Covid 19, faccia a faccia live tra Massimo Bottura e Conte: la ristorazione italiana è un problema politico e culturale oltre che economico


Massimo Bottura e Giuseppe Conte

di Albert Sapere

Dopo la lettera che Massimo Bottura aveva scritto a Giuseppe Conte, in cui sintetizzava 5 punti per evitare la catastrofe per la ristorazione italiana, Il Corriere della Sera attraverso la sua piattaforma Cook, organizzata da Angela Frenda, ha messo di fronte propio il Presidente del Consiglio e Massimo Bottura.

Apre il collegamento Massimo Bottura con Angela Frenda. “Abbiamo bisogna di speranza e di fiducia, abbiamo vissuto per i sogni, non per il nostro guadagno. Le porte vanno tenute sempre aperte, soprattutto all’inaspettato, e dall’altro lato sto trovando chi le porte le vuole tenere aperte e questo mi rende felice. I nostri ristoranti sono al pari di botteghe rinascimentali, perchè ogni giorno noi facciamo cultura, siamo il centro dell’energia di interi territori, dei nostri agricoltori, dei nostri casari, dei nostri artigiani – continua Massimo – Il New York Times ha messo in risalto che il primo motivo per venire in Italia è il cibo”.

Intervento appassionato quello di Bottura, con una precisazione molto chiara: “Signor Presidente non sono qui per me, non sono qui per l’Osteria Francescana, perchè la Francescna può sopportare anche un altro lockdown. Sono qui per tutta la categoria, che in questo momento si sente abbandonata. L’Albina, L’Hermes delle piccole trattorie nel modenese, le prendo ad esempio perchè sono un pezzo della nostra storia e della nostra cultura. In Francia e in Germania i ristoranti verranno rimborsati in base al fatturato dello scorso anno. Abbiamo bisogno di sentire la politica vicino, perchè ci sentiamo soli in questo momento”

Il Presidente Conte nelle sue risposte ha ammesso che i contributi a fondo perditi per le attività di ristorazione erano modesti e che saranno raddoppiati fino al 200%. Inoltre i fondi saranno accreditati direttamente sul conto corrente entro due settimane. Verrà cancellata la seconda rata dell’IMU e verrà prorogata la cassa integrazione fino al prossimo marzo. Nella prossima Legge di Bilancio sarà introdotta una norma che prevede la decontribuzione del 100% agli assunti under 35.

Massimo incalza in Presidente: “Presidente blocchiamo l’anticipo delle tasse per il 2021 e portiamo l’iva al 4%.” Ma Conte smorza l’entusiasmo di Bottura non dando nessuna possibilità sull’IVA e sugli anticipi delle tasse.

La chiusura tra Bottura e Angela Frenda è un vero e proprio inno a tenere duro, a guardare il bicchiere sempre mezzo pieno, nonostate tutto e che la ristorazione ha bisogno di un referente nel Governo con cui dialogare costantemente.

Considerazioni

Anzitutto complimenti al Corriere della Sera e ad Angela Frenda, per la qualità della diretta di questa mattina e per l’iniziativa. Un punto d’attenzione per un settore quello della ristorazione che diventa sempre più strategico per la nostra economia. Allo stesso tempo mi rendo conto della follia del nostro sitema contributivo che ti chiede di pagare le tasse sul futuro guadagno, così come per i famigerati Studi di Settore, che in questi anni hanno provocato danni enormi a questo comparto. La politica italiana dimostra ancora una volta di non credere fino in fondo ad un modello di sviluppo legato al cibo, che in Italia genera quasi un terzo del PIL (13% agroalimentare e 17% turismo, legato sempre più a temi gastronomici). Contraddizioni di un Paese che forse crede ancora all’industrializzazione o all’assistenzialismo come volano di sviluppo. La frase di Bersani sui ristoratori evasori sintetizza il pensiero di gran parte della nostra classe politica, perchè le nostre classi dirigenti, da sempre, hanno di fatto da sempre messo in secondo piano i temi dell’agricoltura e della gastronomia preferendo concentrarsi sulla manifattura e l’industria. Operai, quadri, e ovviamente dipendenti pubblici e pensionati. Ma sopratutto ignora che la gastronomia è uno dei pochi settori dove l’Italia detta legge nel mondo, che il nostro cibo è avidamente cercato e imitato o falsificato per una cifra pari a quello autentico, ossia circa 80 miliardi di falso Made in Italy a fronte di altrettanti di quello legale.