Sfiziusielli con chiodini e papaccelle napoletane


Sfiziusielli con chiodini e papaccelle napoletane


Ingredienti per 4 persone:

320 gr. sfiziusielli trafilati in bronzo “Vicidomini”

200 gr. papaccelle napoletane fresche gialle e rosse

300 gr. funghi chiodini in acqua e sale “Famiglia Principe”

200 gr. pomodorini datterini “Danicoop”

50 gr. olive nere Gaeta

50 gr. cipollotto nocerino dop

200 cl. cucchiai di olio extra vergine di oliva Colline salernitane d.o.p. “Petrosino”

prezzemolo,sale e pepe bianco q.b.


Preparazione:

Per la pasta:

In una pentola con acqua e sale cuocere per circa 14 minuti gli Sfiziusielli,scolarli e amalgamarli con il sugo.

 

Per il sugo:

1) In una pentola porre 100 cl.  di olio extra vergine di oliva,adagiarvi il cipollotto tagliato sottilmente e far rosolare;aggiungervi le papaccelle e continuare la cottura fino al raggiungimento dell’appassimento delle stesse.

2) In un’altra pentola porre 50 cl.  di olio extra vergine di oliva,adagiarvi il cipollotto tagliato sottilmente e far rosolare;aggiungervi i funghi chiodini e continuare la cottura fino al raggiungimento dell’appassimento degli stessi.

3) Prendere una padella,riscaldarla e aggiungervi 30 cl. di olio extra vergine di oliva, adagiarvi il cipollotto tagliato sottilmente e far rosolare;

porre i pomodorini datterini e far cuocere per circa 5 minuti.

Adagiatevi le papaccelle ed i funghi chiodini cotti precedentemente.

Aggiustare di sale e completate con le olive gaeta.

Servizio:

In 4 piatti da cm. 32 servire il tutto aggiungendo un filo di olio extravergine,pepe bianco e prezzemolo.


Tempo di preparazione 25minuti.  Difficoltà media

 

Questa ricetta è di Lorenzo Principe del ristorante Luna Galante di Nocera Superiore (Sa)

7 Commenti

  1. Con la non trascurabile scusa che questo e’ un blog di enogastronomia si evita qui come altrove di parlare del caso Sallusti( che poi e’anche il caso Farina, l’ex giornalista buttato fuori a calci dall’ordine per essere un conclamato spione e tra l’altro padre del blogger enogastronomico Tommaso). Tutto il mondo giornalistico ha preso le difese del fidanzato della Santanche’, perfino Travaglio, con cognome appropriato in questo caso- chissa’ che mal di pancia- e Valentini oggi su Repubblica in un pezzo che sembra scritto da un geco, tanto contiene minchiate da arrampicatura sugli specchi. Io, grazie al cielo non sono un giornalista professionista ( come Paga-no’ per esempio) e posso liberamente dire che metterei Sallusti in ceppi per un mese a Z
    pane e acqua. Un po’di piu’ per l’estensore del magnifico articolo FArina padre- ricordo che aincitava alla pena di morte- in modo che il Asimpatico figlio Tommaso possa rifocillarlo con adue arance o magari un po’ della sua preferita Mostarda, quella di Quistello intendo, non certo il gas. Or ora giunge notizia che Mentana, noto comunista, abbia dato dell’ ” INFAME” al Farina, padre. Chissà il figliolo Tommaso che ne pensa…

    1. Caro Maffi nun’ c’ pnsa’, stasera fatti nu’ bell’ “Sfiziusiell’ ” con chiodini e papaccell’

  2. Se è una anticipazione di una tua futura rubrica sulle diete come forma di punizione, smetto di leggere Diabolik e attendo la prossima volta che Mentana parla.

  3. Per far finta di restare in tema col post, ma seguendo la provocazione di Maffi, e sempre che si possa fare ironia, direi che nel caso, per sfizio, si misero in croce, e nemmeno con chiodini, persone che avevano espletato un loro sacrosanto diritto di scelta e di giudizio. Oggi si tenta di far passare per “opinione” un messaggio deliberatamente istigatorio e diffamatorio. Non c’entra il diritto di libera stampa (e in questo anch’io non ho capito Valentini). Non mi permetto di entrare nel merito delle sentenze, tantomeno del valutare il fumus di persecuzione (ma la legge è legge). Penso che in quel periodo, 2007, c’era la brutta abitudine di dire e fare quel che si voleva, una mancanza di regole, un populismo impunito e forcaiolo, il menefreghismo verso ogni istituzione. Con la garanzia di farla franca. Con la leggerezza di augurare la morte a due genitori e a un giudice. Non fu ragionare per paradosso, nemmeno un’iperbole dialettica: fu una sorta di linciaggio ( e quel giudice nemmeno aveva i calzini turchesi). Sarebbe bastata una condanna morale e pecuniaria: non c’è stata ( e non saprei addentrarmi nei perchè), ma ora non mi sembra si possa far passare tutto come un attacco alla libertà di espressione, con l’aggiunta di tardivi eroi fuori tempo massimo, teatrini di casta e siparietti vari. Le parole hanno un peso, e la morte è la morte.

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