L’Autentica 2006 Basilicata igt il capolavoro dolce di Gerardo Giuratrabocchetti


L’Autentica 2006

CANTINE DEL NOTAIO

Uva: moscato, malvasia
Fascia di prezzo: nd
Fermentazione e maturazione: legno

L’Autentica di Gerardo Giuratrabocchetti si conferma un grande vino dolce a distanza di tre anni dall’ultimo assaggio e di cinque dal primo. Un piccolo grande capolavoro di equilibrio in cui la dolcezza e la sapidità giocano di rimbalzo in continuazione.
Assolutamente integro, in nessuna degustazione coperta si potrebbe dire che ha già sette anni perché la freschezza resta decisamente marcata. Piccolo grande capolavoro, allora, da conservare ancora per molti anni.
Anche se è un segmento del vino poco mediatico, prima o poi ci dovremo decidere a fare questa verticale dolce nel Vulture. Colpiscono l’eleganza, la precisione dei profumi, la beva snella.
Da usare sui dolci, ovviamente, ma anche su formaggi di media stagionatura.

Scheda del 16 marzo 2010. Cosa si beve alla fine di un pasto è di cruciale importanza, almeno quanto al principio. “Un arrivederci dolce ma non troppo” è la sfida che ogni viticoltore che si cimenta nell’arte del far passito si pone. Al Sud, a fronte di condizioni climatiche favorevoli che facilmente fanno innalzare il tenore zuccherino e che imprimono al prodotto tutti i connotati di una felice estate assolata, la ricerca e, soprattutto, l’incontro con l’acidità fanno la differenza.

Le Cantine del Notaio di Rionero in Vulture (Potenza) sono tra le aziende che sono storicamente, con un’alternanza dovuta all’annata, riuscite a catturare l’essenza di questo funambolico gioco d’equilibrio tra dolcezza e freschezza. L’Autentica vendemmia 2006 lo ripropone con maestria e autorevolezza.

Le uve per il 75% Moscato del Vulture e per il resto Malvasia del Vulture sono coltivate su due ettari di terreni di origine vulcanica (caratterizzati dalla costante presenza di uno strato tufaceo che “allatta” le viti nei periodi di siccità) tra Maschito e Rionero in Vulture, il comune dove ha sede l’azienda nata nel 1998 per volontà di Gerardo Giuratrabocchetti e sua moglie Marcella. Raccolte tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre, le uve, lavorate, fermentano e invecchiano, per 14 mesi, in barriques di rovere francese custodite nelle seicentesce grotte di tufo vulcanico che si trovano sotto la bella struttura destinata alla esposizione e alla degustazione dei vini aziendali, nel centro storico della cittadina vulturina.

Il vino è giallo ambrato e cristallino. Vivo e accattivante.  Nell’osservarlo, predispone al godimento di quel momento slow che è la conclusione del pasto, con il suo muoversi ancheggiante nel bicchiere. Al naso è complesso ed evoca immediatamente una campagna del Sud: carrube, fichi bianchi secchi e datteri su un tappeto di fiori di campo gialli spampanati sotto il sole. E ancora: miele, erbe mediterranee e una lieve nota, appena percettibile, di vaniglia. La gran parte dei profumi, insomma, fa pesare alla evoluzione. Eppure tra gli altri frutti che volteggiano tra naso e bocca, è proprio l’uva la più viva. E’ lei che si percepisce appena surmatura, come, insomma, la si ritroverebbe in vigna prima della raccolta girando tra i filari. E’ decisamente dolce eppure sorprendentemente polposa e non cotta.  E’ lei il segreto di questo passito: l’immagine di un frutto ancora presente alla beva, accompagnato da un tenore acido che ne bilancia la dolcezza.  In bocca è una piacevole sorpresa la coerenza tra l’olfatto e il gusto che si arricchisce di una nota sapida che è decisamente la costante dei vini dell’azienda e che dona a questo passito, insieme alla freschezza già enunciata, una bevibilità come pochi. Corona  a Vini Buoni d’Italia del Touring Club 2009

Scheda del 17 agosto 2008. Uno dei migliori rossisti del Sud è andato a Corona con un bianco.  Non è la prima volta, per la verità, che L’Autentica entra nel Gotha di Vini Buoni d’Italia perché due anni fa, era la prima edita dal Touring Club, arrivò anche in finale senza però agguantare il podio. In questo caso, invece, non ci sono stati molto dubbi nelle due fasi della degustazione coperta grazie alla prepotenza, quasi, con cui è riuscito ad imporsi nelle commissioni regionale e nazionale.

La spinta in più al bianco dolce di Marcella e Gerardo Giuratrabocchetti stavolta viene secondo me da un alleggerimento della materia, un tema sollevato con autorità a Ferragosto nel blog di Ernesto Gentili e Fabio Rizzari, non so se dovuto all’annata o alla sua interpretazione, che regala maggiore dinamicità al bicchiere: il rischo in questa tipologia è noto, cioé scapolare nella stucchevolezza e questo è molto facile con uve raccolte surmature e per di più con un alta concentrazione di zucchero per litro, diventa quasi obbligata. Il segreto invece è proprio creare quell’equilibrio necessario chiamando a raccolta il residuo di acidità e renderlo protagonista, forse qui più che nei vini secchi, regalando così una sensazione dolce e rinfrescante al tempo stesso, come quella di un succo di frutta per intenderci.

Ma non è solo questo equilibrio ad essere stato centrato nel 2006, perché L’Autentica colpisce per un impatto olfattivo molto complesso, non solo quello banale dovuto all’aromaticità delle uve utilizzate, ma anche alla sapienza dell’uso del legno con sentori speziati, anche di agrumato, che trasformano il bicchiere in una festa per il naso. Con questi due presupposti, il resto è naturale conseguenza: struttura e alcol determinano l’importanza del vino, la sua imponenza per certi versi impressiona al primo sorso, salvo poi ad accorgersi della sua faciltà di beva.

Un gran bel dolce del Sud, insomma, solare e ricco di energia, un esempio da seguire che squilla la tromba per tutta una serie di territori che stanno ripensando il loro impegno in questi segmento, penso al Moscato di Trani, a quella di Terracina, a quello di Baselice e a quello di Saracena giusto per citare le zone più vocate sotto Roma del Mezzogiorno continentale. Un vino, lo ricordiamo, abbinabile, sia alla pasticceria secca dell’Appennino che a quella opulenta e barocca di Napoli, ma anche su alcuni pecorini stagionati per contrasto o, ancora, ai piatti in agrodolce.

Sede a Rionero in Vulture, via Roma, 159. Tel.0972.717111. Sito: www.cantinedelnotaio.com[email protected]. Enologo: Luigi Moio. Ettari: 26 di proprietà. Bottiglie prodotte: 60.000. Vitigni: aglianico, moscato, malvasia