Le chiavi delle camere d’albergo, le storie del giorno dopo


– del Guardiano del Faro –

Ma guarda che sorpresa, stavo ripulendo la macchina da mille cianfrusaglie prima di portarla a fare un lifting dal carrozziere e in una tasca laterale ritrovo questa pesante chiave di camera d’albergo. Cose che capitano, dimenticanze che succedono al mattino e che sono capitate a tutti coloro che viaggiano e che magari hanno riposato poco o male, e che quindi non sono molto attenti alla procedura mattutina , sveglia, doccia, barba, colazione, valigia, conto alla reception e restituzione della chiave. Quest’ultimo passaggio a volte non avviene per mancanza di lucidità mentale , i pensieri corrono già verso gli appuntamenti della nuova giornata.

Ormai queste pesanti chiavi sono state sostituite progressivamente da quelle brutte tessere di plastica, alcune con un chip stile carta di credito, altre con la banda laterale da codificare un minuto prima alla reception, però il fascino della pesante chiave metallica bordata in gomma perchè non sbatta sulla porta ha tutto un altro fascino. Intanto rispetto alle tessere magnetizzate ha il pregio di funzionare sempre, e poi se ti rimane nella tasca del cappotto, se la ritrovi a distanza di oltre due anni come in questo caso,  questa chiave è ancora in grado di riaprirti la porta onirica di una notte speciale.

Una serata ed una notte che non saprei ancora oggi dire con certezza se sia avvenuta veramente oppure no.

Dalla Borgogna stavo salendo in solitario verso nord, verso la Germania, il giorno dopo mi aspettava quello che sarebbe stato e che rimane oggi uno dei primissimi pranzi di questa vita,  al sommo Arnsbourg, una cosa da quantificare con i tre quarti insomma,  ma tante cose dovevano ancora avvenire prima, e siccome il sole del nord se ne era già andato giù da un pezzo era ora di trovare una soluzione interessante per giustificare il passaggio  di una notte.

Place Stanislas, Nancy

La scelta cadde puntando l’indice sulla mappa riepilogativa della Michelin direzione nord est, sfogliavo la Rossa mente guidavo in autostrada  verso la città di Nancy, anche se  un rigurgito di Pensiero-Sophie avrebbe potuto portarmi di la della Manica durante la notte. Non fu Sophie ma fu Nancy, per la precisione il numero 9 de Rue Monseigneur Truillet, indirizzo della dimora storica del 16° secolo destinata ad ospitare l’Hotel D’Haussonville , non lontano dalla bellissima Piazza Stanislas.

L’ingresso defilato e poco visibile, l’insegna invisibile, il parcheggio poco agevole, la pioggia fine che si tramutò  verso le otto in neve. Ma niente stress, quando viaggi solo non devi fare i conti con nessuno che ti stressa, devi solo pensare che tutto andrà bene, anzi splendidamente.

Al ricevimento la ragazza mi apparì totalmente fuori contesto, molto alta, almeno per me che non lo sono, molto abbronzata, anzi no, pelle ambra naturale, occhi chiarissimi, capelli lunghissimi del colore e dello splendore di un visone champagne,  lineamenti particolarmente definiti e nello stesso tempo addolciti, come in una fusione di algidità scandinava smussata da un non so che di orientale.

L'ingresso dell'Hotel D'Haussonville, da quella porticina bianca in basso a sinistra

Non fu semplice raggiungere la petit suite  Khartoum, collocata nell’alta torre e raggiungibile solo tramite la pluricentenaria scala circolare : cosa fai in questi casi? La valigia te la porti, questo è chiaro, lasciagli la valigetta del pc, quello si, almeno si sente meno in imbarazzo che non salendo con la sola chiave Khartoum.

Chargée d’histoire et de mystère, l’escalier de la Tour Carrée conduit aux étages avec un détour indispensable par les balcons…”  Sticazzi!

