Borgomanero (No), Ristorante Pinocchio. Visita dopo le polemiche sulla stella scippata



Lassù in cielo si erano passati la parola: basta con la neve e così due giorni dopo la visita effettuata a Villa Crespi sotto una tormenta, ecco che mi ritrovo sempre a percorrere le strade del Novarese con il mio fido autista Biagio Ciano, finalmente baciati da un tiepido sole di inizio dicembre. Ci fermiamo al Pinocchio di Borgomanero, che ultimamente è stato fatto oggetto di reiterate critiche, tanto da costargli la stella Michelin guadagnata sul campo fin dal 1974. Si vocifera che la colpa sia stata di un influente personaggio francese che ha scritto una lettera di lamentele direttamente alla casa madre transalpina, determinando così questa svolta incresciosa e mortificante. Resta, comunque, una “cucina” da provare, possibilmente da salvaguardare, e, nel mio caso specifico, da valutare con la solita obiettività.

Ristorante Pinocchio, l'ingresso

L’ambiente esterno è minimalista e quasi nascosto, lungo la trafficata Via Matteotti. Appena varcati la soglia d’ingresso, l’ampio interno appare un pochino demodé e con troppi, inutili orpelli e suppellettili d’antan. Di contro, la sala da pranzo adiacente è ben arredata ed abbastanza spaziosa, con una luminosa luce che entra dagli ampi finestroni, che danno direttamente nel giardino, nel cui dehors si più pasteggiare d’estate.

La sala da pranzo

Il soffitto ligneo disegna, a sua volta, un accenno di mezza luna, che trasmette una rassicurante e calda protezione. Il nostro tavolo è posizionato proprio vicino ad un finestrone e i raggi solari, che vi entrano di sghembo, apportano il necessario tepore in un freddo pomeriggio. In sala veniamo accolti dalle due padrone di casa: Paola, figlia dello chef Piero Bertinotti, e sua cognata Laura.

Enrico Malgi con lo chef Piero Bertinotti


Lo chef Piero Bertinotti e famiglia


Noto subito in loro molta cortesia e disponibilità, unite ad una buona professionalità. Ci lasciamo guidare interamente dalle due anfitrioni nella scelta del menù, tenendo presente, comunque, che ci sono varie proposte in degustazione, oltre alla carta naturalmente, che vanno dai 55,00 euro fino ai 90,00 con abbinamento di alcuni vini.

L'interno

Tralasciando alcuni stuzzichini preliminari, entro subito nel vivo per descrivere le varie portate. Uovo in piedi in crosta di mandorle con bagna caoda delicata e lamelle di rapanello. Nell’uovo di volatile da cortile, lo sappiamo tutti, non c’è sorpresa, eppure in questo ho provato una certa emozione nello scoprire pian pianino il suo interno tuorlato. Ottimo inizio. Agnolotti ai tre arrosti bianchi nel loro intingolo di cottura. Godibile, ma senza raggiungere la vetta. Paniscia alla novarese, risotto di tradizione con verdure, fagioli, salami della duja e cotiche di maiale. Pietanza tipica e tradizionale di questo territorio: ricca, sostanziosa e robusta, da gustare eventualmente come piatto unico.

La paniscia alla novarese

Uovo in piedi in crosta di mandorle

Tempura di Quaresima con verdure e pesce persico del lago Maggiore. Decisamente pregevole e convincente.

Tempura con verdure

Fegato grasso delle oche di Mortara, scaloppa panata dolce e bloc al brandy. Leggermente pesante.

Il foie gras

Bianco di gallina al ginepro in bagna frejda. Una piacevole ed interessante scoperta la bagna fredda e che, comunque, nell’insieme tiene in equilibrio in modo perfetto tutto il piatto.

Bianco gallina al ginepro

Battuta di puledro in granella di nocciole con porcini locali. Notoriamente non amo carne e pesce crudi e, quindi, ho dovuto convincere il mio stomaco ad accettare questo cibo con le buone o le cattive.

La carne cruda

L’epilogo però, devo confessare, è stato sorprendentemente soddisfacente. Formaggio Battelmatt di Val Vigezzo. Ne avevo sentito parlare molto bene, ma non mi era ancora capitato di assaggiarlo. Ebbene, adesso vi dico che ne vorrei mangiare in misura…smisurata.

Il formaggio Battelmatt

Si finisce con dolci vari detti Coccole, e poi Cassata alla piemontese in salsa di frutti rossi e brachetto e Gelato allo zabajone caldo al marsala con brutti ma buoni. Qui, nonostante la mia proverbiale ritrosia per i dolci in genere, mi sono veramente “sollazzato”.
Chiusura finale su un pregevole espresso. Sorvolo sui vini degustati, non certo all’altezza di questo ricco menù. Ricordo a malapena un buon Boca, un discreto Langhe, un passabile Gavi e un dimenticabile Passito. Punto.

