Il “Gruppo Caffo 1915” dell’Amaro del Capo acquisisce il marchio “Petrus”. La Calabria che avanza, anche in tempo di coronavirus


Gruppo Caffo 1915

Gruppo Caffo 1915

di Giovanna Pizzi

La Calabria è spesso fanalino di coda in diverse classifiche e questo si sa. È ricca di prodotti straordinari che non vengono adeguatamente valorizzati e ok. Fare impresa qui è un’ “impresa” e sappiamo anche questo…
Ma è vero anche che quando un calabrese scende in campo, meraviglia delle meraviglie, è sempre un fuoriclasse e quando questo succede è motivo di orgoglio per la Calabria tutta… perché siamo anche campanilisti.
È il caso di prodotti unici al mondo come il bergamotto o il cedro, di attività che hanno fatto la storia come l’estrazione della liquirizia o più semplicemente “fare il vino” (beh siamo l’Enotria), è il caso della “dieta mediterranea” che qui ha visto i natali o quello di grandi aziende che fanno grande il mondo produttivo calabrese.
Tra queste c’è il la “Distilleria Caffo”, con sede a Limbadi in provincia di Vibo Valentia, che con un’operazione di portata storica ha appena acquisito il marchio olandese “Petrus Boonekamp”, il più antico tra gli amari in commercio (1777) e “padre di tutti gli amari”.
La “Caffo” negli ultimi anni si è imposta sul mercato nazionale col suo prodotto di punta “Il Vecchio Amaro del Capo”, fino a poco tempo fa conosciuto e commercializzato solo entro i confini regionali. Questo grazie al lavoro strategico e lungimirante del suo giovane amministratore delegato Sebastiano, detto Nuccio, Caffo che da quando ha preso in mano le redini dell’azienda l’ha fatta letteralmente decollare.
Ricordo che fino a 15 anni fa mio fratello portava l’Amaro del Capo come reliquia al suocero viterbese mentre un paio d’anni fa, per fare un gioco statistico, durante vari viaggi in Italia chiedevo a fine pasto un amaro e, 9 volte su 10, il primo ad essere nominato, da Bolzano a Trapani, era l’Amaro del Capo, fosse anche perché un nome era facile da ricordare per primo, era comunque sempre presente nei ristoranti e nei bar.
Tutto questo successo solo avendo potenziato la rete vendita e facendo le giuste operazioni di marketing, perché questo amaro (che per alcuni è “dolce”) è un prodotto che piace! con i suoi 29 ingredienti tra erbe, fiori, frutti e radici calabresi, dalla menta all’anice e dalla liquirizia ai fiori d’arancio, messi insieme in una ricetta ovviamente segreta e servito ghiacciato.
Alla “Caffo” piacciono i brand che sanno di antico e un’acquisizione importante, qualche anno fa, è stata quella del “San Marzano Borsci”, liquore dal 1840, tanto amato in Italia.
E dopo l’Italia è andata alla conquista dell’Europa, prima con la distribuzione dei suoi prodotti (che sono tanti oltre l’Amaro del Capo e il San Marzano) in diverse nazioni europee e adesso con questa nuova e importante acquisizione, quella del “Petrus” appunto, che accontenta anche coloro che amano gli amari “amari”.
Che dire? Vi assicuro che lavorare a certi livelli è cosa assolutamente non facile, anzi straordinaria, a queste latitudini e questa del “Gruppo Caffo 1915” è davvero una gran bella storia!
Soprattutto in tempi di coronavirus.