Vino e pizza: il sommelier in pizzeria 11| Antonia Chiodi

Antonia Chiodi
La figura del sommelier in pizzeria è in costante evoluzione, poiché si inizia a comprendere l’importanza di abbinare la pizza ad una scelta accurata di vini. Questa combinazione tra pizza e vino ha portato a valorizzare il ruolo del sommelier come elemento fondamentale nel garantire un’esperienza gastronomica completa nel contesto delle pizzerie.
Ne parliamo con Antonia Chiodi, sommelier della Pizzeria del Corso a Pietramelara, in provincia di Caserta.
Classe 1986, originaria di Pietramelara, Antonia è laureata in Organizzazione e Marketing per la Comunicazione d’Impresa presso l’Università La Sapienza di Roma. Ha approfondito il tema del Made in Italy con una tesi dedicata, proseguendo poi con una specializzazione in Valorizzazione delle eccellenze territoriali. Curiosa per natura e attenta ai dettagli, ama viaggiare, confrontarsi a tavola e lasciarsi ispirare dai luoghi che visita. Sempre alla ricerca di storie autentiche da raccontare, le lunghe chiacchierate sono per lei un modo per connettersi davvero con le persone e i luoghi. L’incontro con il vino avviene seriamente per la prima volta nella Pizzeria del Corso Cosimo Chiodi, di suo fratello. Un amore travolgente che la fa capitolare verso il corso di sommelier, dove acquisisce i primi strumenti per comprendere davvero ciò che prima era solo istinto e passione. Scopre un mondo fatto di profumi, territori, storie e persone, dove ogni calice diventa una narrazione, ogni sorso un viaggio da accompagnare alle pizze. Tra lezioni, degustazioni e confronti, e con l’acquisizione del titolo di sommelier, inizia a costruire la propria identità professionale, con determinazione e una sete inesauribile di conoscenza. La carta dei vini in pizzeria racconta molto di lei e della sua autentica passione per tutto ciò che è targato Alto Casertano, un’areale pieno di valori che promuove attraverso lo storytelling quotidiano, un’arte che gli riesce molto bene, in quanto suo terreno più familiare.
Come inizia il tuo percorso da sommelier?
Inizia per una voglia di conoscenza che supera la bottiglia di vino che porto a tavola. Volevo padroneggiare l’argomento con l’obiettivo di coinvolgere gli ospiti in pizzeria per un’esperienza totale. Lo faccio sempre, anche quando presento una nuova pizza, un fritto artigianale o un dessert, racconto tutto, dagli ingredienti ai fornitori, alla preparazione.
Cosa ti ha spinto a collaborare con la Pizzeria del Corso Cosimo Chiodi?
Dopo il programma dell’Erasmus tra Roma e Madrid, Cosimo ha deciso di intraprendere la strada della pizzeria e mi ha chiesto di collaborare per la sala e per la comunicazione. Un’occasione importante per me, potevo finalmente parlare di gastronomia con la stessa passione che Cosimo fa con la pizza. Abbiamo così fatto squadra, come quando eravamo bambini. Ci incoraggiamo a vicenda, costantemente, mettendoci in discussione per fare meglio e dare di più a tutti coloro che ci scelgono ogni giorno.
Quali sono, secondo te, le caratteristiche che un buon sommelier deve avere?
Una buona dose di empatia è la prima caratteristica per chi lavora con il pubblico. Saper ascoltare, osservare e comprendere le preferenze, i gusti e perfino l’umore del cliente, aiuta moltissimo a creare un’esperienza serena. Per quanto mi riguarda, non servono solo le necessarie competenze tecniche e la cultura enogastronomica, ma anche capacità comunicative efficaci.
Come ritieni che sia percepita oggi la figura del sommelier in pizzeria?
Se fino a qualche anno fa poteva sembrare un azzardo proporre l’abbinamento pizza/vino, oggi finalmente le cose stanno cambiando.Tra curiosità da soddisfare e consigli da offrire, la figura del sommelier è diventata importante: un valore aggiunto in un contesto nuovo, dinamico e tutto da esplorare, come del resto è la nostra pizzeria.
Trovi ci sia differenza nel proporre vino in pizzeria rispetto al ristorante?