Prima di andar via, la signora Paola mi invita a visitare la cantina, che trovo fornitissima (non avevo dubbi, in proposito!) e la cucina, in cui trovo al suo posto di comando lo storico chef Piero Bertinotti, classe di ferro ’38.

La cantina

Settantadue anni veramente portati alla grande e sempre in prima linea a sfornare piatti di successo. In conclusione, quindi, sono rimasto bene impressionato da tutto l’insieme. Certo, aiuta molto l’atmosfera familiare  e la buona accoglienza.

Una vista della sala

E poi, una cucina schietta e pulita, che si ispira giustamente alla vecchia tradizione di questo territorio, indulgendo anche a qualche variazione sul tema molto ben eseguita. Auspico, pertanto, che quella stella Michelin torni presto a brillare come cometa su questo locale. Auguri!

Voto 16/20

Enrico Malgi

Ristorante Pinocchio di Pierangelo Bertinotti – Via G. Matteotti, 147 – 28021 Borgomanero (NO) – Tel. +39 0322/82273 – Fax +39 0322/835075 – [email protected]www.ristorantepinocchio.it – Chiuso lunedì e martedì a pranzo.

Credits
Le foto della sala sono di Enrico Malgi
Le foto dei piatti, fornite da Paola Bertinotti, sono di Altissimo Ceto Viaggiatore Gourmet

40 Commenti

  1. Leo non trovi che quell’uovo in piedi è degno di Fabergè? Ecco io per pranzo darei volentieri 15 euro per un piatto di Paniscia ed una fetta di Battelmatt.
    Enrico missione compiuta se ci dici anche perchè si chiama Pinocchio questo ristorante.

  2. la stella purtroppo la danno a chi nn la merita(vedi nel salernitano)e la tolgono a chi vive di passioni e ama cio che fa…

  3. Ricordo anch’io con piacere una mia cena dai Bertinotti: pregevole qualità della materia prima (funghi in primis) e accoglienza superlativa.

    Incomprensibile, visto a chi hanno dato la stella nell’ultima guida, la penalizzazione “francese”..

  4. Carissima Alba, è sempre con immenso piacere che dialogo con te. La paniscia e il battelmatt erano veramente squisiti ed anche gli altri piatti devo dire. Per la domanda che mi poni ho domandato direttamente allo chef, che mi ha assicurato che risponderà lui personalmente. Sono anche d’accordo con Alex e Leo: un ristorante, questo, che meriterebbe sen’alltro il ripristino della stella. Abbracci.

  5. Pregiatissimo Sir Enrico, i miei più sinceri complimenti per la impeccabile ed abile presentazione.
    Vorrei azzardare un mio commento sull’attribuzione delle stelle, alias, valutazione di prestigio per gli addetti ai lavori.
    A questi livelli di professionalità, per uno chef navigato come Piero, non ci sono stelle che tengono, in quanto il Piero
    di turno, è in grado di offrire tutta la costellazione gastronomica possibile ai migliori buon gustai.
    Ritengo che i giudizi dovrebbero essere mirati su pietanze a tema specifico.
    Comunque, viva le degustazioni, viva i nuovi contatti, viva la fantasia gastronomica, viva la vita fatta anche di pregiati
    peccati di gola.
    Un saluto allo chef Sig. Piero a te Enrico.
    Alla prossima esperienza.

    Antonio Sorice.

  6. Non pensavo di aver un alter ego e omonimo per di più (senza contare, naturalmente, mio nipote che ha appena sette anni)! A parte gli scherzi, grazie sig. Sorice per le sue parole ed il suo incisivo intervento. Ci segua sempre, mi raccomando. Saluti ed abbracci.

  7. …il formaggio si chiama Bettelmatt…e la stella non si perde per le reiterate voci malevole, italiane o d’oltralpe, ma a seguito di più prove dirette e ANONIME, senza accoglienze speciali e soprattutto senza congedi speciali, dopo aver pagato il conto, onesto o salato che sia!

  8. Grazie per la precisazione sig. Peschiera, a proposito del formaggio Bettelmatt. Se proprio vogliamo dirla tutta, però, veda che il nome di questo formaggio, risalente alla colonizzazione walser del XIII secolo e che veniva usato come merce di scambio per il pagamento di canoni d’affitto o concessioni d’alpeggio, oppure tasse, deriva dal “Battel” , che significa “questua” e “matt” che in tedesco vuol dire pascolo. Quindi il formaggio vuol dire proprio “pascolo della questua” e poichè il nome inizia per Battel, può anche essere chiamato così. Per quanto riguarda poi la valutazione del ristorante, a parte che ognuno è libero di pensare con la propria testa sempre tenendo conto dell’obiettività che deve animare ogni nostro giudizio, colgo nelle sue parole una chiara vena polemica. Non so se rivolta anche al sottoscritto, oltre che al ristorante stesso. Pertanto, la invito ad essere un pò più chiaro in proposito. Si abbia i miei cari saluti.