Ed eventualmente … “Et la plus haut perchée, mais aussi la plus insolite, la suite Nairobi réjouira les amoureux de découverte et d’aventure” … prendo fiato, le scale, le scale.

Faceva freddino, lei, fece il possibile perché i caloriferi si mettessero in funzione velocemente, ma fuori il freddo ed il vento spingevano altrettanto forte. Pas de wi-fi, muri troppo spessi o codice d’accesso troppo lungo, non posso lavorare online con il computer o non ho voglia di farlo, ok, allora ridiscendo al piano basso e scopro una sala affascinante interamente arredata con mobili, maschere e cimeli di origine africana .

La ragazza è impegnata al ricevimento con il proprietario che sta sbrigando le ultime cosa prima di andarsene, io me ne vado a cena nel locale a fianco, una buona tavola, Restaurant La Toq, due forchette Michelin ben spese, mi ricordo ancora il vino bevuto quella sera : Clos St’Hune di Trimbach, il mio riesling preferito, annata 2001,  però il vino già lo conosco e invece la curiosità era nell’edificio a fianco, era ora di ritornare per capire.

Maledizione , ma proprio il nome di quella pelle d’ambra proprio non me lo ricordo, però mi ricordo che era originale e affascinante , caldo e speziato, morbido e coinvolgente , come il cadre che mi circondava. Un whisky in salone, non c’è più nessuno tranne lei, mi versa il whisky, anzi, prima mi fa scegliere la bottiglia e la posa sul tavolino d’ebano e cristallo , poi si siede nella poltrona di velluto rosso, non di fronte, non di fianco, in una posizione staccata ma nello stesso tempo confidenziale , peccato per la prima domanda , quale fosse il motivo della mia visita a Nancy.

Ecco, io mi rendo conto di essere capace di infilare una bella serie di minchiate quando non è il caso,  gaffeur professionista che se le è giocate sempre sul piano psicologico fino allo sfinimento altrui,  per non giocare. Invece qui mi metto a fare il serio, voilà Mon Cherie, sto collaborando al reperirimento di materiale per una Guida gastronomica e ho rilevato colpevolmente che nel mio scalping mancano sole due tra tutte le Tre Stelle Michelin francesi assegnate fuori Parigi negli ultimi 30 anni, e siccome uno é L’Arnsbourg e l’altro è La Cote St. Jacques, nei due prossimi giorni vorrei colmare la lacuna e… bla bla bla e bla bla bla …  poso il pesante bicchiere di cristallo ancora una volta vuoto . Non ci potevo credere di aver infilato una così triste sequenza di inutilità autoreferenzianti  , e in così pochi secondi.

Mi guarda ma si capisce che quell’argomento le interessa come le previsioni del tempo in inverno sui Vosgi,  cambiamo discorso Guardiano, che questa deve far passare il tempo ma non annoiarsi. E’ francese, dice,  ma stranamente non lo parla molto bene, si tira avanti anche a gesti e recuperando humor e spirito a colpi di whisky e così viene fuori che i nomi esotici  delle camere, Khartoum, Nairobi, Ispahan,  ecc… e gli arredi etnici sono frutto dei lunghi e prolungati viaggi del proprietario.

Lei però garantisce che non c’entra niente con il proprietario,  mi si inarca un sopraciglio, non sono uno geloso, almeno a parole .  Lei è di padre nord africano e madre scandinava : il risultato è un cocktail più ubriacante di quel vecchio Macallan che ho nel bicchiere. C’è John Lee Hooker in sottofondo, c’è ancora qualche goccio di whisky da condividere, poi il vecchio pendolo batte un colpo singolo, il primo del giorno dopo e l’ultimo del giorno prima e via,  tutto svanisce.

