Fiano di Avellino 2003 docg Terredora


Uva: fiano
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

Ecco cosa scrivevamo un anno fa di questo vino.

La mano di Lucio Mastroberardino sembra volgere decisamente al bianco in queste ultime vendemmie. Fiano, Greco, Coda di Volpe e Falanghina sono i bicchieri capaci di colpirci di più anche se dobbiamo dire che l’evoluzione dei rossi, anno dopo anno, promette bene. Ma è sui bianchi il genius loci aziendale e forse familiare: una Coda di Volpe 2002 ci colpì molto favorevolmente questa estate, la Falanghina viene dalla prima vigna di questa uva piantata una quindicina di anni fa da Walter su consiglio di Michele Manzo, il Greco si conferma vino di struttura e complesso. Ma è del Fiano il fin la meraviglia. Nel corso della degustazione organizzata dalla famiglia all’Hotel Vesuvio per festeggiare dieci anni di vendemmie di Terredora, è il vino che ha colpito di più tutti, dai sommelier dell’Ais Napoli in servizio agli operatori del settore. Il Fiano di Avellino docg presenta infatti sentori floreali e di frutta bianca intensi e persistenti, in bocca si rivela la grande annata 2003 per la Campania con un ingresso piacevole, la freschezza e la morbidezza si bilanciano  già abbastanza bene nonostante il vino sia stato imbottigliato da pochissimo. Molto persistente e molto intenso, un capolavoro quando lo rapportiamo al prezzo scelto da Walter, un maestro nel settore commerciale come pochi in Italia. Gli abbinamenti? Difficile dirlo perché questo bianco non dovrebbe essere disturbato dal cibo (30/3/2004).

Dopo una simile valutazione il Fiano di Lucio non poteva mancare nella selezione che ho inviato agli amici dell’Hotel de la Russie per accompagnare quattro serate con lo chef Pino Lavarra di Palazzo Sasso (se siete a Roma dal 2 al 6 marzo non perdetele). 50 aziende, 150 etichette, senza alcuna gabella come al solito, ma solo il frutto di una scelta giornalistica. Tra i vini della presentazione ufficiale alla stampa, oltre al Frassitelli 2003 di Andrea D’Ambra e alla Falanghina Folius 2003 della Cantina del Taburno, che ho trovato entrambi buoni ma ormai all’inizio della loro fase declinante, il sommelier di via del Babuino ha proposto appunto questo Fiano. Dunque, dodici mesi dopo, farà piacere che il giudizio migliora ancora perché l’affinamento in bottiglia ha sviluppato maggiore equilibrio sforbiciando decisamente quei sentori acerbi tipici dei vini che hanno lasciato da poco tempo le vasche di maturazione. Questo Fiano ha confermato tutte le cose belle osservate sopra ed è sostenuto da una energica spinta di freschezza davvero difficile da trovare nell’annata 2003. Un piccolo capolavoro, insomma, che mi ricorda il Greco Vigna Giulia di Struzziero del 1995 durato ben sei anni. Anche questo Fiano, salvo sorprese, ha vita lunga e pensiamo sarà necessario almeno un altro anno prima di poter dire che ha raggiunto il suo nadir. Rettifichiamo sugli abbinamenti: noi lo abbiamo bevuto su una spigola preparata da Pino. Sono questi bicchieri che mantengono fresca la voglia di continuare a scrivere: nonostante lo smarchettamento generale nel mondo del vino, ci sono ancora spunti genuini e di abilità capaci di risvegliare entusiasmi. Bella figura davanti ai miei esperti colleghi della Capitale. Scherzi del destino? Lo bevo sempre nei grandi alberghi, forse porta bene.

Sede a Montefusco, via Serra. Tel. 0825 968215, fax 0825 963022. E mail:  [email protected], sito www.terredora.com. Enologo:Lucio e Paolo Mastroberardino. Ettari: 125 di proprietà e 30 in fitto.Bottiglie prodotte: 1.000.000. Vitigni: aglianico, piedirosso,sciascinoso, fiano di Avelino, greco di Tufo, falanghina, coda di volpe