“Voglar” il Sauvignon Blanc secondo Peter Dipoli


di Monica Bianciardi

C’è sempre una storia da raccontare quando si ha la fortuna di incontrare un grande personaggio che fa grandi vini, ricordi che si fissano nella mente rimanendo stranamente lucidi come se fossero passate poche ore invece di anni. Il mio incontro con Peter Dipoli è stato quasi casuale con una visita alla sua cantina di ritorno dopo il MWF di diversi anni fa. Personaggio la cui risolutezza traspare dalle movenze sicure e misurate così come le parole, la cui estrema competenza è evidente fin dai primi istanti. Vero artigiano del vino alle innovazioni tecnologiche in cantina preferisce di gran lunga la cura dei vigneti, la conoscenza che applica in maniera rigorosa unita ad una scrupolosa attenzione nelle fasi di cantina e delle vinificazioni.

Voglar

Peter Dipoli Voglar 2018

I vigneti si trovano a poca distanza dalla sede della cantina posti sulle fresche colline  in località Penon, sotto il comune di Cortaccia. Situati tra i 500 e i 600 m di altitudine, sottosuoli calcarei e pendii terrazzati, ottimo drenaggio, basse temperature ed escursioni termiche tra giorno e notte. Originariamente coltivati a Schiava dopo uno studio del territorio in cui risultò essere l’ambiente ideale per le coltivazioni a bacca bianca furono sostituiti dalle piante di Sauvignon Blanc a cavallo fine anni 80 e 90. Voglar é l’antico nome della zona deriva dall’espressione dialettale trentina “fogolar” ovvero focolare. Dopo la raccolta fermenta per 10 giorni in grandi botti di acacia per poi affinare almeno dieci mesi in bottiglia prima della messa in commercio.

Peter Dipoli Voglar 2018

Ogni volta che mi capita di assaggiare questo vino rimango stupita per sue caratteristiche di freschezza ed appagante carnosità fruttata che si mantiene integra anche dopo aver trascorso diversi anni in bottiglia.

I profumi sono perfettamente riconducibili al vitigno; la salvia cede il passo al rialzo termico ad un pompelmo ben maturo, roccia, sale, melone bianco, mango, erbe di montagna fiori gialli. In bocca ha corpo e personalità, la componente acida affonda in rivoli di freschezza in perfetta sinergia ad uno sviluppo morbido e continuo, nel finale ritorna l’agrume che chiude un sorso saporito e di buona persistenza.