Non si muore solo di Coronavirus, ma anche di disperazione e altre malattie


di Marco Contursi

Questo sarà d’ora in poi la premessa di ogni mio articolo sulla situazione odierna, perché mi sembra si stia vivendo una follia. La politica si preoccupa esclusivamente di un virus, in chiara remissione, e di cui oggi si conoscono i meccanismi di azione e cure efficaci nella gran parte dei casi, e si dimentica la disperazione di tantissimi senza entrate economiche da mesi, e si dimenticano le migliaia di persone che avevano visite ed esami medici prenotati e che sono rimandati a data da destinarsi. Si sta negando il diritto alla salute delle persone.

Premessa doverosa, il coronavirus ha fatto danni ingenti sono il 4 regioni del Nord, a causa di una serie di concomitanze anche sfortunate. Al sud i problemi sono stati molto minori e non solo per la chiusura di tutto ma anche perché sembra ormai chiaro che il clima mite abbia rallentato la diffusione.

 

Il problema è che però una economia sta morendo e migliaia di persone sono in preda alla più cupa disperazione. E i provvedimenti prospettati sono cazzate senza appello. Se pure i morti fossero stati il doppio, parleremmo di migliaia di persone, ma qui è in gioco la vita di milioni, di una intera nazione, perché se le partite iva falliscono, fallisce lo stato e quindi niente piu pensioni o stipendi agli statali, oltre all’accendersi di pericolosi focolai di rabbia sociale, di chi è disperato e preferisce ammazzare piuttosto che ammazzarsi.

 

Prima di passare alle proposte fatte dalla task force, guidata da Gennaro Esposito che si commentano da sole, riporto due fatti di cronaca che mostrano come alcune delle forze dell’ordine non usino minimamente il buon senso. A Pompei multato un pub poiché un cliente si è fermato a mangiare nei pressi della struttura, a Sapri multata una persona perché ha mangiato una coppetta di gelato su una panchina, in un lungomare deserto.

 

Mangiare un panino per strada o una coppetta in solitaria su una panchina, non possono mettere in alcun modo in pericolo la salute pubblica. E non iniziate con la storiella del “se lo facessero tutti”. In primis perché non si fanno i processi ai “se”, poi perché, in un clima di crisi economica, andrebbero sanzionati esclusivamente i comportamenti veramente pericolosi per la salute pubblica. Rifletteteci, su un autobus possono stare 16 persone in 20 metri quadrati, ma io da solo non posso mangiare un gelato su un lungomare deserto. Ma quanto si è privi di buon senso per comminare una sanzione simile???? Oltretutto in un comune che mi risulta non abbia registrato casi di positivi.

 

Veniamo ora al documento prodotto dalla taske force che ha scontentato migliaia di piccole attività, impossibilitate a rispettare le cazzate, pardon, proposte, ivi contenute. Già una prima contestazione da fare a De Luca e a Gennaro Esposito, è quella di non aver chiamato nessuno di Slow Food Campania a far parte del gruppo di lavoro, essendo Slow food l’interlocutore privilegiato di osterie e piccoli produttori. Io organizzo da 10 anni una manifestazione simile Festa a Vico ma riservata alle trattorie e quindi ho contatto quotidiano con i titolari di questa attività e tutti sono stati d’accordo: QUESTE PROPOSTE SONO CAZZATE.

 

E’ una cazzata mettere due metri di distanza tra i tavoli poiché molti piccoli locali dovranno chiudere, è una cazzata chiedere autocertificazioni poiché ognuno può scrivere quello che vuole e non si può ledere la privacy dovendo dichiarare chi sono le persone con cui ci si accompagna, è una cazzata mettere mille norme in cucina poiché nessuno potrà mai controllare vengano rispettate, è una cazza vietare il servizio guardaroba poiché non si trasmette il virus tra oggetti inerti, è una cazzata mettere distanze tra il personale di cucina poiché si sa, che una cucina che lavora certe distanze è impossibile mantenerle.

 

Impossibile deve essere la parola chiave da valutare prima di ogni provvedimento adottato. E’ una cazzata qualsiasi provvedimento poi è impossibile venga attuato dalle persone. E’ una cazzata dire che non possono andare piu di 1 persona in 40 metri quadri quando su un autobus possono andarci in 16, è una cazzata dire in cucina in estate con 60 gradi si deve stare con la mascherina, quando poi nelle case private può succedere di tutto, è una cazzata dire che i congiunti devono mantenere un metro di distanza quando nessuno lo farà mai, è una cazzata autorizzare la circolazione solo per andare a trovare i congiunti se poi, giustamente, le persone non sono obbligate a scrivere da chi vanno, è una cazzata autorizzare il delivery ma non l’asporto, è una cazzata vietare alle persone di consumare la colazione o un gelato nei pressi dei bar, mantenendo le dovute distanze, perché nessuno si porta un gelato a casa che poi si squaglia ( a meno che non ne compra 1 kg), e nessuno compra un caffè per poi berlo freddo dopo 10 minuti.

