Le Contrade dell’Etna 2025– Gli assaggi delle nuove annate


Foto sito ufficiale di Contrade

Foto sito ufficiale di Contrade

di Francesco Raguni

L’Etna è un territorio in grande crescita, in particolare dal punto di vista enologico. Taluni paragonano le contrade dell’Etna ai Cru di Borgogna, azzardando una similitudine che forse pecca di hybris. Altri ne restano affascinati e giungono da ogni parte del mondo per scoprire cosa svela al calice il vino del Vulcano. Anche quest’anno, comunque, alcuni produttori si sono dati appuntamento a Le Contrade dell’Etna 2025, rassegna di vini etnei ideata nel 2008 dal grande Andrea Franchetti, con lo scopo di unire appassionati ed addetti ai lavori sotto il minimo comune denominatore delle nuove annate del vino della “Muntagna”. Stante la grande mole di vini presenti, abbiamo cercato di fare una cernita, focalizzata principalmente sulle singole Contrade. Il risultato finale è stata un’esperienza formativa e sorprendente, tutta da raccontare.

I bianchi

Benanti Etna Bianco

Benanti Etna Bianco

Benanti – La storica cantina dell’Etna ha presentato l’annata 2023, portando in fiera ben tre contrade di Etna DOC quali Etna Bianco DOC contrada Monteserra, Etna Bianco DOC contrada Cavaliere ed Etna Bianco Superiore contrada Rinazzo. La prima bottiglia è una etichetta che sta uscendo per la prima volta sul mercato. Presentata al Vinitaly 2025, con una attuale produzione di 4000 unità (destinata ad aumentare in futuro), rivela un naso erbaceo e un sorso agile e fresco. Come tutti gli altri bianchi di contrada firmati Benanti, anche Monteserra fa affinamento acciaio in contatto con le fecce fini per 12 mesi e poi in bottiglia. Segue Cavaliere, un vino realizzato da diversi appezzamenti in quel di Santa Maria di Licodia, a 950 metri di altitudine: naso floreale e speziato e grande vena aromatica, al palato più alcolico e corposo. Chiude Rinazzo, vino proveniente dalla- stessa vigna del Pietra Marina. Non a caso – trattandosi di Carricante di Milo – presenta una marcata acidità. Al naso sentori dominanti di agrumi e qualche nota iodata. Probabilmente l’etichetta con più potenziale di invecchiamento.

Gracia Etna Bianco

Gracia Etna Bianco

Graci – L’annata presentata è stata la 2022. Etna Bianco DOC Arcuria ed Etna Bianco DOC Muganazzi sono le interpretazioni del Carricante firmate Graci, che affinano in parte in acciaio e in parte in botte grande, prima di riposare un anno in bottiglia. Arcuria nasce da un impianto di 30 anni: al naso si presenta complessa, con sentori terziari e note floreali, in bocca grande freschezza in bocca. Certamente ci si trova davanti ad un vino altamente gastronomico. Discorso diverso per Muganazzi: le due contrade, infatti, sono confinanti, tuttavia quest’ultima, essendo orientata più a Nord, ha un’esposizione e un terreno differente. Arcuria ha un suolo più pietroso, Muganazzi più sabbioso. Spiccano le note citriche, interessante la sfumatura affumicata.

Tascante Etna Bianco DOC

Tascante Etna Bianco DOC

Tascante (Tasca d’Almerita) – La compagina etnea di Tasca d’Almerita ha portato diverse etichette in occasione di Contrade dell’Etna 2025. Il primo assaggio è stato l’Etna Bianco DOC Buonora: un carricante in purezza, che proviene prevalentemente da contrada Crasà, terreno il cui suolo vulcanico è molto ricco di flistch. Una 2024 da aspettare, che – in futuro – potrà regalare soddisfazioni. Importante la nota di pera al naso. Discorso diverso per l’Etna Bianco DOC contrada Sciaranuova 2022, anch’esso carricante, ma più ampio e strutturato, grazie anche all’affinamento per un anno in botti di rovere di Slavonia da 25hl. Il suolo su cui le viti crescono risale a 15-40 mila anni fa. Al sorso manifesta una spiccata, al naso sentori di frutta bianca e ricco di note minerali.

Passopiscaro Contrada PC 2022

Passopiscaro Contrada PC 2022

Passopisciaro (Andrea Franchetti) – Come bianco di contrada, Franchetti ha presentato PC 2022 bianco terre siciliane IGT. Si tratta di un vino 100% chardonnay proveniente da contrada Guardiola, le cui uve crescono a 950 metri di altitudine. L’affinamento dura 10 mesi (di cui 6 a contatto con le fecce) ed è svolto in botti di rovere. Elegante ed equilibrato, naso fruttato con sfumature vaniglia e pepe bianco. PC ’22 è un vino che può essere impiegato – a secondo del percorso gastronomico scelto – anche a tutto pasto, magari giocando un po’ con le temperature, aumentando ora le sue durezze, ora le sue morbidezze.