    1. quoto Enrico che ha filologicamente ragione.Il formaggio per la prestigiosa enciclopedia Treccani si chiama Battelmatt,come di seguito:” [voce lomb., comp. di Battel, monte in Valle Anzasca, e del fr. matte, sorta di latticinio]. – Formaggio cotto del Canton Ticino, di latte intero o scremato, simile all’emmental, fabbricato anche in Piemonte e in Austria.Per quel che concerne la critica,credo che il signor Peschiera si riferisse alle foto fatte insieme ma credo sia giusto sottolineare che Enrico Malgi non ha mai affermato di fare visite per una guida e quindi non ha motivo di mantenere l’anonimato.Se poi il palesarsi influisca o meno sulla bontà dei piatti,è possibilità che ognuno andandoci se ne ha voglia può testare e magari rendercene partecipi.

    2. Buongiorno Sig. Malgi la ringrazio per aver voluto rispondere con puntuale precisione al mio “appunto”: Le voglio sottolineare che se ha colto una chiara vena polemica nel mio commento è perchè la stessa vena polemica ho colto nel Suo: per 22 anni ho girato l’Italia, oscuro e anonimo Ispettore della “famigerata” e bistrattata Guida Rossa e conscio dell’obbiettiivtà e della serenità di giudizio della stessa, quando la sento accusata di ogni sorta di nefandezze (l’errore in quanto tale ci può stare), mi permetta, reagisco con la coscienza di chi ha fatto dell’anonimato il proprio punto di forza. La notorietà di un personaggio e le sue potenzialità inducono sempre e comunque nel Ristoratore condizioni alterate rispetto al comune, anonimo Cliente al quale non vengono riservati ne lo stesso trattamento ne tantomeno le stesse attenzioni. ciò determina in entrambe le parti in causa uno stato di alterazione dell’obiettività e crea disagio o comunque sovrapressione in tutti ireparti che si sentono in dovere di dare il massimo, purtroppo spesso solo in casi come questo. Conosco il locale in argomento, tutta la sua Storia e ne ho il massimo rispetto così come di tutti coloro che alla loro professione fanno onore e possono farsene vanto.
      La ringrazio così come ringrazio tutti colro che hanno voluto commentare, più o meno pacatamente il nostro commentare.
      p.s. le discordanze circa le origine del nome Bettelmatt/Battelmatt hanno radici lontane e temo che tali resteranno nonostante il preziosi apporti qui registrati.

      1. Gentile signor Peschiera
        sono sostanzialmente d’accordo, devo però rilevare che questa discrepanza di trattamento in genere avviene nei ristoranti di fascia medio-bassa e soprattutto in città, dove il giro di clientela è enorme e il rapporto è di fatto anonimo. Io stesso ho fatto di recente a Napoli una esperienza terribile in un posto dove non sono stato riconosciuto.
        Nei ristoranti di fascia alta però raramente può accadere, soprattutto se ci si presenta all’ultimo minuto e si è prenotato con nome falso.
        Quanto alle critiche alle guide, esse sono di due tipi: quelle storiche (perché tizio ha un voto così alto, perché caio così basso) e le nuove che ne mettono in discussione il ruolo. Queste ultime sono portate avanti spesso da ambigui personaggi dal passato oscuro che imputano tutte le nefandezze alle guide solo perché si vogliono sostituire ad esse e realizzare proprio quello che imputano a loro.
        Stiamo raccogliendo prove documentali su questo tema e i nuovi conflitti di interesse e stanno venendo fuori begli incroci

        1. Luciano perche non descrivi il tuo pasto terribile.Non sto chiedendo di dare elementi per capire il locale in questione ma vorrei capire per curiosità cosa intendi tu per terribile.Magari puoi fare un post dove ognuno,SENZA MENZIONARE IL LOCALE,racconta il suo peggior pasto.Un pò come il Mattino ha lanciato un sondaggio tra i lettori su cosa non vada sui treni regionali.Così si capisce un pò quali gli errori più comuni che rovinano un pasto al cliente.

