La Top10 della 100 Best Italian Rosé 2024. Intervista a Calogero Statella, produttore dell’Etna Rosato DOC 2022, decimo classificato


Rita D'Errigo e Calogero Statella

Rita D’Errigo e Calogero Statella

di Antonella Amodio

Chi conduce la cantina?

L’azienda Famiglia Statella è condotta da me e mia moglie Rita; la mia formazione di enologo mi consente di gestire in autonomia tutta la parte produttiva, dalla gestione del vigneto alla vinificazione. Non abbiamo una cantina di proprietà, a causa delle esigue dimensioni aziendali; per la vinificazione ci appoggiamo ad una azienda sull’Etna, nella quale ricopro il ruolo di direttore tecnico.

 

Ci parli del vino nella classifica 100 Best Italian Rosé

L’Etna Rosato Famiglia Statella è stato prodotto per la prima volta nella vendemmia 2020. È un vino nato per pura “vocazione viticola”. Mi spiego meglio: nel vigneto dove produco il mio Etna Rosso Pettinociarelle c’è una piccola porzione di vigna con la peculiarità di un suolo più profondo rispetto agli altri, dove le viti sono più generose e dove c’è una maggiore presenza di Nerello Cappuccio. L’uva di questo piccolo vigneto ha caratteristiche non proprio ideali per produrre un vino rosso, ma straordinariamente adatte a ricavare un grande vino rosato. In altre parole, abbiamo cercato di assecondare la vocazione viticola del territorio togliendo parte dell’uva destinata al nostro Etna Rosso, quella meno adatta ad ottenere questo vino, impiegandola per il rosato, che come tipologia esprime molto bene questa varietà e i connotati del territorio.

 

Cosa rappresenta questo rosato per la vostra azienda?

Il nostro rosato è un vino che, forse più di tutti, dimostra come il Nerello Mascalese sia veramente un vitigno dai mille volti, riuscendo ad esprimersi in modo diverso in virtù delle caratteristiche pedoclimatiche del luogo di coltivazione, dando sempre risultati di altissimo livello qualitativo, a patto che il produttore abbia la sensibilità di capire le potenzialità del territorio.

 

Cosa rappresenta questo premio per voi?

Rappresenta un grandissimo significato simbolico. Ottenere un riconoscimento così importante ci dimostra che la strada intrapresa nel 2020, quando è nato il rosato, è quella giusta. Ci conferma che la nostra interpretazione del territorio ha dato vita ad un vino dove la combinazione tra vitigno e ambiente si esprime come speravamo, ai massimi livelli qualitativi.

 

Programmi per il futuro?

Stiamo mettendo le basi affinché si possa ripetere l’esperienza fatta con il nostro rosato attraverso la produzione di un grande vino bianco dell’Etna. Abbiamo acquisito recentemente un piccolo appezzamento in una zona straordinaria a 1.000 metri di altitudine, dove abbiamo piantato i vitigni bianchi autoctoni etnei, Carricante e Catarratto. Il ruolo del produttore secondo la nostra filosofia è saper interpretare il territorio con l’obbiettivo di produrre grandi vini. Secondo questo principio, ci auguriamo tra qualche anno di ottenere riconoscimenti con il vino bianco come questo di 100 Best Italian Rosé.

 

Cosa pensa della percezione del consumatore sul vino rosato?

Devo ammettere che, nonostante gli sforzi di tantissimi produttori di vini rosati di qualità, in Italia e nel mondo, la tipologia “rosato” soffre tutt’oggi a livello di mercato di numerosi e radicati pregiudizi. Questo spesso crea problemi alle vendite, soprattutto per quei rosé che si presentano sul mercato con una fascia di prezzo più alta. Purtroppo nell’immaginario collettivo il rosato deve essere un vino facile, fresco, beverino, leggero, magari “frizzantino” e soprattutto deve costare poco. Esiste una nicchia di mercato che sta iniziando ad apprezzare questa tipologia, ma purtroppo rappresenta ad oggi solo una cerchia ristretta di consumatori disposti a scegliere il rosato di qualità. Speriamo che nel futuro questa nicchia si allarghi e diventi sempre più importante. Nel frattempo noi teniamo duro e cercheremo di fare vini rosati sempre più buoni.

 

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