Chi era mio padre, Raffaele Sorrentino
di Dora Sorrentino
Dopo un po’, riesco a trovare il tempo e soprattutto il coraggio di raccontarvi chi professionalmente è stato Raffaele Sorrentino, mio padre. Tutto comincia 84 anni fa a Palma Campania, in provincia di Napoli, dove nasce da una famiglia di contadini. A soli dodici anni, insieme al fratello più grande Luigi, si mette su un treno per raggiungere Napoli in cerca di lavoro, perché lì c’è uno zio che ha aperto alcune salumerie intorno alla stazione di Piazza Garibaldi e che quindi li mette subito a lavorare come garzoni. Da qui ha inizio la sua lunga gavetta in varie botteghe della città, toccando un po’ tutti i quartieri, dal centro storico, a Chiaia, passando per Fuorigrotta, fino ad arrivare al Vomero.
Oltre alla passione per il mestiere del salumiere, che man mano perfeziona sempre di più, a mio padre piaceva anche cantare, in particolare musica classica napoletana, e con quel poco che guadagnava riusciva non solo a vivere e a contribuire alle spese di famiglia, ma anche a pagarsi le lezioni di canto. Diventò pure abbastanza celebre, col nome d’arte di Lello Sorrentino, nelle famose “feste di piazza”, ma ad un certo punto si trovò ad un bivio: cantare o “mangiare”, e per necessità scelse la seconda opzione. Fu così che gli si presentò davanti una gran bella occasione: aprire il suo primo negozio, una cremeria, negli anni Sessanta al Vomero, vicino alla funicolare che portava a Montesanto, un luogo strategico considerato il continuo passaggio di persone che prendevano questo mezzo pubblico per spostarsi dalla zona collinare al centro della città e viceversa.
Qui, inizialmente vendeva solo latticini e prodotti derivati del latte. Il successo fu subito assicurato, tanto da trasformare l’attività in rosticceria e poi in salumeria. Il suo fiuto imprenditoriale, perché ne aveva da vendere, lo porta ad aprire altri punti vendita col nome “Sorrento”, che diventerà poi noto in tutta la città, prima a Capodimonte e poi a Via Orsi all’Arenella. La caratteristica di mio padre, la sua vera fissazione, è sempre stata quella di offrire ai propri clienti prodotti di ottima qualità, selezionava le aziende produttrici di persona, andando a visitarle (non dimenticherò mai il viaggio fatto insieme per scoprire San Daniele del Friuli) e, se il risultato lo convinceva, diventava il prodotto di punta del suo negozio. Infatti i clienti sapevano bene da chi andare per procurarsi un buon prosciutto o un’ottima mozzarella se volevano fare bella figura in caso di cene importanti. Ma la sua sapienza culinaria si estendeva anche ai vini. E’ stato uno dei primi clienti dell’avvocato Avallone, quando aprì Villa Matilde, e organizzava per i suoi colleghi salumieri dei veri e propri tour in azienda per fargli conoscere le vigne e la serietà della famiglia Avallone. È sempre stato un cultore del mangiare bene, mio padre, è stato anche un grande amico di Ernesto Cacialli, con cui spesso la domenica si riuniva a pranzo con gli amici e le rispettive famiglie. Per lui Ernesto era l’unico pizzaiolo, a Napoli, che sapesse fare una pizza davvero eccezionale e ne è stato convinto fino alla fine. Successivamente aprì un supermercato sempre poco distante dal suo primo negozio, il quale fu invece trasformato in panificio.
Oggi quel negozio esiste ancora, è diventato di nuovo una salumeria chiamata Alimentari San Martino, un esercizio a cui la nostra memoria sarà sempre legata con affetto. Negli anni Novanta, la sua attività si è spostata in provincia, a San Paolo Belsito, dove aprì un caseificio che produceva mozzarella di bufala. A quelli che non credevano nella sua serietà, propose un premio economico di enorme valore se riuscivano a dimostrare che la sua non fosse mozzarella di bufala. Tutto ciò che so sul mondo del cibo, tutta la mia passione enogastronomica proviene da lui, oltre che da mia nonna. Ci ha sempre insegnato il valore dell’onestà, è stato un esercente che non ha mai rubato sul peso di un prodotto o non ha mai mentito sulla qualità di ciò che proponeva.
La mia famiglia, grazie anche e soprattutto alla presenza costante di mia madre, è sempre stata stimata per la cordialità. Se il nome Sorrento viene ancora ricordato dall’intero quartiere, ci sarà un motivo, dal cliente affezionato agli operai che di passaggio si fermavano per gustare un’ottima “marenna”. Altro valore importante era la pulizia, mio padre era maniacale sulla gestone del banco di salumi e formaggi, che veniva smontato tutti i giorni, ripulito e risistemato, pronto per accattivare i clienti il giorno successivo. E, dulcis in fundo, mio padre viene ricordato da molti perché ha aiutato tante persone, anche a lui vicine, insegnando il mestiere a tanti giovani che gli ricordavano egli stesso quando è arrivato in città, dando da mangiare a chi proveniva dalla vera povertà e dando la vita a chi non ne aveva una. Purtroppo non sempre è stato ricambiato come doveva e non sempre ha ricevuto il merito che gli spettava. Ma questa è un’altra storia e a mio padre non sono mai piaciute le polemiche. Ciao Pa’, fai buon viaggio.
Un commento
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Dora ricordo tuo padre
Avevo dei parenti a via Bonito e quando andavo da loro mi farmavo prima a comprare qualcosa da tuo padre mozzarella e prosciutto sempre buonissimi. Tuo padre era un Signore vero di altri tempi gentile e rispettoso. Un caro abbraccio