Conto al ristorante: quando inizia ad essere caro e insopportabile?



Oggi un conto di 30 euro è considerato ragionevole, ma equivale più o meno alle vecchie 60.000 lire che esprimevano la percezione di caro.
E allora? Se ne parla sempre e ciclicamente. Ma qual è il limite per definire caro un conto?
Difficile dare una risposta: i 6 euro per un primo all’Autogrill per me sono carissimi, i 25 in uno stellato no.
Concorrono alla percezione di costoso
a-prima di tutto la nostra disponibilità economica
b-la qualità della cucina
c-la qualità del servizio
d-la disparità di trattamento su se stessi o sugli altri nello stesso posto
e-la voglia di non tornare più o, al contrario, di tornare
f-l’esperienza

In finale:

Un conto è percepito caro quando, lasciando il ristorante, invece di pensare a quello che hai mangiato rimpiangi quello che hai speso

Tutto qui, al netto di chi è tirchio: in quel caso l’unico conto giusto è quello offerto:-)

Alberto Sordi nell'Avaro di Molière

Come si vede, il parametro è assolutamente soggettivo e non c’è alcun modo per definire una regola valida per tutti.

30 Commenti

  1. Vero quanto affermi, però quello che ha sconbussolato tutto è stato l’avvento dell’euro. All’epoca curavo guide ai ristoranti piemontesi ed astigiani in particolare……la media di spesa per pasto era 25.000 lire, l’anno successivo balzò subito a 25 euro, ovvero quasi il doppio, crescendo poi senza soluzione di continuità negli anni successivi- Va detto che i ristoranti “stellati” da noi numerosi in proporzione salirono meno nei costi, dal momento che già all’epoca lira navigavano sulle 100/120mila.Fino ad arrivare agli anni recenti in cui la forte crisi economica non risparmia di certo zone un tempo considerate floride come il sud Piemonte. Crescono di conseguenza le persone per le quali 30 euro di conto a persona diventano “pesanti” e di conseguenza si diradano le presenze…..condivido che è un parere soggettivo ma se i portafogli del ceto medio di antica memoria si svuotano………qualche ristorante di livello ha autocalmierato i prezzi, molti stanno in piedi grazie alla gestione prevalentemente familiare, ma certo sono tempi difficili e l’euforia dei periodi in cui non si badava molto a spese extra al ritstorante e per i vini al tavolo temo siano passati.

  2. Nei bagni della Versilia non mangia piu’ nessuno. Un buffet, con limiti da lager, a 25 euro. Stesso prezzo per un piatto di spaghetti al pomodoro, seppur buoni. Prezzo da fu pierangelini . Il caro e’ caro quando stride. Poi io pago i meloni di lorenzini 6 euro al chilo, ma che goduria. C’è la mozzarella di bufala carissima a 12 e onesta a 20. Dipende. E’ tutto un problema di chi ti offre cosa. Poi vado a vedere che fa Cracco qui al forte e a che prezzi. Sara’ caro oppure no?

  3. I prezzi sono esosi ovunque. Nella ristorazione medio-bassa e… in quella medio-alta. Il risultato è la caduta vertiginosa degli accessi ai locali e in entrambe le realtà. Tra la fine dell’inverno e l’inizio primavera sono stato in Asia. In quei locali che ho visitato (le recensioni nel mio blog e Vinit) non ho visto il pienone. Però i prezzi erano più abbordabili, e confortati da servizi impeccabili. Per non parlare della qualità del pesce… In Italia, talvolta, lascia perplessi il servizio che in qualche caso è ossequioso – angolazione che però non fa rima con professionalità. No, non sono d’accordo: un piatto di pasta in nessun luogo vale 30 euro…

