Angelo Di Giacomo dell’Azienda Agricola Giolì sul Vesuvio, non mi aspettomolto dallo Sato. Purtroppo in questi momenti vale il detto “Aiutati che Dio d’aiuta!


Angelo Di Giacomo

Angelo Di Giacomo

di Annatina Franzese

Angelo Giolì, all’anagrafe Angelo Di Giacomo, è il proprietario dell’Azienda Agricola Giolì. Mentre gli uffici dell’azienda si trovano a San Giorgio a Cremano, i terreni della famiglia Di Giacomo, si sviluppano tra Ercolano, San Sebastiano al Vesuvio e Massa di Somma, per un totale di due ettari tra i 200 e i 300 metri di altitudine, sospesi tra cielo e mare. Angelo lavora in campagna sin da bambino. La sua infatti, è la quinta generazione di agricoltori specializzati nella produzione di piennolo rosso ed custode, insieme alla sua famiglia, del seme della varietà denominata Giolì.  Tra le sue cultivar spiccano, oltre ai pomodori, i broccoli napoletani, i fiori di zucca, i peperoncini verdi e le zucchine.

La giornata di Angelo funziona ad incastro. In campagna dall’alba al tramonto e poi, di corsa tra clienti e ufficio. Non è insolito incontrarlo, mentre scorrazza tra le strade del vesuviano per consegnare direttamente a piazzaioli e ristoratori l’oro della sua produzione.

Grazie ai miei natali per metà sansebastianaesi, conosco “Giolì” da un po’. Ci sentiamo spesso e non potevo non chiedergli il suo punto di vista rispetto a tutto quanto accaduto in questo periodo.

Lo chiamo e mi risponde subito. La sua voce squillante e tranquilla, non lascia trapelare alcuna agitazione, anzi, staglia all’orizzonte la presenza di nuovi impegni e nuovi progetti.

Come stai vivendo questo momento?

“La mia produzione non è ferma, ma al momento, visto l’arresto alla ristorazione che è il mio canale di vendita principale, sto valutando su come procedere.  Ho trapiantato la prima tranche di pomodori, devo capire come organizzarmi per le altre. La legislazione è nebulosa e aspetto i prossimi orientamenti per capire. E’ necessario fissare bene prima il tutto e poi parlarne, ma sarebbe utile per il futuro differenziare il mercato”

Dunque hai delle nuove idee da sviluppare?

“Si. Sto valutando di investire per sviluppare un canale di vendita on- line e, perché no, di concentrarmi anche sulla vendita privata”

Quanto pensi sia stato fatto per il settore ristorativo?

“Non ho visto e non vedo azioni corali ed armoniche per il settore né da parte delle istituzioni nazionali né internazionali. Non c’è lungimiranza. Ci vogliono agevolazioni per la ristorazione nel suo complesso visto l’enorme indotto. Le azioni messe in campo sono solo palliativi”

Cosa pensi di chi ipotizza di reclutare i percettori di reddito di cittadinanza come manodopera per risolvere il problema della carenza nel settore agricolo?

“Poteva essere un’idea, ma nel 2019, quando il reddito di cittadinanza è stato introdotto, non adesso perché adesso è tardi. Il lavoro di raccolta è duro. Una persona non può essere assunta e messa a lavorare nei campi; deve essere formata, educata, abituata a svolgere determinati tipi di mansioni.”

Tra le misure del Decreto Rilancio, la regolarizzazione della manodopera immigrata

“Una volta pubblicato il decreto in Gazzetta Ufficiale, sarà necessario capire bene in concreto cosa prevede questa misura, le modalità e le tempistiche per poter procedere. In Italia siamo vittime della burocrazia che blocca le dinamiche aziendali e, nel caso in cui avvenisse anche adesso quanto accaduto per le misure di sostegno previste dal decreto “Cura Italia”………

Il problema della manodopera c’è, esiste, ma esiste adesso ed a breve si presenterà in tutta la sua drammaticità.

Nella qualità di proprietario di azienda agricola, ti senti tutelato?

“Non lamento l’abbandono del Governo. Coldiretti è stata una buona intermediaria ed ISMEA ha aperto un canale in materia di finanziamenti per le imprese agricole ed agrolimentari. Fortunatamente sono riuscito a tutelare i miei dipendenti.”

Quali misure hai adottato per favorire i tuoi clienti ristoratori?

“I ristoratori hanno subito uno stop improvviso delle loro attività. Ho predisposto dei piani di rientro, delle dilazioni. Era il minimo che potessi fare. Ci sentiamo tutti i giorni. Tra noi c’è un rapporto di amicizia.”

“In sostanza sarà più facile superare questo momento per chi è più avvezzo alla fatica e ha volontà di sacrificio per mantenere l’azienda. So bene che dovrò lavorare di più e duramente per mantenere i posti di lavoro, ma non sono preoccupato. Superare questo momento è il frutto di un lavoro precedente”, conclude Angelo.

Mi saluta così, con una fiduciosa speranza.

Secca, senza dubbio.

Lo lascio andare a ripulirsi dalla polvere sollevata dallo scirocco di questi giorni, per proseguire il suo lavoro con la terra tra le mani e nuovi progetti in testa.