Andrea Matrone e il suo “colpo di scena” da Staj Noodle Bar, Chiaia
di Tonia Credendino
“Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto… Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.” (E.Montale)
L’impossibilità di travalicare il limite della condizione umana e comprenderne, poi, il significato più profondo è il sentimento che unisce il poeta Montale e Andrea Matrone di Cantine Matrone, protagonista del III incontro del “Colpo di Scena” di Teatro del Gusto.
Il dialogo su vino e umanità in più atti, lo scorso 20 gennaio ha fatto tappa da Staj Noodle bar di Via Bisignano, zona Chiaia, in pieno quartiere della movida notturna, il primo noodle bar di Napoli dal sapore asiatico e il temperamento napoletano con due sedi, l’altra nel cuore del Vomero.
I proprietari, Rosario Del Priore e lo chef Lucio Paciello, sono per il non convenzionale, né i confini geografici entro cui è inserita la loro tipologia di cucina, tantomeno il format che, pur mantenendo l’alta qualità costante è in continuo flusso e non annoia, un crocevia di sapori provenienti da tutto il mondo, con ispirazioni giapponesi che si incontrano con nuove idee culinarie.
Il Teatro del Gusto anche in questa occasione è riuscito a rallentare un tempo che sembra non conoscere tregua, con un super ospite della serata, Andrea Matrone, il giovane enologo e produttore del Vesuvio, che ama il proprio territorio, lo custodisce e ambisce a rafforzarne il legame.
“Vivere a Boscotrecase e girare per quei terreni è come vivere un’epoca che non c’è più”: parte da qui il nostro viaggio sensoriale, alla scoperta dei vini che hanno cambiato la vita di Andrea, la prima etichetta A’ Muntagna, vendemmia 2022 ottenuto da un vecchio biotipo vesuviano di uva a bacca rossa chiamato localmente Cascaveglia al 90% e Piedirosso al 10%. La fermentazione avviene spontaneamente e non vengono effettuate chiarifiche, né filtrazioni. Un vino potente e profondo, speziato con note di chiodi di garofano, viola e tocchi di erbe aromatiche, sapido e minerale, stimolante la venatura acida che ricorda la ciliegia e aiuta la beva in piacevolezza.
A moderare l’incontro l’amico Alessandro Marra, (Stralci di vite), che ci confida di aver sentito parlare, per la prima volta di Andrea Matrone attraverso un titolo di giornale: “Io, viticoltore, faccio anche il netturbino perché mi ferisce lo stupore dei miei clienti” (Corriere del Mezzogiorno).
“Andrea Matrone senza fare grossi voli, ha trovato la soluzione “semplice” nel suo piccolo, monito ed esempio per altri, ha preso coscienza di un problema che riguardava il suo territorio, e ha intrapreso un lavoro di recupero di quanto era stato lungamente lasciato nell’oblio.” – introduzione di Marra.
“Tutto quello che avevo imparato, dalla laurea in Agraria a Portici e la specializzazione in Enologia a Firenze, dopo essermi fatto le ossa vinificando in giro per il mondo, in Australia, Nuova Zelanda, California, Sicilia e Cilento, quando sono tornato nelle vigne di nonno Andrea, l’ho dovuto completamente mettere da parte, quello che vale in tutto il mondo, non vale sul Vesuvio, dalla vite all’uva.”
Questa la premessa di Andrea al secondo vino Lacryma Christi del Vesuvio, Territorio dei Matroni, DOC 2021, ottenuto da uve Piedirosso al 90% e Aglianico per il restante 10% provenienti da vigneti di proprietà aziendale. Un vino rosso strutturato, fresco e sapido dai sentori di frutti rossi e spezie. Al palato è morbido e con rimandi affumicati. Radicata nel territorio vesuviano, la famiglia Matrone ha coltivato la vite con dedizione da secoli e il legame con la terra è evidente sin dal XVIII secolo, quando il territorio era noto come “Territorio de’ Matroni”, oggi gestita da Andrea e suo cugino Francesco.

