Oi nì 2011 Fiano Campania igt di Tenuta Scuotto, il bianco passato in botti alsaziane


Oi Ni Fiano Campania igt

Il caldo si fa sentire, ma la voglia di testare ancora una volta i Fiano di Lapioè più forte. E se vi aggiungete il richiamo dei “mogliatielli di Lapio” della signora Carmela, ben pubblicizzati dal comitato organizzatore dell’evento “Alla Corte dei Filangieri”, proprio non vi si può rinunciare!!! Bella manifestazione, anche se con il Karaoke e la discoteca all’aperto soverchianti rispetto al resto L. Insieme a Franco Notarianni, sommelier dell’AIS di Avellino, e a Renato Maffei, la memoria storica della grafica del vino in Irpinia, ci avventuriamo tra i diversi stands delle cantine di Lapio, Sentiamo delle belle cose, ma…già sapevamo. Quello che ci ha piacevolmente sorpresi, invece, è stato l’ “ Oi nì “ della Tenuta Scuotto. L’avevamo assaggiato già “da botte”, insieme al Pigna e a tutto il cucuzzaro di Slow Wine su invito dell’enologo dell’azienda, Angelo Valentino, presso la sede della cantina. All’epoca il vino mi era sembrato più chiuso, prometteva già sfaceli, ma si fermava al livello di promessa. Ma andiamo per gradi. L’idea di realizzare questo vino nasce dal un mix di passioni, quella dell’enologo di scuola francese (Angelo ha collaborato per il passato con il prof. Moio in alcune cantine anche dell’Irpinia), e quella dei titolari della cantina, imprenditori “di mestiere”!!! “Questo vino, infatti, è stato concepito per essere un prodotto atipico ma che conservi la maggiore concentrazione di naturalezza possibile – ci dice Adolfo Scuotto, il titolare dell’azienda, che ha raccolto il testimone dal padre Eduardo. La fermentazione in botti Alsaziane(ovali) e a temperatura controllata, avviene senza lieviti selezionati, il vino non viene né filtrato né stabilizzato, deve soltanto percorrere il proprio processo di maturazione. Ne ammiro il colore “denso” che lascia già presagire un forte grado di concentrazione. Lo porto al naso, e mi si apre un mondo sterminato : su tutto la vaniglia, ma poi in succesione, frutta matura, quasi confettura, di frutta gialla, canditi e pasticceria completano il quadro olfattivo. La bocca è piena, morbida ma al tempo stesso l’acidità sostenuta bilancia bene il “calore” del vino (quasi 15°). Una lunghezza indescrivibile fa da chiusura a tutto il percorso. Essì che ci ha colpito…si tratta di uve provenienti da una vendemmia tardiva (prima decade di Novembre) con fermentazione in legno a temperatura controllata (7°) e permanenza su fecce fini per 12 mesi. Ulteriori sei mesi di affinamento in bottiglia completano il processo produttivo. L’aver chiamato così questo vino, la dice lunga sul rapporto di Adolfo con “ Oi nì “, ed essendosi sposato da poco può essere di buon auspicio…J

Tenuta Scuotto
Sette ettari vitati di proprietà
20.000 bottiglie prodotte
Areale di Lapio
Enologo Angelo Valentino
www.tenutascuotto.it/

Un commento

  1. La locuzione “oi nì ” è un residuo spagnolismo presente nella nostra lingua e nelle sue forme dialettali. Sta a significare ” O ragazzo” , con la ” o ” vocativa e il termine ” ni ” ( dallo spagnolo “nino”, divenuto poi in napoletano “ninno” e quindi ” nì “).
    Quest’espressione viene spesso utilizzata, in modo affettuoso, per rivolgersi ad un Figlio ed è per questo che sintetizza al meglio lo speciale rapporto che si è instaurato tra produttore e prodotto durante il lungo processo di evoluzione e trasformazione di questo vino: attaccamento ed amore gli stessi sentimenti che legano un genitore ad un figlio.

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