Federico Graziani Mareneve

Federico Graziani Mareneve

Federico Graziani – Chiudiamo la cernita dei bianchi con uno dei vini più gettonati del momento, il Mareneve. Il vino proviene da due vigne con 5 varietà differenti, di cui 4 da contrada Nave a Bronte. Riesling, Gewurztraminer, Grenanico e Chenin Blanc e Carricante di Milo regalano un vino molto verticale, dove la nota aromatica è dominante.

I rossi

Benanti Etna Rosso DOC

Benanti Etna Rosso DOC

Benanti – Riprendiamo con i rossi dove avevamo iniziato con i bianchi. L’Etna Rosso DOC Monteserra (450 m sul versante sud est), è un nerello mascalese in purezza che affina in tonneau per 12 mesi, segue un periodo in acciaio per integrare le caratteristiche del legno, infine bottiglia per sei mesi. È un rosso dalla beva più agevole, pronto e con un frutto giovane. Discorso diverso per Contrada l’Etna Rosso DOC contrada Cavaliere, un vino con più corpo, dove il frutto al naso ha raggiuto uno stadio di maturità più avanzato. Spiccano anche spezie scuse e terziari, più accentuata la tannicità. Ultimo assaggio, Etna Rosso DOC contrada Dafara Galluzzo, vino con cui ci si sposta sul versante Nord, zona di elezione per il nerello mascalese. Sorso lungo e persistente, naso speziato. Tutte e tre le etichette degustate sono delle 2023, annata che è stata complicata per il vino, a causa di diversi problemi che si sono manifestati sull’Etna, tra cui la peronospora.

Graci Etna Rosso DOC Arcuria 2022

Graci Etna Rosso DOC Arcuria 2022

Graci – Ancora contrada Arcuria, ancora 2022, questa volta ovviamente in versione Etna Rosso DOC. Ci troviamo dinanzi ad un vino molto elegante, dal tannino vellutato, il cui naso speziato e la nota lieve di frutta matura lo rendono estremamente piacevole. Ad arricchire il bouquet anche una sfumatura terrosa. In bocca grande sapidità e acidità.

Tascante Etna Rosso DOC

Tascante Etna Rosso DOC

Tascante (Tasca d’Almerita) –La prima contrada in assaggio è Etna Rosso DOC contrada PianoDario, una bottiglia reperibile in Italia (dall’annata 2021) soltanto tramite assegnazione, in quanto questa forma di distribuzione si inserisce all’interno della ristorazione fine dining con il progetto omonimo. Si tratta sicuramente di un vino sinuoso, bilanciato nelle sue componenti gustative, in cui il tannino non è aggressivo, con un naso complesso, dove spiccano – tra tutte – delle note di fiori rossi. Si tratta di una 2020, annata bilanciata, fatta di stagioni calde con alcune piogge. Le viti da cui nasce questo vino affondano le loro radici a 790 metri di altitudine. Segue Etna Rosso DOC contrada Rampante 2021: vino più scalciante, ma comunque elegante, con una peculiare la nota ematica. Chiude il giro Etna Rosso DOC contrada Sciaranuova Vigna Vecchia 2019, le cui uve nascono impianto del 1961 (data certa, iscritto prima della DOC del ’68) a poco più di 700m di altitudine. La prima annata prodotta fu la 2016. Al calice racconta un’austerità che solo viti di una certa età possono conferire, marcata la nota minerale e anche quella fumosa, scura al fondo.

Frank Cornelissen Munjebel

Frank Cornelissen Munjebel

Frank Cornelissen – Per l’occasione, il celebre produttore di Magma, uno dei vini più costosi dell’Etna, ha portato svariate etichette di Munjebel terre siciliane IGT. L’annata di riferimento, la 2021, è stata molto calda, non a caso nelle contrade più basse non c’è stata nemmeno una nevicata. Doveroso precisare, in via preliminare, come tutte le sue etichette di contrata, vengano vinificate in vetroresina. Nerello mascalese in purezza, affina per 1 anno e mezzo – come sopra detto – e un anno in bottiglie. A fare quindi la differenza, in questo caso a maggior ragione, è il terreno. Cornelissen, inoltre, imbottiglia i suoi vini usando un tappo in polimeri, in quanto – a suo avviso, come ci è stato raccontato – fornisce più sicurezza al prodotto affinché vi sia uno scambio di ossigeno calibrato uguale e costante in tutte le bottiglie.

