Asprinio d’Aversa Spumante Extra Brut s.a. Riserva Grotta del Sole | Voto 87/100


Louis Vuitton Minaudiere

GROTTA DEL SOLE

Uva: asprinio d’Aversa “vigneti ad alberata”
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: bottiglia (almeno 48 mesi)

Vista: 5/5 Naso: 24/30 Palato: 26/30 Non omologazione: 32/35

L’antefatto – un mio post su facebook che vantava delle grazie e dell’ottimo rapporto prezzo/qualità di questo vino – conduce a una riflessione più o meno azzeccata sul concetto sempre troppo poco chiaro su ciò che è percepito come caro e ciò che invece risulta più semplicemente costoso. O quantomeno più costoso di altri.

Questa è una delle più riuscite operazioni glamour di Luis Vuitton, si chiama Monogram Nova Minaudière; nome piuttosto altisonante per una mini borsetta che pesa un grammo ed è grande più o meno quanto una palla da albero di natale. E’ invece – dicono -, un piccolo capolavoro d’ingegneria nonché di salatissima manodopera (?): è infatti interamente ricoperta di minuscoli Swarovski argentati e neri, incastonati a mano uno ad uno. Costa circa 35.000 dollari, quanto una bmw, con tutti i confort s’intende.

Cannolo Siciliano Oro

Questa cosa invece è un cannolo siciliano, creato ad hoc da Carey Iennaccaro, pasticcere italo-americano all’opera presso il ristorante Jasper di Kansas
City, nel Missouri, Stati Uniti. Preparazione di finissima arte culinaria è arricchita da una collana made in Italy costellata di purissimi diamanti e lavorata dalle mani esperte del gioielliere Tom Tivol che viene servita insieme al dolce, a sua volta ricoperto di foglie d’oro commestibili. E’ servita solo su prenotazione (!), a più o meno 26.000 dollari (si sa che il prezzo della ricotta subisce forti speculazioni negli Usa). Astenersi diabetici.

Vigneto ad alberata aversana

Questo qui sopra, come è noto a molti, è un vigneto di asprinio “ad alberata aversana”, un modo di fare viticoltura assolutamente fuori dal tempo, consegnatoci da generazioni tanto passate che si perdono nella memoria; loro erano convinti che ne avremmo saputo fare buon uso, noi ne abbiamo contezza da qualche tempo. Da queste uve così piantate nasce un vino sottile e particolarmente acido; tanto sottile da perdersi facilmente nel bailàm dei cento e più vitigni autoctoni campani. Quanto all’acidità invece, ne ha saputo fare vanto, e ne ha tratto solo giovamento, anzi, forse l’unica ragione che l’ha strappato all’oblìo dell’estirpazione e consegnato alle borgognotte della famiglia Martusciello di Grotta del Sole.

Non a caso, molti lo ignorano – in verità pochi lo sanno -, l’Asprinio metodo classico di cui vi parlo si chiama proprio Riserva Grotta del Sole, a significare, ove ce ne fosse stato bisogno, quanto valore quest’uva e questo vino abbiano per la famiglia di vignaioli flegrei e quanto abbia contato in assoluto il loro impegno per la salvaguardia di questa antica produzione campana. Sul vino c’è da dire giusto quel poco che serve leggere: ha una spuma copiosa seppur non particolarmente persistente mentre le bollicine s’infilano sottili, fini e piuttosto insistenti. Il colore marca un bel giallo paglierino carico e luminoso, brillante; il naso è pulito, fragrante, offre un bel ventaglio olfattivo sgraziato e intrigante, che chiude su note di frutta secca ed eleganti rimandi speziati. Ciò che sbanca però è il sorso, asciutto ma ricco, profondo e avvolgente, dritto ma senza spigoli eccessivi. A venderlo caro, sui 18 euro in enoteca (un metodo classico così è da incorniciare a memoria d’uomo!).

Questa scheda è di  Angelo Di Costanzo

Sede a Quarto, via Spinelli 2. Tel. 081.8762566. www.grottadelsole.it. Enologo: Francesco Martusciello. Ettari: 42 vitati. Bottiglie: 800.000. Vitigni: aglianico, falanghina, piedirosso, fianco, greco, asprinio.

2 Commenti

  1. L’alberata di asprinio è una vera e propria opera d’arte a cielo aperto,anzi uno scorcio di vita agreste risalente a più di 2000 anni fa; ne parlo continuamente in giro per cercare di sensibilizzare consumatori, eno appassionati e naturalisti. Anche il vino ottenuto è molto interessante ed a me piace particolarmente la versione ferma, con i suoi profumi agrumati e mela verde. Certe volte penso che noi campani certe situazioni proprio ce le meritiamo, siamo troppo indolenti: nei wine bar del centro o nei ristoranti locali bisognerebbe consumare bollicine di asprinio a tutto andare, invece continuano a proporre l’anonimo prosecco. Se fossi nei Martusciello investirei in una certa operazione di marketing per lanciare questo vino straordinario e pruomuoverlo in maniera determinata, anche fuori dei confini regionali.

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