  4. i prezzi possono in momenti di difficoltà economica, sembrare esosi ovunque, ma…… esiste un ma, un dietro le quinte, un pensiero, una voglia di ospitarti e farti fare un viaggio, in un mondo meraviglioso, oppure lasciarti scomodamente seduto, su scomode sedie, che spesso devono ospitare più sederi in un’ora, la ristorazione, credo che ormai si divida in posti dove vai a nutrirti, e spesso gli avventori prestano più attenzione all’olio che mettono nella loro auto, che a quello che mettono nella loro pancia ! di contropartita ci sono luoghi dove esiste un minimo di pensiero, una voglia di crearti un serendepity, Difficile ma ottenibile, ed allora qui dobbiamo analizzare tre situazioni, La Cucina/chef – il servizio/cortesia/professionalità/simpatia – Location, ognuno di qusti punti deve arrivare ad una media matematica di un 33% circa per sommare un’ipotetico 100/100, non basta una buona cucina OCCORRE UNA GRANDE CUCINA/CHEF, non occorre un buon servizio, OCCORRE UN SERVIZIO CORDIALE MA NON ENTRANTE, SIMPATICO, E PROFESSIONALE, INFORMATO, E CHE TI METTA A PROPIO AGIO, CHE UNA VOLTA FINITO IL TUO PRANZO IL PENSIERO SIA QUANDO CI RIVEDIAMO. La Location serve servirebbe, ma un arredamento adeguato, un’aria sana, un’armonia, un poter camminare sospesi, questo è indispensabile, ed allora il concetto di caro signori miei alza la soglia, altrimenti concordo, in questo momento la soglia è veramente bassa, e tutto ci sembra troppo caro, siete stanchi di mangiare paste scotte ed insignificanti, siete stanchi di parlare dei vostri fatti personali, che diventano di dominio pubblico, per locali non insonorizzati, da 3 persone al metro quadro, siete stanchi di fare l’aperitivo con avanzi mattutini, quando va bene…. siete stanchi di chiedere e non avere risposte, siete stanchi di bere bevande chiamate vino, e non vedere in carta una sana bottiglia a base di sola uva, le soluzioni sono due o rimanere a casa e strfogarsi con cose simili a quelle sopra descritte, O RIVOLUZIONE DEL PENSIERO CIBO, meno biscarate, meno cellulari (ne basta uno) meno Suv, meno carrelli pieni al supermercato riempiti a casaccio, ciondolanti e barcollanti assieme alla moglie il sabato pomeriggio, meno brutta televisione, meno fast food, ecc, siamo quello che mangiamo ed allora consapevolezza enogastronomica.
    un saluto un abbraccio ed una auspicabile pausa di riflessione da Lido.

  5. da anni va do a mangiare a nerano allo scglio ,erano un pò di anni che non andavo più ,ma il giorno 5 agosto mi è tornata la voglia di riprovare sapendo che il conto comunque è caro,ma quello che che mi hanno fatto il 5 e veramente da scok ,in 2 abbiamo mangiato una treccia dico una che poteva pesare 250g un piatto dove c’erano 4 piccolissimi crochè 4 fagottini fritti con il fiordilatte dentro 8 pastette picollissime di fiori di zucca preciso la frittura era inmangiabile piena di olio e fritta male,1 primo spaghetti con vongole e cozze 1 primo scilatielli melenzane e fior di latte ,facevano letteramente inoriddire pieni di olio e tutti legati ,una bottiglia di vino della casa ,2 porzioni di delizia a limone ,il conto 90,00 euro senza ricevuta nemmeno un conticino su un pò di carta ,premetto che non hanno portato menù adesso sto pensando che Antonietta dello scoglio pensa che siamo ancora in bum economico quando da lei andavano vip ,ma allora si pagava sempre caro ma si mangiava bene .attenzione se andate a Nerano

  6. Stasera avevo voglia di pizza similnapoli.
    la mia Signora si presta ad ordinare e ritirare in una delle pizzerie più considerate per il genere in zona (montecatini Terme)

    4 Pizze, 2 piccoli calzoni fritti e due arancini, conto sui trenta euro
    tutto finito nella spazzatura perchè immangiabili, quindi non caro ma carissimo, spendevo molto ma molto meno se stamani partivo e venivo a Napoli, anzi a Caiazzo a Mangiare la mia pizza preferita.
    per un conto che tra viaggio, pranzo e cena magari faceva 300 euro, cioè 10 volte tanto per mangiare le stesse cose, ma spese mille volte meglio

        1. quindi, quale sarebbe questa pizzeria considerata ? puoi anche criptare la risposta, cercherò di interpretarla :-)

  7. Ma x fare 500 km devi dirci dove saresti andato, io forse alla notizia o. Avrei acquistato la guida on line e sarei finito o da Coccia o da Sorbillo. E tu?

