Wine Day alla Fortezza: i vini Premium brillano nelle due masterclass di Pignataro e Gardini


I vini in degustazione

di Francesco Costantino

I grandi vini, contribuiscono alla crescita dei territori in maniera proporzionale e complementare.
Un vino che racconta il luogo in cui viene prodotto, parla di persone, di tradizioni, di costumi.
Un territorio che racconta bene la sua storia, la sua vocazione, offre al vino uno story telling gratuito, reale, invitando al consumo, anche alle fasce più esigenti.
Il progetto in divenire del brand “Super Sannio”, è un percorso interessante e praticabile.
I player che possono giocare forte ci sono, ma serve il supporto di tutta la filiera.
Le aziende che hanno più disponibilità, quelle che producono grandi quantità di bottiglie, sono quelle che possono investire in ricerca e sviluppo.
Questo il motivo per cui Enzo Rillo, patron della maison “i vini la fortezza” ha moltiplicato le forze.
Pur conservando la produzione dedicata alle linee horeca e GDO, ha investito in un progetto impegnativo
al centro del quale ha messo le sue origini:il sannio.
C’è poesia in quello che ha fatto.
Il ragazzo che lascia la sua terra perchè vuole realizzare il suo sogno; l’uomo di successo che torna nella sua terra, perchè, finalmente, può realizzare quel sogno.
Oggi gli ettari di produzioni sono circa 60, la cantina da poco completata è un gioellino di cui andare fieri, cosi come la struttura ricettiva, punto di riferimento per eventi e cerimonie.
C’è anche l’albergo per chiudere il cerchio dell’ospitalità.

A chi è rivolta la linea premium?

A chi è capace di apprezzare il lavoro che c’è dietro, “la grande fatica” necessaria per il raggiungimento di un obiettivo.
A chi è disposto a pagare il giusto prezzo, perchè pagarlo meno, sarebbe a danno di qualcuno della filiera produttiva. Uomini, donne, anziani, giovani che contribuiscono per la loro parte, vanno gratificati non sfruttati.

4 nuove etichette, c’è un denominatore comune?
Due spumanti metodo classico: un blanc e un rosè. Due vini fermi: un vino bianco ed uno rosso.
Caratteristica comune, l’uso dell’aglianico, presente in tutte le versioni, coadiuvato o completato da Fiano, Falanghina, Piedirosso e Camaiola a seconda degli obiettivi da raggiungere.

Come si presenterà al consumatore finale? Ogni dettaglio è stato studiato a partire dalla bottiglia, pesante, importante, ottima per l’invecchiamento (forse meno per chi versa), senza che la luce possa penetrare.
Bordolese a spalla alta, per i vini fermi, borgognotta classica per le bollicine.
Nomi che attingono dal dialetto Sannita e poesie in etichetta, omaggio alla vita, alla tradizione, al linguaggio di quelle terre.
Pakaging classico, legno e ottone per pezzi singoli e versione regalo al femminile con simpatica Bag


Attraverso quali canali, sarà possibile venirne in possesso?

Parte finale, ma più importante di questa filiera virtuosa, è affidata a chi propone, a chi “serve” il prodotto al consumatore finale, ovvero enotecari e ristoratori.
E’ loro il compito di lasciare il segno, a tavola.
Obiettivo percorribile attraverso percorsi di formazione, che aumentino la consapevolezza, oltre alla conoscenza: un rolex non lo puoi comprare ovunque!
In funzione di questo, nasce l’iniziativa promossa da I vini la fortezza, lo scorso lunedi 13 marzo.
Una giornata di formazione rivolta esclusivamente agli operatori horeca.

Come si è svolta la formazione ?
Due momenti di incontro e di confronto.
Al mattino un tavolo tecnico affidato all’esperienza unica, del mondo vitivinicolo, di  Luciano Pignataro, la conoscenza e l’appartenza viscerale del territorio di Pasquale Carlo e l’enologo dell’azienda, Vittorio Festa. Una masterclass sul Sannio: aspetto pedoclimatico, caratteristiche dei vini, conoscenza delle uve e delle loro potenzialità, in termini di qualità assoluta, di longevità e soprattuto di posizionamento sul mercato.
Focus sulla Falanghina, regina incontrastata dei vitigni a bacca bianca del Sannio che ha ormai raggiunto vette di eccellenza, con la necessità impellente di trovare un percorso proprio, che la discosti dal prodotto di pronta beva e di facile consumo a cui è legato storicamente il nome.
Versatile, nella possibilità di trasformazione, fino alla spumantizzazione,  capace di estendere la propia vita sia in vigna che in bottiglia.
Toccati anche temi “commerciali” proprio da Pignataro, che con estrema lucidità e critica, si rivolge ai prima ai ristoratori, invitandoli ad approfondire la conoscenza sul vino, cosi da comporre le proprie carte,  guardando prima al territorio; successivamente al mondo agricolo, dove esperienze come quella dei vini la fortezza, devono essere da esempio.