Lacryma Christi del Vesuvio, Territorio dei Matroni, DOC 2021 Cantine Matrone – Staj Noodle Bar, Chiaia
‘E Magliole Campania Bianco 2021 delle Cantine Matrone, è il terzo vino dell’azienda in degustazione, una interpretazione interessante della viticoltura vulcanica, un vino prodotto con uve Caprettone al 90% e Falanghina al 10%, provenienti dal biotipo localmente noto come “Uva del Conte”.
“Non fatevi ingannare dal colore dorato, questi sono i bianchi che si devono produrre al quarantesimo parallelo nel mediterraneo” ci dice Andrea e infatti, il vino è incredibilmente fresco con un sorso leggero e sorprendente, accompagnato da una tipica sapidità, al naso si percepiscono tutti i profumi della macchia vegetale del Vesuvio e una leggera nota fumé che conferisce carattere al vino.
A sorprendere il palato ci pensa anche Lucio Paciello chef di Staj che ci propone tre portate.
Alette di pollo di cavolfiore, korean fried cauliflowers, una deliziosa crocchetta di cavolo con maionese allo yuzu kosho giapponese e sweet chili sauce coreana, “altro che cavolo”, ho esclamato al primo bocone.
Baccalà e curry jap con patate, carote, cipolle e furikake (sesamo e alga nori) un tipico condimento della cucina giapponese, un confort food invernale appagante.
Sesame oil chicken don, super cinese, pollo all’olio di sesamo, equilibrato e gustoso.
Staj è un luogo dove mettersi comodi e lasciarsi servire, nonostante l’estetica minuziosa e appagante dei piatti che vi porterà a scattare le più belle foto per il vostro archivio, è uno dei più apprezzati e frequentati ristoranti orientali di Napoli e provincia, che mette in scena una cucina di cultura e sapore, con la straordinaria capacità di armonizzate sapori e ingredienti orientali con suggestioni nazionali.
A concludere questa indimenticabile serata una performance di Andrea alla chitarra e due etichette fuori regione, simboli di autenticità e naturalezza:
Giuseppe Cipolla Solfare 2023, Solfare è l’unione di una selezione di Grillo e Catarratto ed una piccola percentuale di altre uve bianche autoctone siciliane, Giuseppe Cipolla è l’uomo, Passofonduto è il luogo, una contrada all’interno della Valle dei Platani dove Giuseppe Cipolla nel 2014 inizia il suo progetto di un’agricoltura umanistica.
Il nome dell’etichetta rimanda al sottosuolo, ricco di argille e zolfo, un bianco dall’invitante profumo, disegnato da un bouquet aromatico fresco e fragrante, con note di agrumi, fiori bianchi e frutta tropicale, al palato è vivace e equilibrato, con una piacevole acidità che ben si sposa con la morbidezza dei sapori fruttati.
Ultimo ma assolutamente non per importanza, Barolo “Badarina” 2020 DOCG Bruna Grimaldi, il vino rosso piemontese per eccellenza, 100% Nebbiolo da Barolo, raccolta rigorosamente a mano nel cru Badarina, situato a Serralunga D’Alba in una posizione particolarmente soleggiata a circa 400 metri s.l.m. costituito da vigneti di circa 25 anni. E’ espressione della potenza e mineralità, proprie del terroir, un microclima ed un terreno unici, il risultato è un Barolo di eccezionale complessità, che si distingue per l’intensità dei profumi e la grande struttura. Dal bouquet etereo, di frutti rossi, lamponi, erbe, sentori balsamici, dal tannino importante, fresco e minerale, per un Barolo di energia che sicuramente migliora e si completa con il tempo, una di quelle etichette e ti penti di aver aperto per la sua evidente longevità.
La serata volge al termine, una di quelle che non vorresti finissero più, complice un’accoglienza ed una premura fuori dal normale, purtroppo piove e mi aspetta mezz’ora d’auto fino a casa, ma ho imparato una fondamentale, ogni persona nel proprio percorso ha vissuto (o vivrà) un evento che ha cambiato drasticamente la direzione, il famoso “colpo di scena” che stravolge la vita e la modifica per sempre.
È accaduto a Rosario, ad Andrea, ad Alessandro, a me e forse a tutti, ma la condivisione rafforza e incoraggia, perché in questa società estremamente individualista e narcisista, tra i tanti social che abbiamo, il tavolino con due calici di vino rimane sempre il migliore.