          1. Primo: tavolo apparecchiato per quattro, siamo in tre: cucchiai e forchette non vengono tolti per tutta la durata della cena
            Secondo: antipasti a buffet vecchio stile esposti in un’area di passaggio da una sala all’altra
            Terzo: mancanza di carta dei vini e del menu
            Quarto: terribile zuppa di polpo e lenticchie con tutte le bucce di pomodoro lasciate a galleggiare in stile anni ’70 come se non avessero inventato passini, filtri, frullatori o altro
            Quinto: genovese trasfornata in spezzatino con brodo da scuola alberghiera in cu isi sentivano più le carote che le cipolle. Per capirci, una sorta di goulash
            Conto sui 40 euro a testa per un antipasto, un primo e un dolce più aglianico a 15 euro ricaricato del 200%.
            Penso che basti
            Solo il babà era buono, ma a Napoli sbagliare anche il babà significa dover chiudere

          2. davvero un brutto pasto,l’unica cosa che a me non avrebbe dato fastidio era che lasciavano un coperto in più……..durante un pasto prima o poi mi cade una delle posate a terra e avercene un’altra a portata di mano è un bel vantaggio :-D
            A proposito di Babà mi hanno detto che a Napoli c’è una signora detta la babaiola che fa il miglior babà di napoli e che si rovolgono a lei anche molti chef quando vogliono fare bella figura perchè è davvero la numeor 1.Se la chiami a prezzo buono lo fa per privati e ristoratori,.Qualcuno che ci legge l’ha provato?io appena posso me ne prenoto uno…..

        2. Gentile Signor Pignataro,
          mi fa piacere riscontrare il Suo accordo, ancorchè parziale, circa le mie osservazioni, non perchè mi ritenga depositario dell’assoluta verità ma perchè nei miei 22 anni di Guida Michelin spessisimo ho assistito ai penossimi, umilianti salamelecchi verso personaggi che, essendo facce e penne note ricevevano al loro ingresso, pur avendo prenotato con i nomi più fantasiosi (Colonna, Barbieri, Tonti ecc.) e questo soprattutto in ristoranti dal nome e dal titolo altisonante! La prego di credere, se può, che negli sguardi del “censore” lampeggiava il classico ” adesso ti friggo io!” mentre negli occhi della controparte un velo di terrore e un rivoletto di sudore imprerlava la fronte benchè fosse inverno! Da lì in poi il normale Cliente spariva, bellamente ignorato, tutti quanti presi a coccolare l’importante ospite, Sensazione estremamente sgradevole! La fascia medio-bassa, conosce i propri limiti e valori, non si fa soverchie illusioni, non aspira al “cielo” e nel bene o nel male naviga di conserva contentandosi di quel che ha. Quanto al “mercato” delle Guide, per pura “pietas” stenderei il più spesso dei veli: pullula di veri o presunti esperti, troppo spesso a caccia di fama e favori sull’altrui pelle!
          Al piacere di leggerla, se vorrà prossimamente.

          1. Sicuramente l’anonimato resta il migliore modo per verificare un locale per una guida. Nulla quaestio.

  9. Grazie Marco per la difesa d’ufficio, sei sempre preciso e tempestivo nei tuoi interventi. A proposito poi della mia visita al Pinocchio, e sempre in attesa che il cortese sig. Peschiera chiarisca meglio il suo pensiero, mi corre l’obbligo di puntualizzare alcun cose: In primis io credo che ognuno vesta i panni che meglio creda. cioè non è detto che una visita in incognito sia più o meno favorevole o viceversa e, ovviamente, quella annunciata sia comunque più positiva. Se si va a leggere con attenzione il post (e credo che il gentile sig. Peschiera sicuramente l’abbia fatto) si può notare che ho criticato – e non certamente benevolmente – parte del locale, alcuni piatti e, soprattutto, i vini assaggiati. Quello che conta, però, è che bisogna comunque esprimere sempre un parere obiettivo e sereno, senza lasciarsi influenzare da fattori esterni. Per ultimo voglio precisare che la foto che solitamente mi faccio scattare con lo chef (e il pregiato sig. Peschera penso che abbia seguito le mie precedenti performances in proposito) è perché voglio dimostrare che in quel ristorante ci sono stato davvero e, quindi, ho il diritto di emettere un parere personale e democratico. A questo punto mi viene un dubbio e voglio io rivolgere una domanda al carissimo sig. Peschiera: per caso lei c’entra in qualche modo sulla perdita di quella stella. Sempre cari saluti ed abbracci.