  8. Per un anda e rianda in giornata, avrei scelto i fratelli Pepe a Caiazzo, che forse sono aperti anche il mercoledi a Pranzo.
    per addentrarsi a Napoli serve almeno un week end per fare un tour

  9. Ci vogliamo fare del male, eh ? non parliamo di Montecatini ma pure in tutta la Versilia non si riesce a trovare una pizzeria degna di questo nome. L’ultima visitata mostrava orgogliosa sull’insegna “pizzeria napoletana”. Ho inchiodato il monovolume tedesco, ho pagato milioni di euro di parcheggio e, felice di sentir parlare fra i titolari e i camerieri una lingua incomprensibile (mi illudevo di ascolatre un dialetto di Tramonti..), abbiamo ordinato marinare e margherite. Materia prima (pomodoro e mozzarella) passabile, bordo discreto e fondo immangiabile ! fine come una qualsiasi pizzeria e totalmente molle.

    X Gianlu63: davanti Carlotta…. il panaio no perchè fa focaccia quindi l’ex Romano o, più su, il San Francisco (mai coperto) ?

  10. Una delle cose che meglio capii alle lezioni di Gestione Aziendale fù la regola del costo pasto.Cambiano le divise monetarie o le crisi ma la regola rimane sempre quella.Faccio ristorazione,o meglio cerco di proporre e far apprezzare la mia idea di cucina,e devo dire,purtroppo, che nel 70% delle cucine italiane si applicano ricarichi,agi, troppo alti ,in alcuni casi,sempre maggiori,davvero improponibili e offensivi.La crisi la si può affrontare sostanzialmente in due modi:o alzando smisuratamente i prezzi per compensare la perdita di clienti oppure cambiare radicalmente il modo di gestire l’impresa.Non mi sognerei mai di mettere in menù la parmigiana di melenzane a febbraio, oppure i friarielli ad agosto, seppur di cultivar tardivi.E questa è la prima regola:stagionalità a difesa del sapore della qualità e del costo.Penso inoltre che un cibo, una preparazione,siano intimamente legate al suo territorio,a quella storia,ai suoi odori,agli umori di quegli artigiani,e che se portate o trasportate altrove perdano la loro vera essenza,la fragranza,il gusto.Ed ecco il secondo suggerimento,la territorialità.Fin ora ho detto cose scontate,ma chissà perchè mai applicate.Anche io uso ,per gli oli,tutte le dop campane, e le paste secche sono le gragnanesi non industriali,faccio il pane col criscito storico, e propongo mozzarelle di bufala dop e di consorzio nelle due declinazioni,uso le eccellenze dei formaggi campani,dal caciocavallo di miscano al conciato romano,ma non mi sognerei mai di grattuggiare del Parmigiano Reggiano su un primo perchè questo formaggio è una pietanza.Uso i nostri cacioricotta secchi,e al posto dei gamberetti di nassa uso le sparnocchie,i lupini paesani al posto di improbabili vongole veraci,le musdee al posto dei merluzzetti,e come diceva il grande Salvatore Di Meo:è l’occhio del cuoco che intenerisce la carne.quindi niente filetti o primi tagli,ma solo pezzi del quarto anteriore.La spesa la faccio personalmente ogni mattina,senza inutili magazzini che dovrei far sostenere ai commensali,e dolci e dessert li confezioniamo noi,senza affidarci a “rinomate pasticcerie” che comunque usano semilavorati.Ci vuole amore e passione anche nella disposizione dei tavoli ,del tovagliato e dell’hotellerie,e con gli agenti del vino essere drastici e fargli capire che siamo noi a mettergli spazio a disposizione,e quindi niente ricarichi allucinanti.E’ vero ho 30 coperti,ma li riempio a pranzo e a cena,e con 15/20 €,e con docg al bicchiere,soddisfo l’appettito e le curiosità di tutti,dagli antipasti al dessert.La ristorazione in Italia si piange addosso,incapace di mettersi in discussione e rivedere radicalmente il suo modo di essere e il suo modo di proporsi.Diventa una fortezza vuota,autoreferenziale e falsamente elitaria.Così non funziona,il settore perde battute,e occupati.Per cui ancora oggi è possibile mangiare benissimo e pagare poco,anche se non ci sono autotreni parcheggiati.Scusatemi lo sfogo.

