Roma, Menabò Vino e Cucina a Centocelle: osteria si nasce e si studia


Daniele e Paolo Camponeschi

Daniele e Paolo Camponeschi

Menabò Vino e Cucina
Via Delle Palme, 44D (Centocelle)
Tel.
06 8693 7299
Aperto la sera 18:00-00:30 (sabato e domenica anche a pranzo)
Chiuso: lunedì
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di Virginia Di Falco
Daniele e Paolo Camponeschi,
ai romani lo dirà il cognome, il mestiere ce l’hanno nel sangue. Famiglia di ristoratori da generazioni, i due fratelli nel 2018 hanno deciso di aprire Menabò, un posto tutto loro. Apertura senza fuochi di artificio mediatici ma, soprattutto, senza improvvisazione: quasi zitti zitti, passo dopo passo, ognuno studiato e pensato, hanno dato vita ad una piccola osteria in una zona di Roma non certo centrale.
Siamo a Centocelle, il quartiere che per numero di locali sta tirando parecchio la giacca al Pigneto, fino a qualche anno fa indiscusso e quasi solitario esempio di rinascita urbana. E’ proprio a Centocelle che è iniziata l’avventura di Vincenzo Mancino e della sua bottega Pro Loco DOL, che i Fooders si sono fatti conoscere da un pubblico più ampio con il tavolo sociale di Mazzo, che Jacopo Mercuro e Mirko Rizzo hanno fatto rinascere la pizza romana con 180grammi, e così via.

Menabo' Vino e Cucina, la sala

Menabo’ Vino e Cucina, la sala

In una sala a vetri che dà sulla strada, arredata in maniera essenziale, tra piccoli tavoli ma ben distanziati e un banco per degustazioni e aperitivo, Daniele fa girare la lavagna col menu del giorno, mentre Paolo è in cucina.
Menabò a Roma è dunque un’osteria nel senso più autentico del termine. Intanto perché c’è un oste vero: Daniele si prende il suo tempo per presentare vini e cucina, sa cosa suggerire e sa non imporre il suo sapere. La carta dei vini la pensa lui, ed è organizzata con passione verace per le etichette naturali, così come la mescita, ma senza fobie, e con il piacere di far bere. E poi perché sono da osteria l’atmosfera rilassata e le chiacchiere della sala.

Menabo' Vino e Cucina, il banco

Menabo’ Vino e Cucina, il banco

I piatti, pur restando nel perimetro della tradizione romanesca, hanno tutti un piccolo tocco personale, a volte personalissimo, senza mai stravolgere, però, un’impostazione generale immediata e rassicurante. Inoltre, vivaddio, si può sempre uscire dalla proposta della lavagna e chiedere all’oste (appunto) un bel piatto di carbonara o amatriciana come dio comanda.

Menabo' Vino e Cucina, benvenuto

Menabo’ Vino e Cucina, benvenuto

Un piccolo benvenuto, con una crema di finocchio profumato di olio extravergine di oliva dà immediatamente il registro del locale: attenzione, semplice e senza fronzoli, alla materia prima e ai prodotti di stagione.
Carattere e delicatezza insieme, nel carciofo in pasta ‘matta’ farcito con patate e una fonduta di pecorino. Ottima esecuzione della carbonara, con rigatoni al giusto punto di cottura e una crema di uovo ben amalgamata.

Menabo' Vino e Cucina, il carciofo

Menabo’ Vino e Cucina, il carciofo

Menabo' Vino e Cucina, la carbonara

Menabo’ Vino e Cucina, la carbonara

Piatto della serata, senza dubbio, la minestra di pasta mista con patate e polpo rosticciato: sapori e consistenze al loro posto con una gradevole sapidità marina.

Menabo' Vino e Cucina, pasta, patate e polpo

Menabo’ Vino e Cucina, pasta, patate e polpo

Trionfo della tradizione, poi, nella trippa alla romana, con mentuccia e pecorino e nel pollo alla cacciatora con il sughetto alle olive e rosmarino che è davvero un bell’esercizio di memoria all’infanzia.

Menabo' Vino e Cucina, pollo alla cacciatora

Menabo’ Vino e Cucina, pollo alla cacciatora

Menabo' Vino e Cucina, la trippa alla romana

Menabo’ Vino e Cucina, la trippa alla romana

 

Menabo' Vino e Cucina, la trippa

Menabo’ Vino e Cucina, la trippa

Buono anche il baccalà con pomodori infornati e un’idea di ricotta.
Nel complesso una mano leggera che non impedisce il rispetto, a volte filologico, del dettato campagnolo e pastorizio della cucina romanesca.

Menabo' Vino e Cucina, il baccala'

Menabo’ Vino e Cucina, il baccala’

Si chiude (obbligatoriamente, ci permettiamo di suggerire) con i dolci di Daniele, puntuale studioso, prima ancora che esecutore, di pasticceria.

Menabo' Vino e Cucina, lo strudel

Menabo’ Vino e Cucina, lo strudel di mele

Questa di Menabò è una cucina semplicemente buona. Anche perché sa di buono l’olio. E sa di buono (e di tanto) il pane, ché lo sappiamo, i sughi chiamano la scarpetta, e in un posto come questo non si può non fare. Ed è un posto dove il mestiere, sia in sala che in cucina, ci ricorda che «semplice e buono» in un’osteria non vuol dire facile, nè improvvisato e veloce. Oste si può nascere, ma si deve anche studiare.

Dirà qualcuno: «possibile che non ci sia neppure un appunto da fare?». Sì che c’è: bene i tovaglioli in cotone bianco per le tovagliette in carta paglia da osteria. Ma, a quel punto, sarebbe stato meglio farli più grandi e dunque più confortevoli.
Conto medio, in un felice rapporto qualità prezzo, sui 30-35 euro.

Un commento

  1. “Questa di Menabò è una cucina semplicemente buona”

    Spesso nella ristorazione odierna, invece,
    la SEMPLICITÀ viene snobbata.
    Prevalgono percorsi tecnici tortuosi,
    lunghe liste di ingredienti, esibizionismo tecnico e cucina “cosmetica” il cui scopo principale è stupire.
    Ma vi sono tanti altri motivi che mi fanno apprezzare questa nuova trattoria romana.
    Anche la foto dei due fratelli è molto bella.

    Essere SEMPLICI ma raccontare con efficacia e con calore emotivo un locale, evitando gli eccessi retorici tipici dei food blog italiani, è impresa che, con Menabò, è pienamente riuscita.
    Arrivederci e auguri, Menabò.

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