  10. come dice talvolta giustamente pigna, l’ora dopo il mio risveglio è anche la piu’ pericolosa o anche la più lucida, dipende dai sogni notturni, che questa notte NON hanno contemplato nè prosecchi fantastici ma nemmeno be(A)ttelmatt come quelli descritti dalla treccani ,per fortuna.

    quindi, tenuto conto che nella citazione del buon contursi appare curioso come il formaggio suddetto paia prodotto in o da VALLANZASCA, a scelta del lettore, nelle ore di libera uscita dal carcere, occorre pure dire che chi ha redatto quella voce non ha mai assaggiato quello che oggi è certo uno dei più rari ,ricercati ma soprattutto eccezionalmente buoni formaggi italiani. “SIMILE ALL’EMMENTHAL” ?????

    mi piacerebbe pero’ qui porre all’amico malgi alcune domande , sempre tenendo conto che sarebbe utile da parte di NOI tutti talvolta prenderci un po’ meno sul serio :-)

    l’affermazione che il buon enrico si faccia fotografare con il cuoco di turno perchè deve dimostrare qualcosa mi lascia del tutto basito. infatti mi pare che nessuno abbia mai , se non sbaglio, obiettato alcunchè nelle precedenti numerose visite fatte dall’amico cilentano. se tali contestazioni gli sono state fatte privatamente , dovrebbe almeno rendercene edotti e noi correremmo in sua difesa, perchè in caso contrario pare, girando la frittata dall’altra parte, che chi le foto con lo chef non le fa, un esempio sono sicuramente io ma non solo , in quel posto non sempre ci ha messo piede.

    il che ,oltre che farmi venire il latte alle ginocchia in generale, mi procura anche un pesante prurito alle mani, soprattutto tenendo conto del fatto che ,non so gli altri ma credo di si,

    a) vado al ristorante per divertimento
    b) pago i conti nel 95% dei casi
    c) dopo ,solo dopo ,decido di scriverne o meno ,ma sempre in base alla voglia che ho di divertirmi e di spaccare i maroni a chi legge

    riferito al punto b, esiste anche il fatto collaterale che la ricevuta in oggetto sarebbe , evidentemente piu’ di una foto con lo chef se proprio vogliamo fare i sofisti, la miglior prova della visita fatta. che poi tu enrico voglia far la foto per il tuo collage personale nella cameretta, mi sembra del tutto legittimo.

    ma attribuire a cio’, e chiudo sul punto, una valenza morale mi pare troppo, ripeto ,soprattutto nei confronti di chi le foto con lo chef non le fa.

    un’altra cosa che mi pare giusto sottolineare, ne ho parlato con pignataro ieri, è che su questo blog scrivono di ristoranti ,trattorie, osterie ,wine bar con cucina diverse persone. al momento mi pare di poter dire, se sbaglio mi correggete, che gli unici due che attribuiscono voti sono malgi e il sottoscritto. in altri blog, ne cito uno per tutti passione gourmet dell’amico cauzzi, esiste una sorta di comitato esecutivo che decide, insieme, il voto da attribuire ad un determinato ristorante, per lo più visitato da almeno due dei loro editori/ esperti. e comunque mi risulta, non credo certo di rivelare un segreto, che abbiano fatto parecchie riunioni per calibrare i voti attribuiti, secondo linee precise. un sistema che a loro piace, a me meno ma che comunque certo non crea confusione alcuna.
    nel bene e anche nel male ,quella è la linea e tutti ne sono convinti e responsabili.

    qui da noi certo non è cosi’. libertà soggettiva ed interpretativa che naturalmente è temperata dalla buona fede di ciascuno di noi e all’uso , si spera saggio, dell’intelligenza e dell’intelletto oltre che dalla sensibilità palatale di ciascuno di noi.

    malgi ha scelto il medesimo sistema di punteggio del sottoscritto, in ventesimi. che è secondo me il migliore di sempre e lascia spazio a quelle sfumature, da mezzo punto per intenderci, che in ventesimi senza mezzi punti o ,peggio ,in decimi, non hanno modo di essere colte.
    ma malgi e maffi non si sono visti e non si sono parlati ,su questo punto. non abbiamo ,diciamo cosi’ ,tarato insieme il valore dei ristoranti presi in esame, non ci siamo comunicati le nostre diverse sensibilità riguardo alle tipologie di cucine, per dirne una ,che andiamo affrontando. e quindi , di conseguenza, questo il punto che mi preme sottolineare, i lettori non possono sapere se il 15/20 di malgi sarebbe anche il 15/20 di maffi nel caso in oggetto o viceversa.

    non esiste, sia chiaro , un riferimento al caso in oggetto, il pinocchio di borgomanero, dal quale manco da tanti anni.

    è una riflessione che intendo sottoporre al lettore , interessato magari a provare un ristorante citato e recensito qui ,nel blog di luciano pignataro. la responsabilità morale ( STIAMO SEMPRE ANCHE UN PO’ GIOCANDO SIA CHIARO) dell’ attribuzione del voto è da ritenersi personale e non di gruppo.

    mi pare una giusta precisazione e stimolo i lettori a condividere la portata estremamente democratica di una scelta di questo tipo.

