Dove va il vino. Tendenze e criticità per il 2025 Intervista a Salvatore Martusciello e Gilda Guida


Salvatore Martusciello e Gilda Guida Martusciello

Salvatore Martusciello e Gilda Guida Martusciello

di Giulia Cannada Bartoli

Salvatore Martusciello e Gilda Guida nel panorama vitivinicolo campano e nazionale non hanno bisogno di presentazione. Alla famiglia Martusciello si deve il maggior impulso verso la nascita della Doc Campi Flegrei nel 1994. Lo zio di Salvatore, Gennaro Martusciello, per primo intuì che il futuro dei Campi Flegrei era nei vitigni autoctoni, su tutti, Falanghina e Piedirosso.

L’inossidabile Elena Martusciello

L’inossidabile Elena Martusciello

Donna Elena Martusciello ha avuto un ruolo fondante in Grotta del Sole e come Presidente Nazionale delle Donne del Vino (la prima del Sud Italia); oggi segue da lontano i progetti di Gilda e Salvatore ed è parte attiva della delegazione regionale delle Donne del Vino.

Gilda Guida, storica figura in Grotta del Sole e Donna del Vino da oltre vent’anni è attiva a livello nazionale e locale. Gilda e Salvatore, compagni nella vita e nel lavoro, dal 2015 hanno dato vita a un nuovo progetto, “Salvatore Martusciello Wines”, con un occhio alla propria tradizione e l’altro alla voglia di produrre vini freschi e contemporanei per andare incontro alle richieste del mercato.

Li ho intervistati in occasione della mia visita alla nuova cantina di Pozzuoli, per il mio prossimo progetto editoriale sui Campi Flegrei che vedrà la luce nel 2025.

 

Quali sono le maggiori preoccupazioni a oggi per le aziende vinicole italiane e campane?

Le sfide che attendono il vino italiano nei prossimi anni sono diverse e vanno dal cambiamento climatico al rapporto tra alcol e salute, dall’instabilità politica globale ai cambiamenti nei gusti dei consumatori più giovani.

 

L’impatto del cambiamento climatico è il secondo fattore di preoccupazione per gli imprenditori vinicoli…

Certo, non potrebbe essere diversamente. Gli investimenti viticoli sono investimenti di lungo periodo: se piantiamo oggi una nuova vigna o se introduco delle modifiche (sesto d’impianto, nuove piante, ecc.) vedremo i primi frutti tra cinque o sei anni e non sarà possibile apportare nuovamente modifiche senza aspettare i successivi 5-6. Quali saranno le condizioni produttive tra 10 anni? Non è semplice prevederlo ma in Campania, più che in altre regioni, siamo sicuramente favoriti dal clima e, per quanto ci riguarda più da vicino, anche dalla natura dei suoli delle aree a denominazione di origine nelle quali lavoriamo.

Ci riferiamo all’era dei Campi Flegrei, a quella dell’Agro Aversano e alle sottozone del Gragnano e del Lettere caratterizzate da suoli sciolti dove la pianta fa meno fatica ad attingere sostanze nutritive e dove allignano gli stessi vitigni autoctoni da secoli. In alcuni casi anche su piede franco.

 

Altro elemento di allarme arriva dalle politiche sempre più stringenti sulla tutela della salute e dalla nuova normativa del codice della strada… quali strategie mettere in atto…

 Il vino de-alcolato…

Gli allarmi sulla salute preoccuperebbero meno se si affrontassero con giuste campagne di comunicazione contro la demonizzazione in atto che sembra poi, “strumentalmente”, riguardare solo il vino. Sulla salute ci sono molti studi che avvalorano la tesi di un equilibrio esistente tra la buona salute e il consumo moderato. La cultura del buon bere non ha nulla a che vedere con il binge drinking e nessun produttore di vino di qualità ne consiglierebbe mai un consumo eccessivo. Per quanto riguarda le norme del codice della strada riguardanti il limite massimo della concentrazione dell’alcol nel sangue, dobbiamo ricordare che sono state già introdotte a partire dal 2001. Sono cambiate le sanzioni ma, è cambiata, soprattutto, l’attenzione dei media e delle multinazionali dei soft drinks, che, come ho detto, sembrano concentrarsi esclusivamente sul vino. Chissà perché… Dimenticando che il vino nel nostro paese ha radici culturali solide anche nell’approccio e nella modalità di consumo. Certo, sarà necessario anche assumere una nuova consapevolezza e cambiare alcuni comportamenti. In città ci si può muovere a pranzo e cena con mezzi pubblici o taxi o prediligendo l’utilizzo di auto in comune, mentre il problema si pone per il fuori porta. Dovrebbe essere incentivato il rilascio di licenze taxi o similari (Uber per esempio), soprattutto nei piccoli centri. E a turno, chiedere a uno dei commensali di limitarsi nel consumo. Sul vino de – alcolato non ci esprimiamo perché, per quanto ci riguarda, non è vino.

 

Passando a elementi esterni di preoccupazione, sicuramente lo scenario internazionale segnato da congiunture economiche in crisi e guerre, è un altro fattore di preoccupazione…

A livello internazionale, naturalmente, inquietano moltissimo le guerre, gli eventuali dazi di cui si parla da tempo, ma, più in generale, ritengo sia l’instabilità politica diffusa a creare apprensione e incertezza che si ripercuotono anche sul mercato interno.