Credo che la differenza non risieda tanto nel luogo, quanto nella proposta gastronomica con ciò che si porta a tavola che fa la differenza. Temi come, biodiversità, rispetto delle materie prime e combinazioni particolari, aiutano a proporre un pairing diverso dalla birra o altre bibite convenzionali. Nel caso del vino, deve soddisfare pienamente le aspettative di chi si accomoda a tavola e deve corrispondere agli stessi dettami di ricerca del food.
Che tipo di clientela sceglie il vino in pizzeria? E solitamente si fa guidare nella scelta?
Ci sono due tipologie di clientela che scelgono il vino in Pizzeria del Corso Cosimo Chiodi. C’è il consumatore curioso, che si lascia guidare perché cerca un’esperienza completa e dunque si affida totalmente a me. Poi c’è il cliente appassionato di vino, che sceglie di venire da noi proprio perché trova una selezione di etichette che rappresentano le migliori denominazioni che può degustare con una pizza preparata con un impasto curato e topping stagionali e creazioni inusuali.
Che vino si sceglie dalla cantina della Pizzeria del Corso Cosimo Chiodi?
Con i fritti artigianali, in genere si predilige la Falanghina del Sannio, oppure lo Spumante Metodo Classico come l’Asprinio d’Aversa. Con le pizze, invece, la scelta cade spesso sui rossi; il Falerno del Massico, presente da noi fin dalla prima piccola carta dei vini, è tra i più amati. Un vino profondo ed elegante allo stesso tempo e con una storia antichissima e affascinante che mi piace raccontare. A seguire c’è il Casavecchia, un vino ottenuto con un vitigno autoctono che cresce solo nel casertano.
Qual è l’abbinamento che ami di più tra vino e pizza?
Non ho un unico abbinamento del cuore, perché sono una persona curiosa e mi piace sperimentare. Posso dire però di trovare “rifugio” tra le braccia di una Margherita DOP che prepariamo con lo stracotto di pomodoro San Marzano e la mozzarella di bufala, che accompagno con un calice di Aglianico del Taburno Rosato.
Qual è l’abbinamento più amato dai clienti?
In questo periodo dell’anno, i clienti preferiscono l’abbinamento tra la pizza Soffice Autunno e il Falerno del Massico Bianco. La dolcezza della vellutata di zucca, la cremosità della stracciata di bufala e la sapidità e aromaticità dello speck altoatesino e, non ultimo l’amaro dell’amaretto sbriciolato, sono bilanciati dalla freschezza e dalla sapidità del vino. È un matrimonio molto apprezzato e coloro che si affidano al mio consiglio ne rimangono entusiasti.
Chi sono i clienti più aperti all’abbinamento pizza-vino?
Sono i clienti curiosi, quelli disposti a mettere in discussione la coppia più longeva in pizzeria: pizza e birra. Ma sono anche coloro che viaggiano, leggono, si informano, e hanno voglia di scoprire tutto il nuovo, il bello e il buono che possiamo offrire.
Qual è l’abbinamento più stravagante che ti è capitato di vedere?
Nessuna scena da incubo, per fortuna. Solo un po’ di comprensibile perplessità quando mi chiedono un rosso “freddo ghiacciato”.
Qual è un punto di forza della carta dei vini del tuo locale?
Io la definisco “in eterno divenire”. Sto scrivendo la mia prima vera e importante carta dei vini, che sarà un viaggio tra i filari di vigne visitate, di strette di mano con produttori e bevute con addetti ai lavori. Un racconto in continua evoluzione di tipicità campane, che si apre anche ad etichette extra regionali che mi hanno conquistata, e perciò riempieranno i calici in pizzeria, da me e da Cosimo.
Come immagini il futuro del vino in pizzeria?
Le parole chiave saranno qualità e diversificazione. Credo fortemente che la pizza vada accompagna da vini selezionati con la stessa attenzione che si pone per le materie prime dell’impasto e del topping. Si punterà sempre più sulla coerenza territoriale e sull’autenticità per offrire esperienze complete, emozionanti e conviviali, con storie e racconti che si intrecciano inevitabilmente. È compito del sommelier guidare questo cambiamento, farsi portavoce affidabile e instancabile, acquisire competenze trasversali e comunicare con semplicità. Perché nulla è più coinvolgente dell’entusiasmo di chi ama profondamente ciò che fa.