Chi è Diego Bonato, il giovane enologo veneto vincitore del premio Giulio Gambelli 2017


Premio Gambelli 2017

Premio Gambelli 2017

di Marina Betto

L’ edizione 2017 del premio Giulio Gambelli,che vuole premiare l’enologo under 35 che abbia saputo incarnare l’idea del vino portata avanti dal grande maestro del Sangiovese, quest’anno è stato assegnato ex equo a due giovani enologi: Diego Bonato e Luca Faccenda. Ho avuto modo di conoscere personalmente Diego presso l’azienda Tolaini a Castel Nuovo Berardenga (SI) dove lavora e ho voluto fargli qualche domanda per comprendere meglio il suo operato e le sue idee sul vino. Diego classe 1982 è cresciuto tra i vigneti di famiglia sui Colli Euganei nel padovano.
Si laurea nel 2004 in Agraria ed Enologia ed inizia subito a lavorare in Veneto per poi andare prima in Nuova Zelanda, poi in Toscana e nuovamente all’estero in Australia. Nel 2008 rientra in Italia e precisamente in Toscana dove l’azienda Tolaini per la quale aveva già lavorato gli offre di rimanere, oggi la dirige.

Diego Bonato

Diego Bonato

Cosa ti affascina del Sangiovese?

Trovo affascinante come questo vitigno reagisca al territorio, come reagisca a livello aromatico al sole,alla pioggia. Rappresenta una sfida. Qui a Castel Nuovo Berardenga avevamo terreni giovani dove il Sangiovese era incontenibile i primi anni ma siamo riusciti a fare prima un Sangiovese in purezza, poi una Riserva, poi una Gran Selezione.

Come ti avvicini al mondo del vino?

Sono partito dall’azienda agricola dei miei genitori ” Reassi” questo è il suo nome che in veneto significa terre franose. Inizialmente non avevo un grande interesse, se ne occupava mio padre con i miei zii poi dopo aver fatto il cameriere ho voluto cominciare a capirci qualcosa in più sui vini e mi sono interessato alla vigna e al lavoro di cantina. Dopo la laurea e le prime esperienze lavorative parto per la Nuova Zelanda; un mondo completamente diverso a livello di lavoro in cantina, meno pregiudizi e mi sono sentito libero di fare, di realizzare, è così che ti vengono molte idee. Poi sono tornato e ho lavorato in Piemonte e Toscana per poi ripartire subito dopo per l’Australia e sono approdato nella Clare Valley da Pikes, nella zona più vocata per il Riesling. Ritorno in Italia nel 2007 e mi richiama il Sig. Tolaini per il quale avevo lavorato nelle prime esperienze e mi chiede di occuparmi della vigna proprio mentre sto partendo per una nuova esperienza in Sud Africa ma cambio idea e decido di rimanere.

Gambelli giovane

Gambelli giovane

Il tuo vino del cuore?

“Tre Frazioni” è un colli Euganei rosso 2001 il mio primo vino, cioè fatto da me per questo non lo scorderò mai, se parliamo di vini in generale quello del cuore è il Montevertine. Mi sto dedicando anche ad un vecchio vigneto di “Pinella” nei Colli Euganei dal quale sto ottenendo uno Spumante Metodo Classico 36 mesi sui lieviti ora portati a 48. Si tratta di un vigneto storico che piantò mio nonno; il vitigno ha un’acidità spiccata, non vuole sole diretto, pecca un po’ di concentrazione ma è molto floreale e si presta alla spumantizzazione.

Un sogno, un progetto da realizzare?

Come ho detto questo Spumante Metodo Classico per l’azienda di famiglia mentre qui dove lavoro il progetto del Chianti Classico, dedicare più tempo a questo vino incredibile.

Quale è la tua opinione a riguardo sull’enologia italiana, i nostri vini sono ricercati, apprezzati all’estero?

Secondo me non c’è una comunicazione chiara e si danno troppe cose per scontate, troppe denominazioni. L’Italia deve puntare ai vitigni locali e non a quelli internazionali; i vitigni autoctoni sono la nostra grande ricchezza perchè difficili da coltivare e vinificare altrove.

Come ti vedi fra mezzo secolo, sai fare una previsione?

Sempre al lavoro, con una famiglia nel mio Veneto.