World Pizza Day. Sergio Miccu: il vero pizzaiolo conta le pizze, non i follower


Sergio Miccu', presidente dell'Associazione Pizzaiuoli Napoletani

Sergio Miccu’, presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani

L’orgoglio del pizzaiolo non risiede nei selfie, nei video e nei post su Fb ma nella competenza, nel saper fare, nella professionalità, nell’arte che oggi posseggono grazie al lavoro e all’esperienza che proviene dal passato, dalle generazioni che ci hanno preceduto: lo afferma convinto Sergio Miccù, presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani.
Presidente, in che senso?
«Nel senso che non è il semplice fatto di stare sui social che costruisce il pizzaiolo ma ció che sta dietro la foto. Quello che ha consentito alla pizza immortalata nello scatto e pubblicata su Facebook di essere così bella e perfetta. Ciò che rende grande la comunicazione non è la vanità ma la competenza. Un particolare che stiamo trascurando e che comporta rischi.»
Strano momento per fare questa affermazione: la giornata del pizzaiuolo…
Perché secondo me in quest’anno dobbiamo andare oltre la festa e tracciare un bilancio serio per comprendere in quale direzione andare.
Certo il 2022 è stato un anno che doveva essere post pandemia ma che a scala internazionale ha dovuto fare i conti con la guerra in Ucraina. Per Apn com’è andata?
Per noi è stato un anno importante. Innanzitutto per la pubblicazione in Gazzetta Europea del Regolamento per la pizza STG con riserva del nome. Questo apre nuove prospettive alla categoria. Non solo. Sempre come Apn abbiamo organizzato un contest internazionale connesso a Procida Capitale della cultura che ha coinvolto tutte le delegazioni estere della nostra Associazione. Inoltre sono riprese le fiere in presenza e abbiamo potuto riscontrare un grande fermento intorno al TuttoPizza il BtoB dedicato a questo mondo.
Quindi in questa giornata cosa sente i dire ai tanti pizzaiuoli che la festeggiano?
Dico che la giornata del pizzaiuolo non dovrebbe essere intesa come una festa fine a se stessa, ma come un momento di riflessione per l’intera comunità e che potrebbe essere dedicata alla responsabilizzazione del Pizzaiuolo.
E come dovrebbe avvenire?
Abbandonando i personalismi e pensando alla formazione per tutti e costante. Agli aggiornamenti professionali. E, naturalmente, alla tutela della nostra arte che con tanta fatica ha ottenuto il riconoscimento Unesco come patrimonio immateriale dell’Umanità. Sarebbe delittuoso se sprecassimo tutto il lavoro fatto in questi anni.
Lei non lo dice chiaramente ma pensa all’Stg…
Sí penso che tutti i pizzaiuoli di Napoli, indipendentemente dalle appartenenze associative, dovrebbero fare squadra per tutelare il brand pizza napoletana nel mondo.
E intanto la nuova frontiera arriva dalla farina derivata dagli insetti…
La prendo come una battuta. Non immagino proprio per la pizza una cosa del genere.