Cantina Lipari, il vino nelle anfore come al tempo dei mamertini
di Marco Contursi
No, tranquilli, non faccio schede tecniche di vini, per quello su questo sito c’è chi ne sa più di me, che resto un modesto sommelier che beve per piacere, ma voglio raccontarvi da cronista, una bella realtà vinicola della provincia di Messina, che ho scoperto per caso: Cantina Lipari a Santa Lucia del Mela. Ho conosciuto il titolare ad una cena in cui guidavo una degustazione di salumi e mi ha invitato ad andarlo a trovare in azienda.
Quella di Francesco Lipari è una piccola realtà aziendale, immersa in un contesto bucolico di grande fascino, alle spalle i monti Peloritani, davanti il mare, tutto intorno fiori, ulivi ed erbe officinali.
Terra sia calcarea che argillosa, con la presenza di numerosi fossili marini, a testimonianza che dove c’è oggi la collina, millenni fa c’era il mare.
Francesco coltiva tre varietà di piante a bacca rossa (Nero d’Avola, Nocera e Nerello Cappuccio) e tre varietà di piante a bacca bianca (Grillo, Catarratto e Inzolia). Dopo la raccolta manuale delle uve, avviene la macerazione delle bucce a bagno nel mosto, poi fermentazione spontanea e vinificazione in anfore di terracotta. Un metodo antico come è antico il suo vino Mamertino Dop che prende il nome dai Mamertini, mercenari di origine campana arruolati nel III secolo a.c. dal tiranno di Siracusa e poi stabilitisi in questa terra.
Mentre Francesco mi raccontava dei suoi vini scorgo una bottiglia di bianco su uno scaffale, Francesco mi dice che è stata la prima prodotta in anfora con ben due mesi di macerazione sulle bucce, parliamo di una 2017, fatta per gioco, e mai messa in vendita, lo convinco ad aprirla ed esce perfetta, una pulizia al naso inaspettata, che tapperò e continuerò a bere la sera a cena, insieme al Nauloco bianco, sempre vinificato in anfora.
C’è poi il Dromos Trecento, Nocera in purezza che fa 8 mesi in anfora e 24 in bottiglia, prima vendemmia di 300 piante di Nocera, coltivate a 300 metri slm e che hanno dato vita a 300 bottiglie.
Spesso i vini che fanno fermentazioni naturali in anfore presentano qualche distorsione olfattiva di troppo, i vini di Francesco invece sono caratterizzati da una estrema pulizia al naso, che si offre con timidi rimandi alle erbe officinali nel bianco e ai frutti di bosco nei 3 rossi. Vini davvero interessanti e ancora più buoni se bevuti tra mille fiori gialli ed un cagnolino giocherellone che ti saltella intorno.
Francesco porta avanti con passione e l’aiuto del figlio Antonino, questa bella realtà vitivinicola in cui è possibile fare una esperienza di degustazione immersi nella natura incontaminata di questo lembo della provincia di Messina che guarda al golfo di Milazzo. Girando qualche locale del territorio circostante non ho trovato i suoi vini ma quelli di nomi blasonati di altre zone della Sicilia, io credo che la cantina di un ristorante debba partire invece proprio dalle piccole realtà locali, di cui farsi ambasciatore insieme ai piatti del territorio. Perché sono le cantine a conduzione familiare come questa che tramandano una agricoltura ancora autentica che però offre vini inaspettati come quelli di Francesco Lipari.
Prima di salutarmi Francesco mi regala una bottiglia di don Ciccio, bottiglia dedicata a suo nonno e mai messa in commercio, farà la sua bellissima figura sulla lasagna della pizzeria Resilienza di Salerno, al mio ritorno. Applausi.
Cantina Lipari
Via contrada Timpanara Santa Lucia del mela (Me)
328 55 61 757