  11. Personalmente sposo la filosofia di Luciano, non esiste un conto costoso in assoluto (anche se i 452 euro in due al compleanno di mia moglie da Ainzbec alla Pergoladell’iltoncavalieri ci vanno vicini), ma tutto dipende da dove e come ho mangiato. Settimana scorsa ho avuto la sfortuna di cenare a San Foca (marina di Melendugno, Lecce) a Villa Marina. 180 euro (con lo sconto) in due, per due antipasti “tris” di straordinaria banalità (e serviti mischiando olio del carpaccio a salsa cocktail dei gamberi), due primi senza alcun senso (spaghetti scotti alla bottarga di muggine legati con la panna (!!!) e dei maccheroncini di pasta fresca -ovviamente scotti- alle cozze che sembravano cucinati da una cuoca hawaiana sotto effetto di mdma), nonchè un’aragosta da 850 grammi alla catalana (unica cosa buona, perchè poco manipolata in cucina! e poi la cipuddhra di Collepasso non si batte….). Da bere un vermentino (!) frizzante (!), consigliato direttamente dal titolare come “valida alternativa alle bollicine, che noi per scelta non serviamo”… :-)
    Meno male che almeno il torrone di Tonara era strepitoso. Insomma per fare un esempio, in questo caso il conto non era troppo in assoluto, ma per il complesso cibo/ambiente/servizio era spropositato….

  12. io penso che ogni conto come ogni ristorante ha una propria storia e voglio fare una premessa:ci sono locali affermati e locali improvvisati con un unico denominatore comune : spellare il cliente.io penso che noi amanti dell’enogastronomia che frequentiamo enoteche e gastronomie conosciamo prezzi delle materie prime e quindi spesso restiamo un po’ sconvolti dai prezzi.
    in questo scorcio di estate da single forzato (moglie al mare) sono stato in 4 locali diversi tra san leucio,caserta,sorrento,gaeta e ieri sera a triflisco da un mio cliente chef.
    risultati:san leucio improvvisata cucina di mare con pretese carissima e siamo usciti digiuni;sorrento buono niente di trascendentale con una caraffa di vino con le percoche da anni 90 ultracaro;gaeta location simpatica e moderna grande carta dei vini(buon riesling tedesco a costi giusti) ma il cibo scenografico e sapore zero lo stesso carissimo in proporzione a cio’ che abbiamo mangiato; ultimo ieri sera 45 euro per un buon pranzo a base di pesce(anche gli altri a base di pesce)dall’antipasto al dolce tutto ben cucinato con materia prima dalle alici ai frutti di mare finendo al coccio tutto fresco con mia incursione in cucina con preparazione e scenografia dei piatti di ottimo livello.
    cosa dire e’ una torre di babele,di certo io al caminetto da franco a milano marittima non potro’ piu’ andare visti i tempi perche’ ultracaro ma giusto per cio’ che offre anche se non trovo giusto che una falanghina di basso livello la si paghi 25 euro e un’incursione al carrello dei dolci da sola costa 50 euro(documentabile perche’ conservo i conti)
    arrivederci

  13. Ho visto cose che voi umani………
    Penso che una legge giusta e democratica abbia invece creato un mostro che fagocita la ristorazione, programmi e programmini che vendono cucina illustrata sono ancora peggio! L’essere tutti Chef e Cappelloni ci ha portato alla deriva di gusti, facendo perdere il racconto della tradizione, la trasmissione della conoscenze con prove, assaggi e relativi scappellotti che avrebbero portato alla maestria che fa si si riconosca un artista! Abbiamo insegnato i ragazzi a fare quadri con i plotter ed oggi ci lamentiamo che non ci siano Michelangelo, Guttuso o Morandi. Tutto questo è aggravato dalla mancanza di conoscenze da parte del pubblico che decreta successi per venditori di surgelati conditi ed inesorabili stroncature per esteti del buon gusto che hanno l’unico torto di voler vendere una reale bistecca di marchigiana al reale prezzo di mercato…….
    Potrei inoltrarmi per ore a dissertare di un festival dell’ovvio che sfiorerebbe il ridicolo ma trovare uno dei migliori ( se non il migliore) ristoranti di Salerno chiuso definitivamente ( Il Ristoro degli Angeli) e trovare la ressa ad un locale che non cito per decenza e rispetto verso chi ci lavora, che l’unica visita che meriterebbe è quella dei NAS, dell ASL e della Finanza beh, l’unica cosa è prendere un ANTRA per il mal di stomaco.

