Il giudice: Marc Veyrat ha torto, la Michelin non gli deve alcuna spiegazione!!!


Marc Veyrat

Marc Veyrat Michelin: qualche ora fa il giudice ha respinto la richiesta dell’ex cuoco tristellato di conoscere i motivi per cui la Rossa gli ha tolto la terza stella.

Un caso clamoroso per il mondo dell’alta cucina: il  tribunale di Parigi ha stabilito che lo chef Marc Veyrat non deve avere alcuna spiegazione da parte della Michelin sul perché abbia perso la terza stella al suo ristorante Maison de Bois nelle Alpi francesi.
La notizia della decisione sulla disputa tra Marco Veyrat e la Michelin è stata appena rilanciata da Le Figaro.

Non si conoscono le motivazioni, ma, a naso, appare evidente che essendo la guida una iniziativa editoriale privata, il giudizio su un locale rientra nella normale libertà di espressione garantita dalla Costituzione Francese (e da quella italiana, aggiungiamo noi).
Lo scopo del cuoco, imbestialito per la perdita della terza stella, era costringere la Michelin a produrre dei documenti dopo avere accusato di incompetenza gli ispettori. Con l’obiettivo di non essere più giudicato e, probabilmente, anche di chiedere un risarcimento danni.

“Ho molto rispetto per la Michelin in Francia … ma hanno commesso un errore nel mio caso e devono riconoscerlo”, aveva  dichiarato Veyrat all’AFP prima della sentenza. Lo chef aveva criticato gli ispettori della Michelin come “incompetenti” dopo aver affermato di aver usato formaggio cheddar inglese in un soufflé. Veyrat stava cercando le prove dalla Michelin che i suoi ispettori avevano realmente mangiato nel suo ristorante e che avessero preso appunti scritti durante la degustazione e aveva così avviato la causa contro la Michelin a gennaio poco dopo che la guida gli aveva portato via la terza stella appena un anno dopo che il ristorante l’aveva vinta.

A settembre, l’avvocato Emmanuele Ravanas di Veyrat ha dichiarato all’AFP che lo chef sperava che la Michelin sarebbe stata costretta a produrre documenti in tribunale che avrebbero potuto “chiarire i motivi esatti” per cui aveva retrocesso il ristorante. «Per decenni, Marc Veyrat è stato abituato a far valutare, valutare e confrontare la sua cucina e sa abbastanza bene che non possiedi una stella per la vita … accetta tutto, purché le critiche siano accurate»  aveva detto Ravanas.
Il team legale di Michelin ha criticato la causa di Veyrat come un abuso del sistema legale e ha definito Veyrat una “diva narcisistica”. «Si tratta di rispettare la libertà di critica e opinione nel nostro paese», ha dichiarato Richard Malka, avvocato della Michelin, in una dichiarazione rilasciata alla AFP la scorsa settimana. Di qui la decisione di procedere anche ad una denuncia nei confronti del cuoco qualche settimana fa.

Lo chef ha affermato che un ispettore ha concluso che il soufflé di formaggio del suo ristorante conteneva cheddar inglese, quando in realtà è stato realizzato con formaggi francesi Reblochon, Beaufort e Tomme. «Ci ho messo lo zafferano e il gentiluomo che è venuto ha pensato che fosse cheddar perché era giallo”, ha dichiarato Veyrat». «Questo è ciò che chiami conoscenza? È solo pazzo».
All’epoca, la Michelin aveva rilasciato una dichiarazione sul peggioramento del ristorante di Veyrat, affermando che la società «capisce la delusione per il signor Veyrat, il cui talento non contesta nessuno, anche se ci rammarichiamo per la sua irragionevole persistenza con le sue accuse. Il nostro primo dovere è di dire ai consumatori perché abbiamo cambiato la nostra valutazione».

Al di là di queste quisquilie legali, il principio in discussione era se la Michelin, e dunque, una guida, avesse il diritto o meno di giudicare un cuoco e di togliergli il riconoscimento precedentemente dato. L’orientamento del giudice è stato quello secondo il quale la libertà di espressione, e dunque di giudizio, non può essere in alcun modo messa in discussione.

Abbiamo avuto di esprimere la nostra opinione anche per casi analoghi avvenuti in  Italia per scelte della Michelin.
I fatti sono abbastanza chiari: un esercizio pubblico può essere giudicato da chiunque, piaccia o non piaccia ai diretti interessati come del  resto dimostra anche il caso di TripAdvisor. Quindi: o si accetta il gioco sia quando si sale sia quando si scende, o si ignora totalmente il giudizio nella buona come nella cattiva sorte. Quello che non si può fare è dire ogni bene di chi ti giudica sino a quando cambia parere.

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