Aglianico low cost: otto grandi etichette sotto i 9 euro da bere subito


Il tavolo della degustazione (Foto di Lello Tornatore)

di Lello Tornatore

Aglianico low cost è stato il tema del laboratorio di degustazione di chiusura della dodicesima edizione della Fiera Enologica di Taurasi. Condotto da Luciano Pignataro, responsabile Slow Wine Campania, Calabra e Basilicata e Oto Tortorella degustatore  Slow Wine, come al solito in stile “casual”, senza ingessature e condizionamenti vari, ma ricco di spunti per la riflessione dei produttori anzitutto e a cascata, per i consumatori.

Il laboratorio, ben organizzato dalla condotta Slow Food Alta Irpinia-Colline dell’Ufita, di cui l’infaticabile Alessandro Barletta ne è l’anima a Taurasi e dintorni, ha visto esaurite tutte le disponibilità di ieri sera, ma anche quelle delle serate precedenti. E, di questi tempi , come si poteva non partecipare ad un confronto così interessante e serrato su rapporti qualità-prezzo del vino di quest’area? In degustazione otto aglianici annata 2008 di areali diversi, a partire dai 600/650 mt slm dell’areale di Montemarano-Paternopoli, fino ai 300/350 di Venticano.

Barbassano Aglianico Campania IGT 2008
Le Masciare – Paternopoli
Frutto rosso molto presente contornato da note terragne e di sottobosco, tannino ben risolto, acidità e alcol in equilibrio. Ancora qualche nota vinosa da elaborare.

Irpinia Aglianico 2008

Luciano Barrasso – Taurasi
Note di marasca sottospirito, ma dal profilo complessivo un po’ rustico. Tannini evidenti e saporiti, ma ancora spigolosi. Una buona spalla acida sostiene l’alcol.

Nero Latino Irpinia Aglianico 2008
Mier Vini – Taurasi
Una bella frutta che sfuma in sentori speziati. Le botti di castagno usate per l’elevazione donano note terrose. Buono l’equilibrio tra acido e alcol. Tannini ancora da digerire.

4 Contrade Irpinia Aglianico 2008

Cantine Manimurci – Paternopoli
Sentori sottili di marasca e pepe bianco, il tannino ben risolto e la freschezza donano un’ottima beva. In definitiva, un vino dal buon equilibrio.

Guaglione Irpinia Aglianico 2008
I Capitani – Torre Le Nocelle
Naso sottile di spezie e frutti, tannini molto lavorati, acidità sostenuta ed ottima beva.

Carazita Irpinia Aglianico 2008
Tenuta Ponte – Luogosano
Sentori terrosi e di sottobosco con frutta solo sullo sfondo. Buona acidità e tannino ben risolto in una fitta trama. Saporito e abbastanza lungo.


MAGIS Irpinia Aglianico 2007

Antico Castello – San Mango sul Calore
Frutta rossa e croccante che sfuma in uno speziato di pepe nero. Buona la spalla acida ed il tannino è robusto ma non astringente. Buon equilibrio.

Irpinia Aglianico Campi Taurasini 2006

Antico Borgo – Taurasi
Tanta frutta rossa di amarene e ciliegie che sfuma in un leggero speziato. Tannini abbastanza evidenti, ma ben lavorati e buon corpo.
(Note di degustazione di Oto Tortorella)

Finale con Anna Colarusso e Alessandro Barletta (Foto Lello Tornatore)

Questi vini erano in abbinamento con dei fusilli di pasta fresca al ragù misto maiale, vitello, e agnello ed inoltre, una tasca di pancetta d’agnello ripiena di pane raffermo uova, pecorino e prezzemolo. I piatti sono stati realizzati dalla collaboratrice della Comunità del cibo Valle del Calore Slow Food, Anna Colarusso, molto applaudita per la bravura, ma anche per la simpatia. Continuando sempre in maniera giocosa, si è cercato di verificare la corrispondenza del vino al cibo. E qui devo dichiararmi parzialmente in disaccordo con i relatori. Molto bene sulla pancetta d’agnello quasi tutti gli otto vini, ma assolutamente sovrastanti sui fusilli, eccetto che per l’ultimo vino in ordine di degustazione, l’aglianico Antico Borgo nel quale gli elementi di morbidezza prevalevano su quelli di durezza.

