Cu.qu. – Cucina di Quartiere: il bistrot che parla la lingua dell’amore e dei vicoli
di Ornella Buzzone
Nei Quartieri Spagnoli, dove le voci si intrecciano ai panni stesi e ogni angolo ha qualcosa da raccontare, c’è un piccolo bistrot che non somiglia a nessun altro. Si chiama Cu.qu. – Cucina di Quartiere e, appena varchi la soglia, capisci subito che non sei entrato in un semplice locale: sei stato accolto in una storia viva, in una casa sincera, in una visione che ha il sapore della verità.
Elena Gargiulo, quindici anni fa, ha lasciato il codice civile per seguire la sua vera vocazione: quella che nasce tra i fornelli, tra le mani che impastano e la mente che crea. Ex avvocata, oggi è l’anima e il motore di Cu.qu., una cucina libera, creativa, profondamente femminile. A guidarla, non sono le mode né i format preconfezionati, ma l’istinto, la curiosità, la passione per il buono fatto bene.
Cu.qu. nasce dall’incontro di tre soci: Elena, suo marito Francesco (che si occupa della sala e della selezione vini, entrambi sommelier), e Gianluca, lo chef che condivide la visione gastronomica. In principio era una dark kitchen: cucinavano per uffici, clienti affezionati, amici. Poi i Quartieri sono cambiati, è arrivata l’ondata del turismo, la gente ha iniziato a bussare — chiedendo di sedersi, di restare, di assaggiare. E allora loro hanno aperto. Letteralmente e simbolicamente.
Oggi Cu.qu. è inserito nella Guida Routard come uno dei locali più autentici da non perdere a Napoli. Ma non aspettatevi un ristorante classico: qui si viene per mangiare come a casa, ma con una cura e una ricercatezza che solo chi ama profondamente quello che fa può garantire.
La cucina è variegata, fortemente stagionale, fatta di suggestioni e contaminazioni. Non mancano piatti della tradizione partenopea rivisitati con creatività — genovese di polpo, zuppe di legumi con torzelle, timballi, polpette di baccalà — ma ogni giorno è diverso, e ogni settimana racconta una nuova storia. Come quella che ho avuto il piacere di assaggiare io.
Il mio percorso è iniziato con delle profumatissime bruschette con salsiccia al sugo, rustiche e golose, seguite da mini arancini di riso, piccoli scrigni croccanti dal cuore tenero. Gli gnocchi al sugo con melanzane sapevano di domenica napoletana, di cucine affollate e mestoli che mescolano ricordi. La moussaka con impronta napoletana è stata una scoperta: mediterranea nell’anima, ma con un twist partenopeo che la rende unica. Delicatissima anche l’insalata di salmone, fresca, bilanciata, perfetta per accompagnare i sapori più intensi.
E poi i dolci: le mini capresine, piccole ma dense di gusto, e la sorprendente cheesecake basca, detta anche torta de queso, cremosa, avvolgente, con quella nota caramellata che resta in bocca e nel cuore.
Il vino qui è una faccenda seria. In carta ci sono oltre 80 etichette di vini naturali, scelti durante viaggi e incontri con piccoli vignaioli europei, italiani e non solo. Il vino, da Cu.qu., non accompagna: racconta. È parte del piatto, del momento, del racconto. È il frutto di una relazione, proprio come ogni piatto servito in tavola.
La sera, la proposta si trasforma: nasce la formula “Tapa Cuqu”, una selezione di piccoli assaggi che cambia ogni volta, contaminata anche dall’esperienza di Carlos, chef spagnolo di León che collabora al progetto. Due fritti con salse artigianali, hummus, cous cous, primi piatti come la puttanesca di baccalà o una Nerano reinventata, dolci fatti in casa. Tutto è pensato per condividere, per stare insieme.
E poi c’è il brunch del sabato, leggero, spontaneo, mai banale. Come tutto ciò che nasce da Cu.qu.
Fuori dal bistrot, vive ancora il loro catering “Cuoche in Giro”, che porta la cucina in luoghi privati, spesso nel giardino di casa, per eventi intimi e matrimoni non convenzionali, autentici, fuori dagli schemi. E in cantiere, forse, c’è anche un altro sogno: una Cu.qu. bakery, grazie al nuovo percorso di formazione sul pane intrapreso dal marito di Elena. Ma, per scaramanzia, qui si sogna a voce bassa.
Cu.qu. non è un ristorante, e non vuole esserlo. È una cucina con i piedi nei vicoli e lo sguardo nel mondo, che usa il vino per raccontare e la stagionalità per orientarsi. Tutto nasce dalle relazioni umane, dal rispetto, dalla condivisione.
In tutto questo, si sente fortissima la presenza di Elena: una cura tutta femminile, una passione che non si spegne, una mano che cucina con il cuore. Sette anni di Cu.qu., quindici di esperienza. E ancora tanta bellezza da scrivere.
Visitare Cu.qu. significa sedersi a tavola con l’anima di un quartiere che cambia, con l’energia di chi ha avuto il coraggio di reinventarsi e con il calore di una squadra che crede nella forza delle relazioni umane.
È un posto dove la creatività non ha paura, dove il vino sa ascoltare, dove il cibo è cura, accoglienza, narrazione.
E se c’è una cosa che ho capito stando lì, è che i sogni si realizzano davvero quando ci sono mani che si stringono e non si lasciano nemmeno nei momenti più difficili. Cu.qu. esiste grazie a questo: a una visione condivisa, a un amore solido, a una complicità che passa dal vino al pane, dalla sala alla cucina.
Andateci. Assaggiate, ascoltate, guardate negli occhi chi vi serve. E poi, lasciatevi ispirare. Perché nei vicoli dei Quartieri Spagnoli, nascosto tra i panni stesi e le voci della città, c’è un sogno che cammina ogni giorno con passo leggero… e profuma di buono.
Cu.qu. Cucina di Quartiere
Vicoletto Berio, 12-13, 80132 Napoli
Telefono: 081 1954 2933
Menu: cuqucucinadiquartiere.it
CuQu per me è sempre stato un posto familiare, dove so di essere accolta bene e di mangiare pietanze cucinate con amore ❤️