Luca Gardini

La seconda, quella pomeridiana, una masterclass Emozionale, affidata ad un superbo interprete della sommelierie italiana, attuale curatore della guida de l’espresso, Luca Gardini.
Una sensibilità che spiazza, sia quando si parla di capacità tecniche di degustazione, sia quando il riferimento è legato all’aspetto umano.
Racconta un vino immergendosi in esso, portandoti con lui in un viaggio a ritroso nel tempo, a quello che era prima, all’acino d’uva; al come ed al perchè, ma soprattutto al cosa si voleva.
Nel suo racconto vedi un luogo, le stagioni, cammini tra le vigne, raccogli un grappolo.
Riesce a percepire e trasferire sensazioni illuminanti.
Non gioca con i termini, non propone paragoni fantascientifici.
Legge e racconta cosa sente, ti dona un codice di comprensione.
Incredibilmente un attimo dopo, ti appare, che sia all’olfatto o che sia al palato.
Insiste su come la tecnologia sia importante per l’agricoltura, perchè non ne condiziona il percorso naturale, bensì lo protegge, lo preserva.

ha un senso produrre vini pregiati e costosi?
e’ bene chiudere citando qualcuno più esperto ed autorevole.
Secondo il Knight Frank Luxury Investment Index, il settore del “fine wine” ha registrato la crescita più alta tra gli investimenti nel lusso nel 2021 con un +16%, che diventa addirittura +137% se si tengono in considerazioni gli ultimi 10 anni. Serve altro per capire che la strada è quella giusta?

I vini degustati:

Falanghina del Sannio Doc 2022 – linea classica
Sottozona Taburno -Terreno roccioso
Falanghina 100% – raccolta tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre
Fermentazione in acciaio
Giallo Paglierino con una nota verdognola all’orlo. Mela verde, la buccia, fiori bianchi, agrumi. Spalla decisamente acida, intensa mineralità concentrata sulla sapidità. Equilibrato, coerente.

Pedirosso doc 2022 – linea classica
Sannio -terreno roccioso
Piedirosso 100% – raccolto a fine ottobre
Fermentazione in acciaio
Rosso rubino carico – frutta rossa fresca di stagione, lamponi e ciliegia. Buona acidita, con un tannino non eccessivamente pronunciato, spiccata sapidità.

 

Aglianico del Taburno docg  2018 – linea classica
Aglianico 100%
sottozona Taburno – terreno roccioso
Raccolta seconda/terza decade di novembre.
Fermentazione in acciaio con passaggio successivo in legno.
La vendemmia tardiva ed il passaggio in legno, condizionano tutti gli elementi di questo vino che pur essendo un aglianico in purezza, riesce a raggiungere un concetto di bevibilità più trasversale, non limitato a quello più ruvido ricercato dai  puristi.
Rosso rubino carico, i sentori della frutta rossa decisamente matura, quasi alla confettura; presente una nota vegetale, cosi come i terziari, anch’essi accennati grazie al passaggio in legno. Vino che tende alle morbidezze. Il tannino reso gia più morbido in vigna, con la vendemmia tardiva,  raggiunge un’eleganza interessante. Grande longevità. 
Nella versione riserva 2012 mette la freccia. prodotto eccellente.

 

BAREGLIA’
Vino Rosso –  linea Premium
Aglianico 40% piedirosso 30% camaiola 30%
Rosso rubino con orlo tendente al granato – frutta matura  confettura di prugne lamponi e amarena, nota vegetale, erbe aromatiche, presenti le spezie con la cannella, chiude con una leggera nota di tabacco dolce.
Vino proteso verso le morbidezze, consistenza e struttura importante, caldo, con lunghi anni di vita ad attenderlo senza perdere la sua forma migliore.
La macerazione avviene a bassa temperatura.
Un blend con lavorazioni di verse cosi come i tempi di raccolata delle uve.
Venndemmiate tra la meta di ottobre e la seconda decade di novembre, aglianico e Camaiola fanno solo fermentazione in acciaio, mentre per il piedirosso c’è un ulteriore passaggio in legno.

 

DONNADANIELA
Vino Bianco – linea premium
Aglianico 40% vinificato in bianco – Fiano 30% – greco 30%
Fermentazione in acciaio con leggero passaggio in legno
La versatilità dell’aglianico la si intuisce proprio in questa espressione, vinificata in bianco, che sicuramente dona struttura, lasciando al greco ed al fiano l’aspetto minerale ed aromatico.
Giallo paglierino, luminoso, limpido e cristallino. Frutta a pasta gialla quasi matura,  maracuja e ananas,  note vegetali di salvia. Acidità importante  cosi come la sapidità. Fine, elegante.

TREMIÈN
VSQ – Metodo Classico
Torrecuso – terreno roccioso
Aglianico 40% – Fiano 40% -Falanghina 20%
vendemmia differenziata tra meta agosto e inizio settmbre
Pas dose  – 36 mesi sui lieviti – vinificazione in bianco
Floreale, come se il naso affondasse in una rosa, crosta di pane presente in abbonza, ritorno di agrumi nel finale. Fresco, armonico, piacevole.

USSIÈ
VSQ Rosato Metodo classico Millesimato
Pas Dosè  – 36 mesi sui lieviti – vinificazione in bianco
Qui l’aglianico si sente con grande forza. La percezione al naso è di frutti rossi appena colti, si percepisce anche la nota vegetale, tipica dell’uva. Crosta di pane anche qui  predominante.  La sensazione tattile della bolla va sul croccante, è lunga e persistente.
Versione spumante di prestigio per un aglianico, prodotto identitario.