A mio avviso perchè il ragù che condiva la pasta non era di solo agnello, anzi, prevaleva l’aroma delle altre carni dal gusto più semplice che in contrapposizione soprattutto a quei “caratterini” mostrati specialmente dai più muscolosi , per intenderci, quelli dell’areale Montemarano-Paternopoli-Castelfranci, facevano si che prevalesse nettamente il vino sul cibo. Ad ogni buon conto, l’intento era quello di segnalare al pubblico dei consumatori una categoria di vini di tutto rispetto, che seppure appartenenti ad una fascia di prezzo abbordabile, quasi tutti escono intorno ai cinque euro, rappresentano una valida proposta per un pranzo in compagnia di amici, per festeggiare una ricorrenza ecc. Bene, si spengono i riflettori sulla dodicesima Fiera Enologica di Taurasi .
Il bilancio? Sicuramente positivo, non fosse altro che per il giro economico determinato nel comprensorio dalle circa centomila presenze complessive dei quattro giorni. Certo si poteva fare di più per allargare l’eco mediatica della manifestazione fuori regione, ma…come si dice in Irpinia, e credo anche altrove, senza soldi non si cantano messe, e purtroppo i “sacerdoti per le messe al dio aglianico” si sono chiamati fuori.
Resta Alessandro Barletta di Slow Food insieme alla pro-loco di Taurasi, che con pochi mezzi, ma tantissima professionalità e volontà hanno messo su una manifestazione molto più che dignitosa, anche se con qualche discutibile virata verso il filone “sagre paesane”, ma che almeno colma l’assordante silenzio di chi istituzionalmente dovrebbe pensare a ciò e non lo fa.

11 Commenti

  1. ma in campania è normale parlare bene dei vini con cui si campa sopra senza dirlo con chiarezza? Vedo che l’enotecario con il paraocchi fa scuola…sig Bonora, anche lei parla male delle aziende che non l’accettano come venditore?

    1. Purtroppo ti debbo confessare che nessuna azienda non mi ha accettato come venditore, anzi ho rifiutato delle aziende perchè ho un programma ben preciso….. vendo solo vini “che mi piacciono”. Inoltre non parlo mai male delle altre aziende, dico solo se un vino non mi piace e non mi permetto assolutamente di dire che non è buono. Ho molto rispetto di tutti i produttori. Poi, se tu fossi uno con le p….e, ti firmeresti. Vedi, noi due, parliamo due lingue diverse e non m’interessa imaparare la tua. Se tu avessi avuto la fortuna di assaggiare l’aglianico di Di Prisco saresti sicuramente daccordo con me. Scusami ma dico sempre quello che penso, cosa che anche se mi causa dei problemi, ne sono fiero. Mi fermo qui, ho già perso troppo tempo per uno che non so neanche chi è.

      1. Lei faccia quel che vuole, ma è cattivo gusto scrivere e parlare di vini che si vendono senza dichiararlo. Tutti i venditori dicono che la loro roba è buona, non ho mai sentiti alcuni dire: lo vendo ma non mi piace.

        1. Se lei clicca sul blog di Diodato trova con molta evidenza le aziende che rappresenta. Non mi pare necessario che lo debba sempre ricordare, in fondo in questo caso è solo un commento.
          Sul principio, ovviamente concordo. Mi auguro perciò che l’esempio di Diodato venga seguito anche da tutti i blogger che commercializzano vino o hanno altri tipi di rapporti (comunicazione, consulenze, organizzazione visite etc), e il caso non riguarda solo quello a cui lei fa riferimento: in Italia è un bel club numeroso!

          1. Il commento precedente è per “Raro Umore” sicuramente non per Luciano, che apprezzo il suo modo di comunicare e la terminologia che utilizza per descrivere un vino.

  2. Concordo con l’analisi finale di Lello, il plauso al lavoro di Alessandro e della Proloco (ma anche di tutti gli altri organizzatori) è fuori discussione. L’augurio è di rivederci l’anno prossimo con la XIII edizione, magari con qualche “appoggio” in più per colmare qual gap socio-economico che va a essere riempito, inevitabilmente, dall’aspetto puramente commerciale della sagra paesana…ad maiora.

  3. Caro Mimmo ti ringrazio dei complimenti, ti assicuro che non è facile gestire una festa con circa 80.000 presenze, siamo comunque disponibili ad accogliere qualsiasi critica costruttiva al fine di poter migliorare l’evento.
    In merito invece al discorso Di Prisco concordo con Diodato che il suo aglianico poteva tranquillamente stare nella lista dei vini in degustazione, ma era già stato inserito in altre e quindi abbiamo cercato di dare visibilità anche ad altri produttori.
    Sono convinto che i vini dell’amico Pasqualino sono eccellenti e non solo i rossi. Lo noterete presto.Saluti

    1. Sono daccordo con te. Il mio commento iniziale era solo una simpatica battuta. Nell’avellinese ce ne sono decine di aglianico che avrebbero potuto stare in quella lista, ma come tu dici non si possono degustare e menzionare tutti. Pian pianino, sono daccordo, bisogna dare visibilità a tutti quelli che lo meritano. Se un produttore è bravo non ha difficoltà ad emergere, non c’è degustazione che tenga. Un caro saluto e se passi da Paestum, il sabato o la domenica, hai il caffè, o altro, pagato all’Esplanade o al Savoy Beach. Buon Week End.

  4. Non comprendo questa inutile polemica sul Campi Taurasini dell’amico Pasqualino, evidentemente non ha ritenuto opportuno presentarlo alla degustazione. I vini presentati alla degustazione erano comunque rappresentativi del territorio e di buona fattura. Ci tengo inoltre a precisare che la dicitura Aglianico non può comparire nell’etichetta dell’Irpinia doc Campi Taurasini.

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