Praesentia – Tour di sapori vesuviani autentici
di Laura Guerra
La terra nera vesuviana, le persone che la valorizzano con il lavoro in orti, vigneti, laboratori, cantine e cucine protagonisti della prima tappa di Praesentia – Gusto di Campania.Divina, il progetto dell’assessorato al Turismo per valorizzare prodotti, territori e sapienze regionali e farli conoscere al pubblico italiano ed internazionale.
Prima sosta San Giorgio a Cremano. Si comincia da Officine Kbirr con La Campania in un boccale, degustazione di etichette del birrificio artigianale che hanno fatto da contrappunto a piatti della tradizione vesuviana. Ogni piatto, costruito su ingredienti simbolici e ricette della tradizione, è stato reinterpretato con sensibilità contemporanea in una continua ma chiara contaminazione fra radici antiche, tecniche e freschezze più attuali.
Il menu firmato da Diogene Comelletto è partito con il Canapaccio, cremoso di latte di bufala di Casa Turillo, con marmellata del piennolo, in abbinamento una Helles, bionda soave con le giuste aromaticità a valorizzare la nuance vegetale del formaggio.
L’Uovo alla Monachina forma un’indovinata coppia con un l’Indian pale, mentre il Baccalà Fritto su crema di papaccella di Egizio è stato ben sottolineato da una Strong lager. Concordanza di toni scuri e sapori caramello per la Genovese con cipolla di Montoro.
Intermezzo con un’interessante pizza in tre cotture di Giovanni Barone, resident pizzaiolo di Officine Kbirr.
Seconda tappa tutta dedicata al vino nei vigneti di Falanghina e Piedirosso dell’azienda Sorrentino di Bosco Tre Case. Padrona di casa l’appassionata Benny, terza generazione di una delle famiglie che meglio interpreta l’anima dei vini vulcanici vesuviani. I filari con i pampini in sboccio guardano al mare e salgono verso la montagna, salsedine e mineralità te li ritrovi nel bicchiere nell’affascinante degustazione di Lacryma Christi in tre nuance.
Che tu sia un curioso o un intenditore di nettare di bacco, qui c’è una storia al femminile tutta da scoprire e da raccontare. Benny ha preso il filo della volitiva nonna Benigna che negli anni Cinquanta, partita da un solo fondo di vigna storica ha gemmato un’azienda dalla forte identità radicata nella terra nera.
Chiusura del tour a Sant’Anastasia in un’insegna iconica del posto, l’Osteria ‘I Curti: cucina sincera di Angelina Ceriello e sua figlia Sofia D’Alessandro; a coccolare la sala Enzo, l’altro figlio di Angelina e Roberto il marito di Sofia. Vero pilastro dell’osteria è Angelina che a ottanta anni e passa detta la linea in cucina, destreggiandosi da decenni fra la sua batteria di pentole di rame.
Vera custode delle ricette vesuviane ha servito un goloso antipasto con bontà locali e dorate ed ottime fritture; lo spaghettone che hanno battezzato ironicamente ‘O sicchio d”a munnezza per via del condimento in cui il sugo di magro della puttanesca, rinforzato dallo spasso, la frutta secca che rimane sul tavolo la sera della Vigilia di Natale, dopo la tombolata.
Parlano di terra anche i secondi: baccalà in bianco, coniglio disossato, agnello locale con piselli.
Ottimi i dolci della casa con un tiramisù dall’affondo del cucchiaino che è gioia pura.
Chiude il loro celebre Nocillo di cui Enzo è custode di ricetta, attento selezionatore di noci vesuviane e campane e promotore del liquore, scuro come questa terra, in Italia e nel mondo. Emblema e raffinato sorso per chiudere il tour e brindare al Vesuvio e alla sua ricca e autentica tavola.