    1. Grazie Giancarlo della citazione, precisa, a nostro riguardo. Condivido in larga misura il tuo scritto, anche se l’ultima chiave di lettura non mi trova d’accordo con te. O meglio, mi pare una giustificazione nobile e molto progressista, ma alla lunga tutta questa democrazia temo che vi si ritorcerà contro. Perché delle due l’una : o si scrive in blog separati, magari consorziati, ma se la parrocchia è una sola ai voglia a spiegare e ri-spiegare che ognuno è responsabile per se e non per gli altri. Andrai tu a spiegare a Poggio Antico che ne hanno da pedalare per arrivare a questi livelli appena sopra descritti :-)
      Insomma, oltre le provocazioni, credo che l’intento di Luciano di unire sotto un unico cappello forme eterogenee di contributo, rispettandone molto le diverse e variegate sfaccettature, sia molto nobile e, come ho già detto, estremamente progressista. Lo reputo alla lunga perdente, per le inevitabili difficoltà di giustificazione che necessiterà.
      Un abbraccio e buona fortuna :-)

      1. caro alberto, il problema è che tu confondi a volte la democrazia con la democrazia cristiana :-)))))

  11. Confermo il nome Valle Anzasca.Anche a me il nome Valle Anzasca risuonava strano però è vero Infatti “La Valle Anzasca è una delle valli trasversali della Val d’Ossola, da cui si dirama presso la località di Piedimulera, e si sviluppa fino alle pendici della parete est del massiccio del Monte Rosa, secondo gruppo alpino per altezza”.Probabilmente il ben Renè ha preso il cognome da questa valle.La definizione che ho riportato sopra sul formaggio invece è presa dalla Treccani.Una domanda Giancarlo:quando dici che paghi il 95% dei conti,significa che il restante 5% ti viene offerto,o ti fermi a lavare i piatti perchè in cucina c’è una bella lavapiatti (inteso come donna non elettrodomestico) giovane e carina? :-D

  12. Mi stupisce ancora questa chiarezza mentale del Maffi di primo mattino laddove io per esempio sto ancora decidendo di avviare la lavatrice o prendermi il te e trovo che abbia fatto bene a precisare questo aspetto che a me comunque è parso chiaro sin dalle prime letture del blog di Luciano, ormai da un anno fa. Si percepisce a mio avviso che nel momento in cui io sto leggendo Malgi, o Maffi o Piscitelli ecc., sono le loro impressioni, il loro giudizio e la loro esperienza che viene esposta per la pubblicazione e la condivisione del contatto avuto per cui, portate avanti le nostre esperienze e le nostre considerazioni, ritengo sbagliato approvare o disapprovare l’intera equipe di Luciano se le cose espresse piacciono o pure no. Nel caso dei nostri autori penso proprio che possiamo fidarci delle loro impressioni proprio perché i loro giudizi sono espressioni personali e libere e si fa più fatica ad essere maliziosi e a porsi domane che a cercare da soli le risposte non trovate?

  13. io ho lavorato al ristorante pinocchio mi sono trovata bene e lo ritengo un bellissimo ristorante la gente che vi lavora e lo gestisce è ottima gente

  14. Per me è l’alba ( minuscolo) e non so se son tanto lucido. Non guardo i voti, distrattamente considero quelli del Maffi, non mi ero accorto li desse anche Malgi. Mah, mah, mah (perplimo). Cerco le parole, anche quelle tra le righe, soprattutto quelle tra le righe; cerco le foto, se ci sono, e se non ci sono è lo stesso, anzi meglio così non vengo influenzato (anche negativamente se la foto è ricordo col cuoco: lo dico, non mi piace, così come rilevo, per mio difetto, una chiara differenza stilistica tra le foto d’ambiente e quelle dei piatti. Diversi fotografi?). Però, però penso al lettore che entra nel blog e se cerca un voto, quello deve essere espressione di valutazione comune, se così non è i voti non si danno, o lì dà uno solo, o si danno secondo scale diverse, perché diversi sono gli approcci e i metri di valutazione, diverse le persone. Per me potrebbero esser pinzillacchere, ma per altri no e perciò occorrerebbe chiarezza.
    Anche perché tre quarti di punto, almeno, andrebbero tolti a un ristorante che chiama Coccole un suo dessert :-)

