InVINOveritARS design: il fascino delle cantine d’autore in Alto Adige
di Ilaria Oliva
Da grande appassionata dei “vini del freddo” ho fortemente voluto questo tour che mi consentiva anche di visitare alcune delle cantine architettonicamente più interessanti d’Italia. L’Alto Adige è una terra che ti conquista a primo sguardo: terrazzamenti di vigne in altura e filari di mele in piano, chiesette con guglie svettanti su piccoli borghi cristallizzati nel tempo, vette altissime innevate con baite anche in versione contemporanea, ordine e pulizia dovunque: tutto merita attenzione e tutto è fonte di ispirazione. Mi sono incamminata nella direzione tracciata dalla strada del vino di Cortaccia, Kurtatsch in tedesco (prima lingua del posto), alla ricerca dell’omonima cantina che, al primo sguardo, sembra un “normale” edificio storico, ma, svoltando l’angolo in salita, svela la nuova facciata contemporanea, realizzata con lastre di dolomia, punta di diamante del progetto d’ampliamento ideato dagli architetti Dell’Agnolo e Kelderer. Non solo in facciata: l’effetto wow continua all’interno dell’enoteca, con vista praticamente illimitata sul paesaggio circostante, tutta vetrate, con la possibilità di sostare su un enorme balcone senza soluzione di continuità.
La forza della modalità cooperativa si rivela immediatamente fondamentale alla richiesta di delucidazioni in merito: 190 soci per 190 ettari di vigneto, collocati tra i 200 e i 900 metri sul livello del mare, con viticoltura fortemente basata sulla qualità e suddivisione delle cultivar a seconda delle peculiarità del terroir. Fondata nel 1900, Cantina Kurtatsch è una delle più antiche cooperative vinicole dell’Alto Adige e nel 2020 ha festeggiato il suo 120° anniversario con l’apertura di quella che è probabilmente una delle più moderne enoteche del paese.
Quando si decise di realizzare un ampliamento della vecchia cantina, che necessitava di nuovi spazi per aumentare lo stoccaggio, ottimizzare la logistica e dare risalto all’enoteca, un po’ schiacciata dalla zona conferimento uve, si puntò su un investimento di circa 7 milioni e mezzo di euro per dare una vera e propria svolta alla storia aziendale: investimento fruttuoso, visti i risultati. La facciata, realizzata in calcestruzzo con dolomia, la pietra locale, dialoga perfettamente con il profilo dei monti circostanti, ai quali si ispira; all’interno, oltre al vetro, forte la presenza di dettagli in legno di rovere e decisamente interessante l’allestimento didattico del percorso di visita che, salendo o scendendo per delle scale in acciaio, accompagna il visitatore alla scoperta dei diversi terroir di provenienza delle uve.
Non a caso, infatti, la linea più alta di referenze aziendali si chiama Terroir, perché punta a valorizzare il meglio della produzione per singolo appezzamento, mentre la linea base è la Selection.
Vini che lasciano il segno: i bianchi sono ovviamente freschi ma non eccessivamente pungenti, ricchi di sentori balsamici e vegetali, quando c’è di mezzo il legno non è mai una presenza invasiva; i rossi vanno dalla più tradizionale Schiava al progetto iconico Tres che rappresenta le tre microparcelle più vecchie e migliori delle tre varietà più importanti, Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, raccolte e vinificate separatamente. Non posso non menzionare le etichette del Tres: ogni bottiglia prodotta è dipinta a mano utilizzando come colore il terreno dei vigneti d’origine delle uve ed ogni edizione ha un proprio motivo, l’annata 2015 la forte pendenza dei filari di Merlot (artista Margit Pittschieler), la 2016 la parete “Milla”, la caratteristica e suggestiva parete di roccia dolomitica su cui si erge il villaggio di Kurtatsch (artista Carmen Maria Alber) e la 2018 il paesaggio di Cortaccia con i pendii ripidi coperti di vigneti, i caratteristici cipressi e la maestosa catena montuosa di roccia dolomitica (artista Carmen Maria Alber).
