Il ruolo dei consorzi di tutela | 2. Cosa possono e cosa non possono fare. In poche parole: a cosa servono?


 

di Nicola Matarazzo*

Indipendentemente dall’osservanza e rispetto di norme giuridiche, come già descritto qui, mi piace pensare ai consorzi di tutela come dei veri e propri gruppi volontari e solidali di scopo, dove lo scopo è rappresentato dalla ricerca, in maniera socialmente responsabile, del bene(essere) comune, cioè territorio e denominazioni geografiche.

È un grande impegno, perché tutelare il bene comune – il territorio e le denominazioni di origine ad esso collegate – significa coltivare una visione lungimirante, significa investire sul futuro, significa preoccuparsi delle diverse comunità, significa subordinare ad esso ogni interesse del singolo, quando col bene comune sia in contrasto.

Bisogna fare un salto di qualità e prendere consapevolezza per rifuggire da quello che Keynes definiva l’incubo del contabile, e cioè il pregiudizio secondo cui nulla si può fare se non comporta risultati economici immediati. Quindi, il ruolo dei consorzi di tutela è quello di definire un percorso condiviso e solidale che si realizzi intorno ad un valore che vada ben oltre il breve termine e si rivolga al futuro in modo resiliente, cioè capace di creare un nuovo equilibrio all’interno del sistema sociale ed economico.

Purtroppo uno dei punti deboli del funzionamento dei consorzi di tutela è proprio questo, la perdita di vista, sia da parte delle compagini associative e sia dei pubblici esterni, del loro effettivo ruolo con conseguenti aspettative disattese che generano incomprensioni e conflitti. Spesso li si accomunano a società consortili tra imprese (aventi uno scopo ben diverso dai consorzi di tutela) o ai consorzi agrari (che sono un’altra storia), o addirittura si considerano strumenti ad uso e consumo degli interessi esclusivi delle aziende private associate, a volte riecheggiano anche fantomatiche figure come quella delle “cabine di regia”, che sottendono un’antiquata e per fortuna superata idea piramidale di governo.

 

Ma una delle aspettative che in maniera ricorrente si pone nei confronti dei consorzi di tutela è quella di governo dei prezzi dei prodotti a marchio DOP e IGP sul mercato, e ancora peggio di sanzionare chi non si attiene ad un dato livello di prezzi, equamente determinati non si sa da chi e come. Questa prerogativa non è assolutamente compatibile con il ruolo che le varie norme attribuiscono ai consorzi di tutela oltre ad essere sanzionata per legge.

Allora cosa possono fare in concreto i consorzi di tutela ?

Ad esempio ai consorzi di tutela riconosciuti ai sensi dell’art. 41 della legge 238/2016 (comparto vino), ed aventi una rappresentatività della compagine associativa di almeno il 40 per cento dei viticoltori e il 66 per cento della produzione certificata, sono attribuite:

La funzione di valorizzazione e promozione che comprende la stipula di convenzioni ed accordi con organismi pubblici e/o privati;  la partecipazione a mostre, convegni, fiere, workshop, manifestazioni in Italia ed all’estero; l’attività di collaborazione con enti pubblici e privati, organismi ed associazioni, istituti e scuole, per promuovere e realizzare iniziative atte alla diffusione, all’educazione alimentare e al consumo corretto e responsabile dei prodotti tutelati, anche organizzando corsi di formazione, professionali e didattici; l’attività di presentazione, promozione e degustazione della/e Denominazione/i di competenza nell’ambito di manifestazioni ed eventi dedicati alla valorizzazione di prodotti agroalimentari della Regione di appartenenza ed al di fuori di questa; la gestione di strutture pubbliche e private per la valorizzazione e promozione dei vini a Denominazione tutelati, partecipando ai relativi bandi di accesso ed incaricandosi dei relativi compiti; l’attività e le azioni di valorizzazione, anche in collaborazione con enti e organismi pubblici e privati, per favorire la promozione dell’enoturismo.

La funzione di tutela e cura degli interessi della Denominazione comprende il compimento di tutte le attività correlate all’applicazione della disciplina nazionale, comunitaria e internazionale, riguardanti i prodotti a Denominazione di propria competenza, ivi inclusi i compiti consultivi, propositivi, operativi e di collaborazione con le Autorità centrale e periferica di controllo, con gli Organismi di controllo preposti e con la Regione di competenza, nonché con tutti gli altri soggetti/Enti pubblici e privati competenti in materia vitivinicola; lo svolgimento di ogni attività di proposta, tutela, gestione generale in materia di disciplina e di regolamentazione a livello regionale/nazionale/comunitario per quanto riguarda i prodotti vitivinicoli ottenuti nello stesso territorio e recanti una Denominazione di Origine di propria competenza, gli impianti dei vigneti, la tutela del territorio con riferimento, anche a livello urbanistico, alle aree di particolare pregio destinate al possibile sviluppo dei nuovi vigneti; l’adeguamento dei disciplinari di produzione; la presentazione delle domande di protezione per nuove DOP, es: passaggio da DOC a DOCG; lo svolgimento, secondo le direttive del MIPAAF, di attività a livello giuridico/ legale/amministrativo, per assicurare la salvaguardia delle Denominazioni tutelate dal plagio, dalla sleale concorrenza, dall’usurpazione e da altri illeciti nazionali ed internazionali, costituendosi anche parte civile nei procedimenti penali e promuovendo ogni opportuna azione in sede sia civile che penale ed amministrativa. In mancanza di un sistema efficace di protezione internazionale per le Indicazioni Geografiche, riconosciute dai recenti accordi ACTA come diritto di proprietà intellettuale ma senza alcuna regola procedurale di garanzia, il consorzio può registrare direttamente nei Paesi terzi la propria Denominazione come marchio; infine definire, previa consultazione dei rappresentanti di categoria della denominazione interessata, l’attuazione delle politiche di gestione delle produzioni, al fine di salvaguardare e tutelare la qualità del prodotto a DOP o IGP e contribuire ad un migliore coordinamento dell’immissione sul mercato della denominazione tutelata, nonché definire piani di miglioramento della qualità del prodotto.

La funzione di vigilanza si esplicita attraverso la collaborazione con l’Ispettorato Repressione Frodi territorialmente competente, nel prelievo dei campioni a DOP e IGP esclusivamente nella fase di commercio. Più in dettaglio, consiste nel verificare, anche in convenzione con altri Consorzi, che i prodotti prelevati nelle attività di vigilanza nella fase del commercio, attraverso analisi chimico fisiche presso laboratori autorizzati, siano conformi ai disciplinari; impiegare agenti vigilatori propri o in convenzione con altri Consorzi, anche di altri settori, per le attività di vigilanza e per i prelievi di campioni di vino delle Denominazioni tutelate, sempre e solo nella fase del commercio, essendo preclusa qualsiasi attività nella fase produttiva.

 

Tutti i costi sostenuti dai consorzi autorizzati per le attività svolte sono a carico di tutti i soci del consorzio, nonché  di tutti i soggetti inseriti nel sistema di controllo, anche se non aderenti al consorzio, secondo criteri di trasparenza previsti dalla legge.

 

*Senior partner – Semeia Coaching
Componente gruppo tecnico dei direttori – Federdoc
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