Seguendo l’ordine che ci è stato consigliato, iniziamo con Feudo di Mezzo, un vino dalla spiccata morbidezza e finezza. Segue Purcaria, dalla maggiore potenza tannica, necessariamente da aspettare. Successivamente, è il turno di Monte Colla, prodotto le cui uve provengono da una vigna del 1948: l’idea è quella di essere un vino a metà tra i due assaggiati in precedenza. Tannino gradevole e nota fruttata sono i suoi marchi descrittivi. La contrada successiva è Campo Re: ci troviamo a Randazzo, in un vigneto che ha anche una parte di viti con 80 anni di età a piede franco. È un vino più scuro, anch’esso bisognoso di tempo. Chiusa Spagnolo nasce invece da un vigneto del 1930 a piede franco: tanti i tratti comuni con il suo “vicino” Campo Re, è stato persino definito “nebbioleggiante”. Dulcis in fundo, Vigne Alte. Le uve provengono da contrada Tartaraci a 1000 metri di altitudine e contrada Barbabecchi a 900 metri di altitudine. Naso differente, più minerale, in bocca vellutato e dalla grande freschezza, è un vino che può essere aperto subito come tra qualche tempo. Di certo la nostra contrada di Munjebel preferita insieme a Feudo di Mezzo (o comunque tra le più pronte).

Girolamo Russo Etna Rosso DOC

Girolamo Russo Etna Rosso DOC

Girolamo Russo – I rossi di contrada presenti erano due: Etna Rosso DOC Feudo 2022 e Etna Rosso DOC San Lorenzo 2022. Si tratta di due vini, derivanti principalmente da nerello mascalese, che affinano in barriques per 18 mesi. Feudo deriva da una contrada in cui sono presenti varie colate. Il naso è ricco di frutta matura, in bocca è sapido e agile con un tannino abbastanza vivace. San Lorenzo, invece, nasce da viti di 80-90 anni d’età che crescono a 800 metri di altitudine. Sulla lingua scorre come seta sulla pelle, l’alcol è gestito in maniera egregia. Al naso il bouquet è ricco, tra tutte le note ne spicca una di frutta scura sotto spirito. Questi due vini sono l’ennesima conferma di come il 2022 sia stati un buon anno per l’Etna.

Passopiscaro Contrada

Passopiscaro Contrada

Passopisciaro (Andrea Franchetti) – I rossi di contrada presentati sono stati tre, tutti e tre classati terre siciliane IGT. Il primo assaggio è stato Contrada C (Chiappemacine, 550 metri, terreno limoso) 2022: vino fresco, fruttato al naso e prestante al palato. Contrada G (Guardiola) 2022 – più tannico ed austero – si è presentato invece un prodotto che necessita di tempo, aprirlo troppo presto sarebbe quasi un peccato! Dalla spiccata vena balsamica e minerale, nasce da vigneto con 140 anni di età. Contrada S (Sciaranuova) 2023, infine, è un rosso complesso e profondo, con note di frutti rossi e una sfumatura balsamica non indifferente. In questo caso, ci troviamo sugli 850m di altitudine, con vigne di 90 anni e una colata lavica più nuova. In chiusura, Franchetti: un vino che esula dal nerello mascalese e affonda le radici nella storia del nome che rese grande questa cantina. Si tratta, infatti, un blend di varietà non autoctone, quali Petit Verdot e Cesanese impiantate su un terreno vulcanico a 450 metri di altitudine. La struttura di questa 2022 è importante, così come il tannino e la dominante nota verde al naso.

Sciara 1200

Sciara 1200 metri

Sciara- Chiudiamo il giro dei rossi con IGT terre siciliane rosso 1200 metri. L’etichetta richiama espressamente l’altitudine di riferimento. Al calice abbiamo Grenache in purezza, vitigno che sembra rendere molto bene sull’Etna. Eleganza e rotondità, rendono questo prodotto una piacevole scoperta.

Conclusioni

La grandezza dell’Etna e dei suoi interpreti si manifesta proprio grazie al concetto di Contrada. È qui che si rivela l’identità di un produttore, nonché la sua volontà di valorizzare il territorio del vulcano. L’assunto vale sia in via orizzontale, quindi parlando tra contrade diverse del medesmo produttore, che verticale, cioè stessa contrada, ma produttori differenti. Le sfumature al naso e alla bocca rendono facile imprimere nella mente dell’assaggiatore il prodotto che si ritrova al calice.
L’annata 2023, nonostante le sue complicazioni, soprattutto correlate a patologie fungine che hanno aggredito l’uva, ha comunque lasciato dei buoni margini di operatività, dimostrando come annate difficili non creino automaticamente vini sottotono, ma anzi, possano celare belle sorprese. Discorso diverso per la 2022 e la 2021, certamente migliori e più positive.
Il territorio, inoltre, si sta confermando per ciò che è: un ambiente unico nel suo genere, dove uve come il Carricante ed il Nerello Mascalese trovano un ecosistema d’elezione che pochi altri vitigni nel mondo sono riusciti ad avere. Naturalmente, più si sale in quota, più il vino acquista magnificenza e nerbo.
È importante che l’Etna, in seguito a questa tendenza positiva di espansione, non dimentichi la sua identità e non cada nel tranello dell’omologazione: un carattere simile va tutelato, in primis dai produttori stessi.

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