 

Le imprese si trovano a dover gestire costi sempre crescenti… chi sono i produttori che stanno soffrendo di più…

In uno scenario di costrizione del mercato, con i costi dell’energia pronti a risalire e dunque, i costi a essa collegati, come trasporti e materie prime, a soffrire saremo tutti. I produttori di quei vini che reggono il tempo conserveranno sempre un valore stabile, se non crescente, nel medio-lungo periodo; possono avere difficoltà finanziarie o di cassa, ma, quando il mercato si riprenderà, recupereranno. I produttori, invece, di quei vini che devono essere consumati entro due o tre anni, saranno in maggiore difficoltà: se accumulano giacenze, non riusciranno a recuperare in futuro. Per non accumulare giacenze si potrebbero lasciar andare a comportamenti commerciali potenzialmente complicati per il loro futuro.

Falanghina e Piedirosso

Falanghina e Piedirosso

La crescente difficoltà nel reperire mano d’opera specializzata nella parte agricola della filiera…

È ormai da molti anni che è sempre più difficile reperire mano d’opera specializzata, perché sono sempre meno i giovani italiani che decidono di lavorare in agricoltura, sebbene sia un lavoro sia, è cambiato molto negli ultimi trent’anni. Oggi è necessaria una preparazione che prima non era richiesta, si è compreso che tutte le attività, per es. la potatura, necessitano di una competenza elevata e i giovani vanno formati adeguatamente. Quindi nel tempo, sarà necessario incentivare sempre di più il lavoro in vigna e dedicare molte più risorse alla formazione degli operatori. Per non parlare poi delle difficoltà burocratiche derivanti dall’assunzione e formazione di manodopera straniera!

 

La burocrazia…!!!

Quella in Italia è sempre stata  un grave problema. Stiamo per esempio completando l’avvio della nuova cantina nei Campi Flegrei e, tra le tante lungaggini, citiamo gli oltre due anni e mezzo necessari per avere una nuova  cabina dell’energia elettrica che ci garantisse la disponibilità dei kilowattora di cui necessitiamo. In ogni caso, la burocrazia e l’infinità di adempimenti legati oggi in particolar modo al nostro mondo penalizzano nei costi soprattutto le aziende più piccole.

 

Le nuove tendenze da tenere d’occhio per intercettare i consumatori del vino nel 2025?

Più che nuove tendenze ci sarebbe da capire come rendere cool il vino per le nuove generazioni di potenziali consumatori. Il consumo è sempre più appannaggio degli adulti e molti pensano che questo sia dovuto alla disponibilità economica o alla complessità di approccio rispetto a cocktail e birra, ma non è così semplice. È vero che la riproducibilità e il numero limitato dei cocktail classici offre sicurezza e soddisfa con poco impegno le aspettative, così come per la birra, a parte qualche tipologia artigianale. Ma forse le cause principali sono culturali. Il vino è considerato, dalla GenZ, meno trendy, o meglio, sono pochi i contesti in cui è visto appetibile dai giovani per darsi un tono. Sarebbe necessario un buon piano di comunicazione a lungo termine che riporti di nuovo il vino al centro della nostra identità culturale e gastronomica.

 

L’innovazione… a che punto è l’Italia e il Sud in particolare?…

l’Italia ha potenzialmente le carte in regola per sfruttare l’innovazione… Pare che al momento siano Piemonte, Toscana, alcuni distretti di Veneto e Lombardia e, in Sicilia, l’Etna ad attrarre nuovi estimatori…

Se, per innovazione s’intende il gusto contemporaneo, la Campania sarebbe perfettamente in linea, specie con il piedirosso e tutti i suoi vini bianchi. Le altre regioni del sud avrebbero più difficoltà, la Basilicata con l’aglianico e la Puglia con primitivo e negroamaro. Ma l’attrazione non dipende solo dal gusto, coinvolge l’intero territorio. L’Etna è  riuscita a costruire una Brand Identity, più del Vesuvio o dei Campi Flegrei, che pure dovrebbero giovarsi della crescente popolarità di Napoli. Come pure le Langhe, per non dire della Toscana. Quindi è su questo che è necessario porsi delle domande e trovare delle risposte anche in ambito consortile e istituzionale, perseguendo progetti di medio e lungo periodo.

 

Allora cosa manca alle regioni del sud per diventare attrattive e competitive?…

Trasformare interi territori per aumentarne la bellezza richiede molto tempo. Intanto, si potrebbe investire nelle aree che, alla produzione di qualità, possono associare attrattività turistica, in Campania ad esempio le Strade del Vino, in Irpinia, Campi Flegrei, Vesuvio, Costiera Amalfitana, Cilento, ecc.

Servirebbe  però, un’unione d’intenti di istituzioni, associazioni e imprese che al momento non vediamo. Inoltre, auspichiamo una volontà comune di affidare questi processi a professionalità competenti che conoscano bene il mondo del vino e allo stesso tempo siano in grado di studiare importanti progetti di comunicazione.

 

Noi, nel nostro piccolo, intendiamo impegnarci con tutte le nostre forze per difendere e promuovere i nostri Campi Flegrei.

 

3 Commenti

  1. Credo che per alcune regioni del sud manchi un fare sistema e promozione mirata, i prodotti ci sono e così anche le varietà di uva ognuna con le proprie caratteristiche uniche ed inimitabili.
    Sta alle persone e alla loro curiosità di provare un bianco o rosato della Basilicata piuttosto che della Calabria o del Molise…
    Carpe Diem

  2. Intervista davvero interessante, dove non si lascia in sospeso nessuna delle criticità esistenti su un settore strategico per il nostro Paese. Complimenti a Salvatore e all’azienda che da sempre è una eccellenza della Campania.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.