  15. Nel caso di Enrico, ma anche a mia memoria per Maffi, è stato già scritto diverse volte che alcune foto possono essere gentilmente concesse, o fatte da altri accompagnatori, o scattate sul posto; vedere l’immagine dei piatti e dello chef o del personale è utile alla nostra mente, ci serve per immaginare, fantasticare, elaborare, riprodurre, ricordare ecc.; per ultimo, perchè dovrei essre confusa se il voto lo esprime Malgi o Luciano quando so che l’autore del post è la persona che è stata li, vi ha mangiato, dialogato, indagato nelle modalità di valutazione che io ho capito essere comuni tra loro due e gli altri scrittori come regola di fondo per poter esprimere giudizi e mi spiego meglio: se Luciano incarica e pubblica il post di Malgi e gli lascia esprimere un voto è perchè, come per i vini, si è data una rotta ricordo in un post proprio di Giancarlo: numeri e non chiacchiere, la verità a costo di non scrivere nulla. Noi continuiamo a leggerli perchè abbiamo fiducia nella loro competenza.

    1. Perché tu leggi gli “autori” prima, il voto, poi. Sembra non ci sia stata alcuna taratura: diciamo che come provocazione (chissenefrega delle tarature e dello spaccamento del capello in quattro) mi convincerebbe anche, ma so, so, che per molti quei numerelli hanno peso, tanto peso, sono espressione anche di emozione e come tali soppesate, valutate, messe a punto anche con un filo di gastronomica autocoscienza. Roba forte. Ecco, Alba (maiuscolo) c’è un mondo, là fuori, che non dorme per un quarto di punto da dare o da ricevere e che non consente approssimazioni , né valutazioni non standardizzate.
      Sia ben chiaro che per quel che mi riguarda farei una babele di numerelli (Mag in millesimi, Caf in decimi, Maf in ventesimi, Leo in centesimi, Luc in nanometri) proprio al fine di sbertucciare tutti ,compreso me stesso: ma son troppo rispettoso dell’altrui pensiero e delle altrui esigenze esistenziali. Anche per me la fiducia è alle stelle, ma c’è anche chi passa e va, senza se e senza ma.

  16. A me, che bada bene non sono una professionista del settore, interessa prima l’autore perchè mi interessa il suo punto di vista. Se fossi una professionista non potrei prescindere dai numeri ed ovviamente se dovessi avere una valutazione chiederei che venisse fatta con un sistema certificato e ne accetterei le conseguenze ma, poniamo il caso di Pinocchio (fiaba se vuoi) è l’altra opportunità che compie la magia, che da coraggio e senso di rinascita: il grillo è saggio ma la fatina ci piace di più….

  17. Il voto in questo blog è naturalmente soggettivo, non potrebbe essere altrimenti perché la sua ragione di essere è il divertimento per chi scrive (me per primo), l’utilità e il divertimento per chi legge e, sopratutto, lo usa.
    Talmente soggettivo che c’è chi non lo da neanche: nel vino per esempio, ma anche nei ristoranti io non li do e non solo il solo.
    Secondo me è sbagliato incanalare un blog come una rivista o una guida cartcaea. Qui si fanno esperienze, si verificano bottiglie, prodotti, ristoranti, luoghi, agritruismi, libri, paesgagio e si raccontano. Poi c’è chi vuole sintentizzare con un numero e chi no.
    Certo, il voto ha sempre il vantaggio di far discutere. Ma la valutazione non è l’essenza di questo blog bensì raccontare, raccontare, raccontare. Sembra strano, ma in pochi, pochissimi lo fanno.
    Io non lì do ai ristoranti perché lavoro in una guida e diventerebbe una cosa antipatica e un po’, parecchio conflittuale. Lì do ai vini perché invece la guid Slow Wine non li prevede.
    Personalmente sono assolutamente favorevole al voto, impegna chi scrive e chi legge alla verifica. Soprattutto regala una misura, sempre opinabile, ma evidente ed efficace.
    @Alberto
    Non so se questa impostazione sarà vincente o perdente. A me interessa che chi scrive qua lo faccia in piena e totale libertà (io per primo). E questo sentimento in questo momento è una delle cose più importanti da difendere in Italia.
    Scusa se l’ho fatta pesante, ma ne sono molto convinto

    Del resto ogni modello ha le sue belle contraddizioni, alla fine è vincente se il lettore verifica e si trova d’accordo e consiglia la lettura:-)

  18. “Non so se questa impostazione sarà vincente o perdente. A me interessa che chi scrive qua lo faccia in piena e totale libertà (io per primo). E questo sentimento in questo momento è una delle cose più importanti da difendere in Italia.
    Scusa se l’ho fatta pesante, ma ne sono molto convinto

    Del resto ogni modello ha le sue belle contraddizioni, alla fine è vincente se il lettore verifica e si trova d’accordo e consiglia la lettura:-) ”

    Lo sottoscrivo in pieno, posso testimoniarlo, in questo blog si scrive in totale libertà, è per questo che mi piace molto.

