Piero Mastroberardino dopo il trionfo Stilema: il segreto? Non inseguire le mode ma restare aggiornati
Stilema Taurasi è un vino rivoluzionario, poiché si pone stilisticamente su una via diversa e distante dai canoni estetici normalmente associati al Taurasi: è un vino agile, pensato in sottrazione, alla ricerca dei tratti distintivi più essenziali dell’Aglianico, improntato alla freschezza e a uno straordinario equilibrio tra frutto e spezie.
Solo due anni fa il Radici Taurasi DOCG Riserva 2016 era stato eletto quinto vino al mondo da Wine Spectator. Assistere oggi all’elezione di Stilema Taurasi DOCG Riserva 2018 a numero uno del mondo da Wine Enthusiastè un momento di cristallina legittimazione di una visione e di un progetto che dona lustro all’Irpinia e all’Italia intera, oltre a creare un filo rosso nei processi di innovazione realizzati in azienda tra gli anni Ottanta, quando fu lanciato il progetto Radici, e i giorni attuali, rappresentati da Stilema.
Un Taurasi, quattro Taurasi. Radici, Radici Riserva, Naturalis Historia e Stilema. Quali le differenze?
Radici Taurasi è per noi dal principio fortemente simbolico. Alla sua prima uscita, la vendemmia 1986, identifica il rinascimento della viticoltura dell’Aglianico e della vinificazione del Taurasi. Per la prima volta il grande rosso d’Irpinia mostra, insieme ai suoi caratteri classici, un equilibrio e una rotondità inediti che lo impongono all’attenzione internazionale collocandolo tra le gemme dell’Italia enoica. Quella etichetta nera con i fregi rossi, recante in calce la firma di nonno Michele, che mio padre volle apporre a testimonianza della continuità familiare, è rimasta invariata da allora, ormai a distanza di quarant’anni.
Radici Taurasi Riserva evoca profondità. È il cru proveniente dall’area più fredda di Montemarano, un frutto più intenso e cupo, una straordinaria complessità, un’icona per il pubblico degli appassionati. Due anni fa la vendemmia 2016 fu eletta quinto miglior vino al mondo da Wine Spectator, venendo identificato come l’espressione più classica del Taurasi. In realtà è frutto di un progetto innovativo che segnò un punto di svolta rispetto ai Taurasi – quelli sì, classici – degli anni Sessanta e Settanta.
Naturalis Historia Taurasi Riserva è avvolgente. Vede per la prima volta la luce con la vendemmia 1997. Proviene da un cru di vecchie vigne situato nella tenuta di Mirabella Eclano, adaltitudini più moderate rispetto a Radici, con colline più morbide e dolci, maturazione anticipata di qualche giorno rispetto a Montemarano, maggiore rotondità e morbidezza alla degustazione.
Stilema Taurasi Riserva è l’essenza. È tutto ciò che serve a un grande vino senza nulla di più. Oggi spesso descritto come la rivoluzione del Taurasi di casa Mastroberardino. In realtà è il più classico dei nostri grandi rossi da invecchiamento, poiché ripropone gli affascinanti equilibri dei Taurasi della mia fanciullezza, quando mio padre Antonio riportò questi vini all’attenzione del mondo, nelle leggendarie interpretazioni delle vendemmie 1961, 1968, 1971, 1973, 1977.
Adesso tutti danno per morti i vini strutturati. Questo segnale va in direzione opposta…
Forse no, considerato che proprio Stilema Taurasi Riserva è l’espressione più agile e fresca dell’universo Taurasi. Eppure la domanda è centrata, poiché propone il superamento di schemi pregiudiziali. Questo riconoscimento arriva a pochi mesi di distanza da quello conferito al suo fratello maggiore, Radici Taurasi Riserva, che si protende in direzione diversa sotto il profilo organolettico e strutturale. Dunque il mondo del vino si dimostra ricettivo per impostazioni stilistiche diverse, purché si tratti di vini di pregio pensati e realizzati da uomini del vino per durare.
Questo risultato premia anche la determinazione dell’azienda a non inseguire le mode senza per questo restare ferma e nostalgica.
Bisogna in primo luogo avere visione del futuro. Da qui discende il principio secondo cui gli uomini del vino devono saper guardare lontano. Un secolo fa in Irpinia erano censite 63 aziende vitivinicole presenti sui mercati. Rileggendo quell’elenco, presente in una pubblicazione esposta nel nostro museo di famiglia (il MIMA), nessuna di esse tranne Mastroberardino è sopravvissuta alla Seconda guerra mondiale. Dunque il lavoro del vino va interpretato e svolto avendo a cuore valori e scopi in grado di superare le euforie del momento, di mantenersi saldamente ancorati alle storie passate. Chiunque, entrando in questo mondo, provi a cancellare ciò che è avvenuto prima sperando così di colmare il gap della propria inesperienza mostra tutta la sua miopia e finisce per soccombere. Le famiglie storiche del vino, riunite nell’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi, di cui sono presidente ormai da oltre dieci anni, sono la più fulgida testimonianza di questo principio.
Un successo dell’azienda leader della Campania. Qual è la situazione del vino italiano in questo momento?
Vale a maggior ragione quanto abbiamo appena detto: siamo in una fase di transizione, ma gli uomini d’impresa non dichiarano la resa, poiché sanno fronteggiare anche le congiunture apparentemente sfavorevoli reinterpretando sé stessi e ritrovando le ragioni e le vie del successo. Spesso ci si lamenta invece di rimboccarsi le maniche e rafforzare l’impegno nell’innovazione in cantina e sui mercati. Venendo agli aspetti più concreti, per un verso bisogna riconsolidare il mercato domestico. In qualità di presidente del Tavolo Nazionale della Filiera Vino ho promosso un incontro a Palazzo Chigi alla presenza del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dei Ministri Lollobrigida del MASAF e Urso del MIMIT, nonché del Sottosegretario alla Salute Gemmato, per dare il via a una campagna di comunicazione strategica avente ad oggetto il vino. Il programma è in fase avanzata di definizione e vedrà la luce tra alcune settimane. Contestualmente abbiamo ottenuto che il Governo incrementasse i fondi per la promozione all’estero attraverso un ampliamento della dotazione di ICE. Anche su questo fronte lavoreremo con il presidente Zoppas per rafforzare la presenza sui mercati maturi e creare opportunità su nuovi mercati.

