I napoletani a tavola da lunedì a domenica: i menu tradizionali


Magna. Roberto Tatafiore Street Food Napoletano

Magna. Roberto Tatafiore: Street Food Napoletano

Ho partecipato alla inaugurazione di una bellissima mostra gastronomica nel cuore palpitante di Napoli: si tratta di un allestimento interattivo che affronta il tema dell’agricoltura e della gastronomia napoletana dal punto di vista storico, scientifico e sociale svelandone tutti i segreti dall’origine al piatto finito. MAGNA (acronimo che sta per Mostra Agroalimentare Napoletana), ideata e curata dall’architetto Marco Capasso, prodotta dall’Associazione “Guviden – I semi dell’amore”, realizzata in collaborazione con il Comune di Napoli, narra la storia e le caratteristiche scientifiche e sociali di una delle cucine più famose al mondo.

Si tiene nel Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore a Napoli (Vico San Domenico Maggiore, 18) dal 14 ottobre 2015 al 10 gennaio 2016 una rassegna sulla cucina più antica al Mondo.
Ci riserviamo di fare un servizio  più ampio. Nel frattempo vi giro questa curiosità: il calendario gastronomico settimanale dei napoletani. Fino a non molto tempo fa funzionava così.

In apertura il quadro realizzato ad hoc da Roberto Tatafiore, inserito in una collettiva del ‘600.

Magna, lunedì

Magna, lunedì

 

Magna, martedì

Magna, martedì

 

Magna, mercoledì

Magna, mercoledì

 

Magna, giovedì

Magna, giovedì

 

Magna, venerdì

Magna, venerdì

 

Magna, sabato

Magna, sabato

 

Magna, domenica

Magna, domenica

11 Commenti

  1. E’ vero, un tempo funzionava così… oggi non c’è più né tempo né voglia di preparare quei pranzi, tranne, forse, la domenica. Ahimè!

  2. Un onore, gentilissimo Pignataro, essere presente con una mia idea per Magna, nel Suo blog.

  3. fortunatamente tutte le trattorie napoletane storiche prima narrate in questo blog e poi ampliate e raccolte nella Guida alle Trattorie di Napoli, Storie, Luoghi e Ricette della Tradizione Ed. dell’Ippogrifo seguono ancora questo calendario :)

  4. Fortunatamente, aggiungo io, era già stato il Corrado nel 1808 a presentare “I Pranzi Giornalieri, variati, ed imbanditi secondo il prodotto delle stagioni”. In fatto di cucina nessuno s’inventa niente. Le idee si continuano.

  5. questo è il bello della cucina anche contemporanea, possedere una solida conoscenza della tradizione e delle materie prime per poi viaggiare con la mente e con il cuore nel presente e nel futuro. Bottura docet : )

  6. sarebbe molto intelligente avere + eventi in citta’. e far crescere il turismo oltre che culturale anche gastronomico,e fare confronti con altre citta’ europee che ,la vita costa il dobbio,in tutto?’e offfre poco come bellezze e sqisitezze nostrane,avere un po il naso alla francese?’non guasterebbe, ok ciao appresto.

  7. Stimatissimo Luciano,

    Apprezzo tanto il tuo blog, che leggo sempre con grande apprezzamento. Questo post in particolare mi ha toccato. Mia nonna R.I.P. era una persona di routine nella cucina. Lunedì zuppa, martedì ecc. ecc. Un’altra epoca, quella. Grazie a Dio per quelle donne e per quelle tradizioni morti, che forse NON sono morti a causa dei blog come il tuo.

    Grazie di nuovo, Luciano! Salutoni dal Massachusetts.

    L.C.

  8. grazie a Dio a napoli gli anziani e la trasmissione della tradizione orale di questi saperi credo sia immortale per la natura stessa dei veri napoletani, quelli che sono rimasti:)

  9. Non mi trovo! Giovedì polpette e sabato brodo. Martedì fagioli. 3 regole sulle quali mio nonno non transigeva.

  10. @Giustino. Ho parlato a lungo con Marco Capasso. Questa non è una ricostruzione storica del menù giornaliero dei napoletani è una provocazione per far riflettere . Ci sarebbe infatti da entrare nei dettagli e descrivere i tanti menù settimanali. Quello del Corrado segnalato da Davut ad esempio non era affatto tipico di una casa popolare o borghese. I menù del Cavalcanti rappresentavano la tavola borghese così pure quelli descritti dall’anonimo estensore della Cucina Casereccia. Poi ci sarebbe da parlare dei menù delle tavole popolari non urbane. Quelle di tuo nonno e mia nonna. Queste sì che rispettavano le regole di una cucina di prossimità stagionale nel tempo nel contratiempo e nel dì di festa. Il menù delle classi popolari a Napoli poi? È una storia di digiuno e di cibo immondo. Si legga Spatuzzi, Serao, Mastriani e Lombardi.

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