E’ una cazzata considerare questo virus come se fosse la peste bubbonica dimenticando che qui si gioca col futuro di milioni di persone, senza un reddito fisso, che vedono decenni di sacrifici andare in fumo. NON STIAMO IN EMERGENZA CONTAGI DA VIRUS: le rianimazioni sono vuote, i contagi al minimo, i suicidi di disperati per la crisi stanno aumentando, come pure stanno riducendosi i risparmi delle persone.

 

Un governo sia esso regionale o statale, può fare la voce grossa, solo se ha dato aiuti concreti a tutti quelli che ne hanno bisogno. Invece la cassa integrazioni non è arrivata a tutti, alcuni, senza reddito perché lavoratori in nero, non certo per loro scelta, non hanno avuto nulla, mentre Notai e Professionisti vari, semmai con conti in banca a 9 zeri hanno avuto i 600 euro. Non sarebbe stato più intelligente darli a chi non ha un reddito dimostrabile e quindi sicuramente lavorava in nero, semmai per poche centinaia di euro ( muratori, camerieri, braccianti agricoli, operai ecc) invece che darli a professionisti ultra 50enni con decine di anni di professione alle spalle e centinaia di migliaia di euro in banca?

Qui si gioca a fare la voce grossa contando sul ruolo ma la storia insegna che quando inizia la fame le prime testa a cadere, e non in senso metaforico, sono quelle di chi ha detto “ mangiassero le brioche”.

Fare provvedimenti che condannano migliaia alla chiusura, promettere aiuti mai arrivati, elargirli senza una vera giustizia sociale, innescherà proteste anche violente. Non c’è una emergenza tale da giustificare queste restrizioni assurde, e se pure ci fosse questa emergenza chi comanda o caccia i soldi necessari per tutti, oppure, se non li ha, permette le aperture anche a costo di nuovi contagi, che possono oggi essere gestiti con ottimi risultati. Ma non si può condannare a morire di fame le persone, obbligandole a tenere chiuse le attività con provvedimenti farlocchi che nella realtà non consentono di aprire. La pazienza è quasi finita di centinaia di migliaia di persone che oggi non sanno come far fronte alle spese delle loro famiglie perché hanno le attività chiuse e vedono norme che non consentiranno loro di aprire.

NON SI MUORE SOLO DI CORONAVIRUS MA ANCHE DI DISPERAZIONE E ALTRE MALATTIE.

P.S. Domanda al Presidente De Luca: COSA STA FACENDO PER POTENZIARE GLI AMBULATORI E LA DIAGNOSTICA PUBBLICA CHIUSA PER MESI E CON MIGLIAIA DI VISITE ED ESAMI ANCHE VITALI, ARRETRATI E RIMANDATI A DATA DA DESTINARSI? Fra 6-12 mesi prevedo un aumento di decessi per tumori e altre patologie diagnosticate in ritardo. Svegliatevi. Non c’è solo il coronavirus.

2 Commenti

  1. Marco parole incredibilmente dure e vere. Soprattutto vere!!! Oramai siamo abituati alle battute giornaliere, alla politica che si fa cabaret, ai protocolli lunghi decine di pagine. Penso ai ristoratori che conosco, ai luoghi dove sono abituato ad andare, ma come possono fare? come possono organizzarsi? Poi sui 600 euri per carità di patria sto zitto, li hanno chiesti anche quei professionisti che sui social si scagliano contro tutto e tutti…io, lo sai, vivo in un buco di paese e anche qui ci sono stati fenomeni di pazzia amministrativa e poliziesca, poveri cristi multati perché raccoglievano asparagi da soli, in una terra che è già sola per sua natura…e anche cose spiacevoli e personali che un giorno ti racconto…continuano a dire andrà tutto bene, cazzate è già andato tutto male. Speriamo nel bene…

  2. Hai pienamente ragione Marco.
    Purtroppo una reazione spropositata ad un’emergenza gestibile senz’altro in modo più umano, ci ha negato il diritto ad essere felici e a godere delle cose più importanti nella vita di un uomo; la convivialità e la socialità.
    Se aggiungiamo alla tragedia sociale anche quella economica possiamo comprendere a pieno l’infondatezza delle scelte fatte in questo periodo.
    Detto ciò, mi auguro di poter tornare a godere della vita, senza plexiglass né distanze, in uno dei tanti locali slow food così come in tante altre piccole chicche disseminate sul territorio nazionale.

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