimento di biologia di Genova invece hanno il compito di certificare che le nostre cantine subacquee non sono dannose per l’ambiente marino. Anzi grazie a recenti studi stiamo per lanciare la nuova smart cage per ridurre l’impatto ambientale». Protagoniste della degustazione sono state: Tenuta Del Paguro che è affiancata da Jamin per affinare alcune bottiglie nell’oasi del Paguro a trenta metri di profondità nel mar Adriatico. L’ischitana Tommasone che ha testato il suo Aphrodite: uno spumante ed infine Volante, il rosso della casa Bolgheri affinato in subacquea in mare ad oltre 50 metri. «Questo è un progetto di valore scientifico – ha rilanciato Luongo – l’evoluzione che si riesce a realizzare sott’acqua ci ha permesso di valutare interpretazioni stilistiche di ciascun vitigno in base al metodo di affinamento e scoprire una differenza nel bicchiere tra uno spumante, un rosato e un merlot. Una differenziazione che caratterizza e rende unico il mondo del vino».