Chardonnay 2007 Sicilia igt


Uva: chardonnay
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro franco cantina
Fermentazione e maturazione: legno

Una delle cose più incomprensibili degli anni ’90 è aver piantato ovunque chardonnay. Non solo: anche essersi ispirati al dolce stil nuovo californiano e cileno a pieno discapito della sapidità in un effluvio di banane, ananas, pesca con l’effetto di vestire i bianchi di mezza Italia tutti uguali, un po’ come quando gli arabi e i cinesi si vestono all’Occidentale con giacca e cravatta.
Oggi il mercato sta penalizzando con forza questa scelta temeraria perché la fascia alta dei consumatori pensa sempre e comunque, come è giusto che sia, alla Francia mentre quella bassa, la massa bruta, si dirige sugli originali capaci di stare sul mercato a costi più bassi.
Ovviamente quando si fanno proclami bisogna sempre essere ben attenti a non generalizzare, secondo il vecchio motto, un po’ democristiano o levantino invero, per il quale ogni regola ha la sua eccezione.
Anche in Italia ci sono ottimi Chardonnay ben lontani dalle caricature di cui sopra, con il pregio dell’affidabilità e della consapevolezza di non poter mai diventare vino evento mondiale, nonostante premi e ripremi internazionali, perché per costruire un territorio e creare una tradizione non basta certo una bottiglia ben fatta, ma servono più aziende e almeno un paio di generazioni.
Ho sempre amato lo Chardonnay di Tasca per la sua sobrietà che smentisce l’esuberanza del vitigno, anche quella vegetale intendo.
Siamo ben lontani dalle note burrose e grasse che finiscono per nauseare e impediscono di bere la bottiglia sino in fondo. Anzi, quel che mi è sempre piaciuto è la sua eleganza, starei per dire finezza.
Anche il 2007, provato al Bibenda day ha queste caratteristiche positive nonostante l’annata non sia particolarmente memorabile per i bianchi, soprattutto al Sud dove il sole ha picchiato duro penalizzando proprio le varietà che vengono raccolte prima. Proprio l’affidabilità del bicchiere lo pone in assoluto nella classicità e ne fa un classico della enologia meridionale, nato quando neanche si pensava alla possibilità di fare grandi vini bianchi sotto la linea gotica.
Eppure anche in questo caso l’enologo è riuscito a preservare acidità, certamente meno contenuta rispetto alle tre annate precedenti esapidità, ormai fondamentale per un vino bianco di qualche ambizione.
Il bicchiere è lungo, intenso, persistente, l’alcol è molto alto, oltre 14,5, ma è ben inserito nel contesto complessivo del bicchiere.
Un bel bianco, insomma, da preservare con cura aspettando l’evoluzione, aspetto in cui l’azienda mostra di credere visto che viene commercializzato sempre un anno dopo la vendemmia.
L’ultima nota riguarda il legno, ma è una conseguenza di quanto scritto sinora: ben ammagliato, non sovrasta il frutto ma lo complica con un sottofondo resinoso e balsamico molto piacevole.
Oserete berlo anche su fondi bruni burrosi per rinfrancare il palato.

Sede a Sclafani Bagni, Contrada Regaleali.
Tel. 091.6459711, fax 091.426703.
www.tascadalmerita.it.
Enologi: Laura Orsi e Carlo Ferrini.
Ettari: 350 di proprietà e 60 in fitto.
Bottiglie prodotte: 3.000.000.
Vitigni: cabernet sauvignon, nero d’Avola, perricone, merlot, chardonnay, traminer, moscato, cataratto, inzolia, grecanico.