Chardonnay 2018 Sicilia Menfi doc Planeta


Chardonnay Planeta 2018

Chardonnay Planeta 2018

Lo Chardonnay di Planeta è un bianco siciliano che ha fatto epoca. Uscito per la prima volta nel 1994 su vigne piantate nel 1985 a Ulmo e Maroccoli nel comune di Sambuco, in provincia di Agrigento, ebbe un successo incredibile, commerciale e di riconoscimenti. Premi che non si contano ancora oggi, ma furono sicuramente impattanti i 17/20 di Jancis Robinson per la 1994 (17,5 al 1995) e i Tre Bicchieri per l’annata 1996 che all’epoca cambiavano i destini delle Cantine perché le carte si facevano a partire dai vini he avevano ottenuto il massimo nella guida gestita dal Gambero e da Slow Food.
Era un’altra era geologica culturalmente parlando, vitigno internazionale passato in barrique  erano i due presupposti per far emergere il territorio e Planeta centrò subito il risultato, anche se poco dopo sei anni, nel 2000,  i Tre Bicchieri furono dati al Cometa, da uve Fiano. Un segno che già i tempi stavano cambiando e il discorso sugli autoctoni stava diventando preponderante inaugurando una stagione che ancora oggi è culturalmente di riferimento nonostante siano passati vent’anni. Segno dunque che non è solo una moda, ma una tendenza ormai consolidata anche perché assorbita dal popolo di internet che cominciò ad affacciarsi poco dopo sulla scena della critica enologica.
Oggi però il ruolo dei vitigni internazionali come possibilità di un territorio di esprimersi deve essere riconsiderato. Sono numerose le etichette che ormai vantano decine di annate e che hanno un loro pubblico fedele di riferimento
La mia riflessione non è di oggi. Nel 2012 feci questo post molto seguito da cui scaturì un bel dibattito.

Abbiamo, più di recente, infatti riconsiderato per esempio il ruolo del Patrimo in Irpinia, ottenuto da uve merlot, che ha una sua storia affascinante e che regala risultati importanti sul piano gustativo.

Ma tornando allo Chardonnay di Planeta, dobbiamo dire che è uno di quei vini vittime del passaggio dal cartaceo alla rete. Parlo sul piano comunicativo, abbiamo assistito al fenomeno di un ripudio, oserei dire quasi un odio, per quei vini che erano stati osannati negli anni ’90 e inizio del nuovo millennio e ancora oggi, se escludiamo la critica più professionale, c’è un rifiuto a considerarli.
Oggi c’è la tendenza ad esaltare anche vini che non sono puliti sul piano olfattivo e gustativo, ma, come si dice, dopo Lorenzo il Magnifico c’è sempre Savonarola.

Invece questi vini hanno ancora molto da raccontare, come mi ha dimostrato questo Chardonnay di Planeta del 2018 aperto a sorpresa durante la cena a Sorrento. Diciamo anche che, a memoria, ha avuto la sua cura dimagrante che lo ha reso più moderno, nel senso che l’elemento della freschezza è decisivo non solo nel sostenere la beva, ma nel condizionarla dal punto di vista degustativo. Piacevoli note di agrumi, arancio più che limone, vengono confermate al palato, un palato in cui l’equilibrio con il legno segna, rispetto al passato, dei punti a favore del frutto. Frutto maturo, croccante, pieno.

Il vino si impone ancora oggi per la sua potenza, per la sua esuberanza. Del grande vin ha la complessità olfattiva, il fatto che regge anche quando si riscalda oltre il dovuto, l’agilità palatale e la capacità di abbinarsi e di sostenere piatti anche di diversa struttura, non solo mare ovviamente. Ma anche tatufi e funghi.

Un vino che ha sicuramente un grande avvenire, come tutti i suoi predecessori e che vanta un prezzo decisamente favorevole al consumatore (in rete poco più di 20 euro) che lo rende abbordabile a tutte le tasche.

www.planeta.it