Doppia “Verticale da urlo” con i vini del Baglio del Cristo di Campobello di Licata


Verticale di Lu Patri e Laluci  - Baglio del Cristo di Campobello di Licata

Verticale di Lu Patri e Laluci – Baglio del Cristo di Campobello di Licata

di Fabio Panci
Ormai la macchina potrebbe andare con il pilota automatico, il tragitto Cattolica Eraclea (il mio buen retiro siciliano) – Campobello di Licata è un qualcosa di conosciuto e familiare. Si prende la litoranea, passando per Porto Empedocle, ammirando la bellezza infinita della Valle dei Templi di Agrigento, poi si sale al borgo fortificato di Naro, con discesa finale in direzione Campobello. Lì lasciatoci alle spalle il centro abitato, dopo alcuni km si cominciano a scorgere le dolci colline gessose del Baglio del Cristo di Campobello.

Luogo ideale di incontro della vite, del sole e del mare che fa capolino in lontananza.

Lì ad attendermi trovo la famiglia Bonetta (nelle sue tre generazioni) ed una nutrita rappresentanza di collaboratori, tutti uniti dall’amore incondizionato per la loro terra ed i suoi preziosi frutti. Giusto il tempo dei saluti con il “deus ex machina” dell’azienda Carmelo Bonetta, il saluto immancabile al “Lu patri” Angelo (proprio a lui è dedicato il Nero d’Avola, punta di diamante della produzione aziendale) e siamo già pronti per dare inizio al nostro viaggio tra due vitigni portabandiera (nero d’avola e grillo) dell’attuale enologia siciliana.

Partiamo con i bianchi, andando a degustare ben 6 annate di “Laluci”. Grillo in purezza, solo acciaio e bottiglia, perfettamente ricalcante il nome in etichetta ergo “pura luce” appena versata nel bicchiere.

Laluci annata 2010
Ammaliante sin dai primi sentori di frutta (pesca bianca, cedro, ananas), fiori (zagara), continuando con note gessose, erba tagliata e completandosi con sentore di stecca di vaniglia appena incisa. In bocca viene fuori una tridimensionalità pazzesca. Fresco, avvolgente, complesso, sapido, persistente con una pulizia ed un rigore da lasciare per un attimo perplessi sulla giusta collocazione geografica (Saumur, sulle sponde della Loira?).

Laluci annata 2011
In quanto a sentori non siamo sui livelli incredibili dell’annata precedente, un po’ più chiuso e timido, o meglio direi meno disposto a concedersi nell’immediato. In bocca la situazione migliora nettamente, la potenza del vitigno viene fuori, ergo tanta freschezza, sapidità, alcol perfettamente calibrato. Stupisce ancora la classe e l’ordine provenienti dal bicchiere.

Laluci annata 2012
Ritorna un lato olfattivo da fuoriclasse dominato sempre dalla pesca bianca, coadiuvata questa volta dal mandarino e da una bella nota balsamica. A livello gustativo non si può non apprezzare la corroborante acidità, la parte alcolica mai eccessiva, una bella spina dorsale fatta di sapidità ed una persistenza di ottimo livello.

Laluci annata 2013
Trattasi di perfetto spartiacque tra la complessità di beva delle annate precedenti e la maggiore esuberanza olfattiva dei raccolti 2014 e 2015. Finezza ed eleganza in ogni caso non mancano, con una spigolosità gustativa ad alcuni tratti molto interessante se bevuto non da solo ma in abbinamento enogastronomico (perché non provarlo con un’arancina al burro?)

Laluci annata 2014
Come anticipato precedentemente la 2014 e la 2015 sono le annate dove il lato olfattivo del vitigno è davvero un cesto pieno di frutta (pesca, melone bianco, mandarino, kiwi giallo) e fiori (zagara e acacia). Da non sottovalutare una deliziosa nota di menta, che apre le porte al lato degustativo dove domina incontrastata una spaziale acidità, con salivazione abbondante e copiosa “asciugata” dalla immancabile sapidità. Pronta da stappare già stasera, ma apprezzabile al suo massimo tra almeno un paio di anni.

Laluci annata 2015
Circa il lato olfattivo possiamo fare un “copia e incolla” con la descrizione dell’annata 2014, con l’unica parziale differenza data dal “sentore pesca bianca” assolutamente predominante sugli altri sia a bicchiere fermo che in rotazione. A livello gustativo siamo “work in progress” ma se il buongiorno si vede dal mattino…

L’indimenticabile giornata di degustazione continua con 5 annate di “Lu Patri”. Nero d’Avola in purezza, con minimo 14 mesi passati in barriques di rovere francese e almeno 12 mesi di affinamento in bottiglia prima di essere messo in commercio.

Lu Patri 2008
“Il Re è Nudo”. Questa a mio modestissimo parere la frase rappresentante alla perfezione il concetto di nero d’avola, portato in bottiglia dalla famiglia Bonetta, in questa annata. Al naso troviamo una quantità di descrittori (marasca, prugna, carruba, oliva, terra, tabacco, cuoio, radice di liquirizia, pepe nero) da far impallidire la scheda AIS. In bocca però arriva la sorpresa, corposità e opulenza sono bandite lasciando spazio ad una beva snella, verticale, setosa ed essenziale.

Lu Patri 2009
Se dovessi premiare l’annata “più gustosa”, quasi masticabile, non ci sarebbero dubbi nello scegliere la vendemmia 2009. Qui l’anima croccante del nero d’avola, si esprime al naso con sentori di mandorla tostata e nocciola caramellata, accanto ai “consueti” frutti rossi maturi, cannella, liquirizia e note ematiche sul finale. In bocca invece si perde un po’ la scorrevolezza di beva del 2008, guadagnando però in caratteristiche di profondità, complessità, persistenza e longevità.

Lu Patri 2010
Rispetto alle due annate precedenti, in particolare la 2008, qui il nero d’avola torna ad un essere un re contornato dalla sua corte. Ergo dopo essersi persi nello sterminato patrimonio di descrittori olfattivi (mora, cassis, pepe nero, cannella, eucalipto, cuoio, sottobosco) si passa ad una beva ricca, potente, sontuosa, viscerale ma fortunatamente non stancante grazie ad una bella freschezza, tannini vivi e lunga scia sapida.

Lu Patri 2011
Le ultime due annate in degustazione, 2011 e 2012, presentano come caratteristica in comune una parte olfattiva tutta giocata sui toni della frutta (mora e ribes) in bilanciamento con sentori di cannella, vaniglia e piccoli ricordi di caramella balsamica. In bocca però il 2011 ha già imboccato la via maestra, con acidità importante, tannino molto fine, alcol già ben integrato, sapidità pronta a sorprendere. Insomma si tratta del primogenito del sovrano, pronto tra un po’ di tempo a prendere il posto del padre.

Lu Patri 2012
Se per l’annata 2011 il percorso “per la gloria” è in corso, qui siamo ancora all’inizio. A livello olfattivo è un vero concentrato di nero d’avola, una sorta di “tester” del Lu Patri. In bocca si intuiscono gli enormi margini di crescita, costruiti sue due caratteristiche imprescindibili per “l’immortalità enoica”: eleganza e finezza.