Lasciata Kurtatsch, il percorso continua alla volta di Cantina Tramin che si preannuncia a distanza con il suo involucro verde clorofilla dal grande impatto visivo: impossibile non fermarsi a curiosare. Per scoprire che, anche in questo caso, si tratta di una cooperativa, nata nel 1898 da un piccolo progetto con poche famiglie, avviato per garantire sussistenza e un futuro ai viticoltori di montagna. Nel 1971 Cantina Tramin si fonde con la storica Cantina Sociale di Egna, nata nel 1893 e, con l’arrivo in azienda dell’enologo Willi Stürz, negli anni ‘90 si consolida l’inversione di tendenza verso la qualità e prende il via il progetto dei vini della Selezione, la massima espressione dei vigneti più pregiati. Oggi i soci sono 160 famiglie che lavorano un totale di circa 270 ettari. Nel 2010 è stato ultimato l’intervento di ristrutturazione della sede, un progetto curato dall’architetto Werner Tscholl, una struttura-scultura che si ispira alla vite e alla sua morfologia, perfettamente integrata nella bellezza del paesaggio, concepita in un’ottica di alto risparmio energetico. Una sintesi architettonica in cui convivono passato e futuro, legno e ferro, vetro e cemento, trasparenza e oscurità. Un progetto pluripremiato che ha saputo innestare il nuovo intervento sul corpo originario della Cantina senza sottrarre neanche un metro di terreno alle vigne. Lo spazio interno è stato accuratamente studiato in funzione della sua destinazione d’utilizzo, in modo da riservare aree funzionali dedicate all’attività degli operatori e al piacere dei visitatori, a partire dall’enoteca e dalla sala di degustazione. I vini? Beh, questa è la casa del Gewürztraminer, e il vino iconico, l’Epokale Alto Adige 2009 è stato il primo vino italiano al di fuori della Toscana e del Piemonte ad ottenere i 100 punti Parker di Wine Advocate.
Il percorso si chiude con l’arrivo a Bolzano, dove si staglia imponente il cubo della nuova omonima Cantina di design: anche in questo caso siamo davanti ad una cooperativa, fondata nel 1908 da 30 agricoltori nel quartiere termale di Gries e che oggi è composta da 224 famiglie dedite soprattutto alla valorizzazione del Lagrein e del Santa Maddalena dal vitigno Schiava, in seguito alla fusione, nel 2001, con la coop. Santa Maddalena. La Kellerei Bozen nel 2018 si trasferisce nel quartiere di San Maurizio ed è qui che nasce il nuovo edificio a forma di cubo rilucente che sembra prendere vita dalla collina circostante e dove ogni dettaglio è stato costruito per essere al servizio della qualità del vino. Qui si trovano gli uffici, l’enoteca, il punto vendita e la zona della produzione per la maggior parte interrata. Il tutto è stato costruito nel pieno rispetto degli standard di efficienza energetica e sostenibilità Casa Clima Wine®. Una lamiera di alluminio traforato color bronzo avvolge la facciata dell’edificio, disegnando delle ramificazioni che ricordano una foglia stilizzata di vite.
Molto interessanti, per comprendere al meglio le dinamiche territoriali, le conversazioni con i referenti aziendali: in tutti e tre i casi i soci possiedono piccolissime parcelle di vigne e quella di viticoltore è quasi sempre una seconda attività. Il senso di cooperativa è molto sentito, si percepisce soprattutto a Kurtatsch, dove, a metà mattinata, si trovano i soci che, con gli scarponi ancora sporchi di terra, vanno a bere insieme un sorso di vino. La peculiarità dell’Alto Adige, inoltre, è quella di fare tutto al meglio: l’overtourism è una realtà abbastanza impattante, ma, annualmente, dai ricavi vengono realizzati investimenti atti a migliorare le strutture.
A noi comuni mortali non resta che imparare!