La mattina seguente avevo la sensazione di essere entrato dentro la parte di  Alberto Sordi  in quel film anni ’70 dove guidava disperso con la sua Maserati tra le colline toscane , senza meta, la strada maestra perduta definitivamente ad un bivio interpretato male . Ma poi il sollievo  nell’immagine di quel vecchio albergo , il vecchio borgo, l’ingresso e gli arredi degni di un castello ,  dove la splendida governante si prese cura di tutto, ma come in lungo momento onirico senza sbocco.

Lui la mattina dopo aveva le idee molto confuse su cosa fosse veramente accaduto la sera prima e quella notte stessa.

Sarà stato un sogno o era veramente successo ?

Ma poi , CHE cosa era successo ?

Lui non lo saprà mai, il suo film finirà,   e in più pagherà un costoso conto la mattina dopo. Io ho pagato un conto relativo alla petit suite Khartoum e nient’altro, ma non ho mai avuto le idee chiare su quella serata, solo un vago fastidio al momento dell’arrivo del portiere di notte , null’altro nei giorni successivi nei miei pensieri,  ma adesso che ho ritrovato la chiave della piccola suite Khartoum so che è tutto vero, ancora confuso ma vero. Forse.

gdf

http://www.hotel-haussonville.fr/systeme/m1.php

20 Commenti

  1. Che bel racconto ! io, da precisino qual sono, non ho mai dimenticato una chiave d’albergo :-) ed è un peccato perchè riaffiorerebbero ricordi antichi..

    Solo un appunto (al terzo divento il correttore di bozze unauthorized del Pigna): il film di Sordi citato è girato in Val di Tures, vicino Brunico, anche se nella finzione si parla della Svizzera. Si intitola La più bella serata della mia vita ed è tratto da un racconto di Durrenmatt. Fra le curiosità del film una piacevole sequenza di vini proposti a Sordi fra cui un Brunello Biondi Santi del 1936…

  2. posso dire che il ‘the Guardian’ scrive molto .. ma molto meglio di ‘the Maffins’?

    1. puo’ darsi che sia vero. certo che se tu lo fai notare è perchè hai accusato il colpo della fotografia che ti ho inviato ieri , brutto scarafone :-)

  3. Non te l’ha data, è chiaro. Non ci hai provato, ancora più chiaro. Ti piacciono le donne che sanno gestire il momento e prendere l’iniziativa, è possibile. Sei un gentiluomo, non ci sono dubbi. Ci saranno altre receptionist nella tua vita caro 007 al servizio di Sua Maestà la Vita ma nessuna potrà accomodarsi con te come lo ha fatto lei in quel modo, lasciandoti un sogno da ripetere all’infinito semplicemente prendendo in mano quella chiave.

    1. Ovvio che non gliela data. Altrimenti non ne avrebbe scritto. Cavolo, siamo professionisti

      1. Condivido, anche se spesso si è portati d’istinto ad anteporre il piacere della carne a quello della mente.

  4. io avrei qualche raccontino simpatico delle sere e nottate passate all’hotel de bergues a geneve, l’hotel piu’ noto al mondo per le fantasmagoriche aste di orologi da collezione. ma ci sono dei particolare un poco hard … non so se posso raccontarli . tu che ne dici guardiano: CONOSCI L’HOTEL DE BERGUES ginevrino ?

    PS: del resto, forse potrei : io mica sono un professionista.

    1. Si, al bar, al terzo sguardo a quella sbagliata, anzi, a quella molto giusta ti arrivava già il conto…
      ma non anticipiamo altro, tu mandami quello che ti ricordi, lo metto insieme alle mie, le chiavi dell’hotel de Bergues non le ho più, però dovrei avere ancora un ombrello, ricordo di un improvviso addio piovoso… insomma Giancà, il pezzo è già partito. Mandami le cose tue, anche hard, caso mai gli do una limata sulle punte.

      1. E fu così che nacque che il gastrohard, nuovo genere a battesimo su questo sito

  5. Ciao, bell’articolo, intigrante ed interessante comincerò “a leggerti “….. un bacio P.S.- l’auto dopo il lifting è ok (provata sabato con Maria)

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