    Ciao

    .

    1. A noi invece interessa essere democratici e quindi prendere una decisione collegiale. E a me, tra l’altro, non mi sembra che lediamo le libertà di alcuno. Ah, ho capito, siamo in un blog di Anarchici :-)

      1. Per la verità mi sembra che un anarchico sia transitato prima dalle tue parti per ben più lungo tempo
        Sulla valutazione del caso, rivolgiti allo psichiatra Maffi:-))

  19. Benedetto sia il sig. Peschiera che ha scatenato, forse inconsapevolmente, questo dibattito stimolante (a proposito, aspetto sempre un suo pregevole intervento chiarificatore). E veniamo al punto saliente. Devo ringraziare qui anche l’amico Giancarlo per la passione e l’animus pugnandi che lo contraddistinguono sempre in tutti i suoi spunti e che ci fornisce l’occasione di meditate riflessioni. Proprio con lui voglio chiarire la cosa più importante, secondo me, di questa discussione amichevole: io faccio come Hitchcock quando appariva in brevi immagini nei suoi film, era la sua firma. Io mi faccio fotografare con lo chef o seduto al tavolo del ristorante perché mi piace fare così. Forse sarà perché, sotto sotto, sono anche un pò esibizionista, ma comunque, nessuno mi può contestare questo, è una cosa mia personale. E non ho mai detto, a te per prima se non in modo scherzoso, perché non fai come me, oppure non lo fare. Il fatto che noi andiamo in giro a visitare ristoranti (tu sicuramente più di me), cantine ed altro, ci espone al pericolo di usare in modo inopportuno il nostro piccolo, privilegiato potere. Ma se restiamo ancorati alla passione tutto diventa più facile pur nella diversità di esperienze.

    1. Gentile Signor Malgi, innanzitutto la ringrazio per avermi benedetto quanto all’avverbio inconsapevolmente non ci giurerei :-) La invito in ogni caso a leggere la mia replica a Pignataro, che forse le chiarirà quella che le può essere sembrata una presa di posizione troppo di parte!
      Quanto alla serenità e obiettività dei miei passati giudizi gliele confermo “giurando” sulla “Rossa”. :-)
      Seguiterò a leggerLa con piacere, augurandole buon lavoro.

  20. Gentile sig. Peschiera, ho molto apprezzato il suo ultimo intervento, anche se non sono totalmente d’accordo con lei sul fatto dell’anonimato. Vada a leggersi, se non l’ha già fatto, la risposta che ho dato all’amico Maffi in proposito. E aggiungo anche che, secondo il mio personale punto di vista naturalmente, la nostra buona fede, l’obiettività e la serenità di giudizio risaltano proprio quando possiamo guardare negli occhi il nostro interlocutore. Veda, se lei frequenta questo blog si sarà accorto che faccio recensioni soprattutto di aziende vinicole e valuto i loro vini. Questo sarebbe impossibile se non stabilissi una collaborazione con l’interessato di turno, soprattutto per acquisire notizie dettagliate ed informative, ma tutto questo non deve assolutamente influenzare il giudizio finale che deve sempre essere coscienzioso ed obiettivo. Devo anche precisarle che a proposito del mio commento sulla perdita della stella da parte del ristorante Pinocchio, giusto o no che sia, non c’era nessuna intenzione polemica ma, relata refero, riportavo soltanto quello che ho appurato, tutto qui. Ad abundantiam, sono convinto che lei in quei 22 anni che ha lavorato “anonimamente” per la guida Michelin sicuramente ha fornito un ottimo servizio alla collettività e ha emesso sereni ed obiettivi giudizi. Abbracci.

  21. “da valutare con la solita obiettività.”

    “valutare” “solita” “obiettività” sono tre parole di peso colossale. siamo sicuri che possiamo leggerle nella stessa frase ed uscirne illesi?
    forse “raccontare a modo *nostro* la *nostra* esperienza” è più affine alla *nostra* dopolavoristica attività…

    DI certo, la mia.

    1. E che dire del “Giudizio Finale”?
      Ero qui che barcollavo all’angolo in attesa del sommommolo definitivo di un plurale maiestatis sotto la punta del mento. Per fortuna è suonato il gong e il maestro The Caf, all’angolo, sutura le ferite, agita l’asciugamano e sussurra, senza grida, parole incoraggianti e rinvigorenti: raccontare… a modo mio…suggestioni…divertimento…dopolavoro…esperienza…volare…confrontare…Gong!
      Saltello rigenerato. Boxe!

      1. Cos’è ? Una lobby tosco- emiliana – spezzina? Non credo , solo un risentimento muscolare :-)

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