Taurasi 1997 docg D’Antiche Terre


Taurasi 1997 D'Antiche Terre

Uva: aglianico
Fascia di prezzo: nd
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Finché non avrà capacità di vendere il tempo l’Irpinia non potrà essere iscritta nell’albo delle zone vitivinicole mature. Il disappunto nasce dal fatto che poche zone europee potrebbero farlo con altrettanta naturalezza e disponibilità ambientale se solo la testa dei produttori fosse all’altezza delle uve che coltivano.

C’è una sola eccezione, Mastroberardino, che ha tirato fuori da tempo il More Maiorum, da un paio di stagioni la linea Vintage per gli appassionati e, soprattutto, vende regolarmente nel suo spaccio aziendale il Taurasi 1998 ad un prezzo più che abbordabile, regalato.
In prospettiva c’è Moio con vini che escono sempre più tardi e buone scorte sui tempi lunghi, ma il successo dei suoi bianchi mette a rischio la disponibilità commerciale, non di archivio. E poi ci sono i Fianisti d’autore che escono con un anno di ritardo, ora anche due: Marsella, Villa Diamante, Ciro Picariello, Villa Raiano, da quest’anno Rocca del Principe e Contrada.
Tutto qui.
Molto poco se si pensa che un Taurasi non dovebbre essere venduto prima di una decina d’anni, un Fiano mai prima di tre e un Greco mai prima di due. Però il volume della vendita del tempo sta crescendo in percentuale e noi siamo fiduciosi.
Pensavo alla naturalezza temporale di queste zone quando ci siamo trovati a San Michele di Serino, paese di buone patate secondo Tornatore, nella trattoria-pizzeria Apollo.
Chiedo se hanno un Taurasi e salta fuori, così, il D’Antiche Terre 1997, azienda numero quattro-cinque in provincia per numero di bottiglie, ottimo e vinificatore che ha dalla sua comunque oltre trenta ettari di terreno vitato.

Cosa dire di questo Taurasi 1997, conservato alla buona, mai recensito da nessuno, me compreso?
Favoloso: fresco, pimpante, rosso rubino vivo. Naso evoluto di frutta, terziarizzato verso il cuoio, assolutamente tradizionale nel rapporto con il legno, fresco in bocca, lungo, ampio, profondo, secco e amarognolo nel finale lungo e persistente.
Un paio di casse dimenticate come i dobloni in un galeone spagnolo affondato nei Caraibi.
Che meraviglia, la assoluta superiorità dell’Aglianico emerge proprio in queste circostanze banali, non volute, non cercate. Longevità che non è in vendita, primato da raccontarsi in bevute private con compiacimento, come i signori che chiacchierano in un tram bloccato a via Marina.

Sede a Manocalzati. Contrada Lo Piano, Strada Statale 7 bis Tel 0825.675689 www.danticheterre.it Enologo: Ottavio Santucci Bottiglie prodotte: 500.000 Ettari: 31 di proprietà Vitigni: fiano di Avellino, greco di Tufo, coda di volpe, falanghina, aglianico, piedirosso, sciascinoso

 

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