    1. Colgo l’occasione per unirmi allo sconforto di Aldo per la chiusura del Ristoro degli Angeli. Quando ho letto su google “chiuso definitivamente” pensando di non aver risposta al telefono perche’ sbagliavo numero sono rimasto seduto immobile. Una delusione immensa. Vivo fuori Salerno da anni (attualmente Milano) e ho sempre cercato di visitare il Ristoro ogni volta che tornavo a casa visto che lo consideravo il migliore di Salerno e tra i migliori d’Italia da me provati ( e ne ho visitati tanti, credetemi). Mi sono imbattuto in questo post cercando notizie sul ristorante e su Marco De Luca nella speranza di scoprire che e’ ancora aperto o che lavora da qualche altra parte. Da questo commento ho la conferma che è chiuso. Peccato.

      Il problema non è solo economico secondo me ma anche la scarsa cultura culinaria del pubblico abituata a sapori di dado e surgelati, sono sempre d’accordo con Aldo su questo. Poi a Salerno si mangia in un posto tendenzialmente o perche’ si spende poco o perchè “si porta”, perchè ti ci devi far vedere etc etc…puntare sulla qualità della cucina la vedo veramente dura…peccato..

      PS:se avete notizie dello chef De Luca fatemi sapere please!!!!

      1. C’è una risposta fatalista a questo episodio di chiusura. Ogni popolo ha i ristoranti che si merita come i governanti che elegge.
        Salerno è città di bar e ristoranti improvvisati, pochi hanno più di dieci anni di storia, in alcuni di mangiano discrete preparazioni tradizionali ma siamo lontanissimi dalle esigenze minime di un gourmet.
        Il giovane De Luca, molto bravo e promettente. E’ andato un po’ in svizzera, poi ci farà sapere in autunno.
        Io gli auguro, vista la giovane età, di farsi bene le ossa all’estero.
        Ai gourmet di Salerno per fortuna resta la Costiera dove c’è l’imbarazzo della scelta

  14. l’euro ha divaricato ancor di più la forbice: i ricchi più ricchi, i poveri più poveri; ha impoverito quelli con lavoro-dipendente e stipendio-fisso; ha arricchito commercianti etc.
    Adesso è “venuta la crisi” che presenta il conto , a tanti meritatamente; per molti altri invece piove sul bagnato; i ricchissimi invece, come capita sempre , se la sono scansata.
    Al ristorante non bisognerebbe più andarci, nei negozi “inutili” non bisognerebbe più andarci (profumerie, oreficerie, occhialerie ,telefonerie e affini, abbigliamento grandi firme etc); ho uno stipendio non male, ma CAZZO, non riesco a conservare niente, in qualunque posto-ambiente-negozio che vai, TI FANNO IL CULO.
    Stiamo più a casa, non so proporre altro.
    Si accettano proposte, anche poco civili e poco pacifiche.
    Facciamo qualcosa….

    1. “…profumerie, oreficerie, occhialerie ,telefonerie e affini, abbigliamento grandi firme etc)…ho uno stipendio non male, ma Bip, non riesco a conservare niente…”

      E’ sti cazzi, co’ tutti sti’ vizi che te ce ritrovi, voi pure conservà? E te lamenti pure!? Ma vedi d’annattene… va!

  15. Per er mejo etc etc :
    Lei cerca sempre la rissa e spesso non capisce cosa uno scrive.
    non ho il telefonino,nè grandi firme, nè il televisore,nè gli occhiali da sole, nè una grande auto,nè…..
    Se fossi un cafone come lei scriverei che il nome che lei si è dato è giusto.
    Senza rancore….

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