A San Valentino Torio si mangia ‘a purpetta ‘e pastenaca. Storia e ricetta


Polpette di carote, purpette 'e pastenaca

Polpette di carote, purpette ‘e pastenaca (Le foto sono di Stefania Buono)

A Purpetta ‘è pastenaca. Ecco cosa si mangia in questi giorni a San Valentino Torio, centro agricolo del Vesuviano rinomato per le coltivazioni di pomodoro San Marzano!

di Daniela Faiella

Il simbolo della storia culinaria di un territorio, l’icona di una tradizione gastronomica che si rinnova nel tempo, da ben 38 anni.
Stiamo parlando della purpetta e’ pastenaca, ovvero la polpetta di carote, protagonista della sagra in programma dal 1981 ogni anno a San Valentino Torio, nel salernitano, nell’ambito dei festeggiamenti in onore del santo patrono della città e protettore degli innamorati.
L’ingrediente di base è la pastenaca, una varietà di carota dalla radice più grande e dal colore che sfuma tra il bianco, l’avorio e il nocciola; fino a settanta anni fa, prima di essere soppiantata dal pomodoro, la pastenaca rappresentava la coltura simbolo per l’agricoltura del territorio e quindi l’alimento più presente sulle tavole dei sanvalentinesi. La si mangiava quasi sempre cotta, o comunque nelle zuppe di verdure per “dare sostanza”, ma le nonne del paese si dilettavano a sperimentare ricette gustose per rendere più gradita al palato dei nipoti quella carota dal sapore legnoso e troppo “ordinario”.
Nacque così l’idea di creare un impasto per realizzare le polpette di pastenaca. Ad esaltare il gusto della carota di San Valentino, oltre al pane a mollica grande (tipo cafone napoletano), ci sono le uova, il formaggio (pecorino romano), il prezzemolo e, per finire, sale e pepe quanto basta. Il vero segreto di queste polpette, come raccontano a San Valentino Torio, sta nel lavoro di amalgama dell’impasto, che non deve essere né troppo morbido né troppo duro.
C’è poi un altro ingrediente che per gli organizzatori della sagra non deve mai mancare. «E’ l’amore che ispira tutti coloro i quali operano per rinnovare questa tradizione negli anni», tiene a precisare Marilina Landolfi, veterana dell’associazione cattolica della parrocchia di San Giacomo. Cura in prima persona l’organizzazione della sagra, il cui scopo è incassare fondi da devolvere ai più bisognosi. «Grazie alla generosità di chi acquista le nostre polpette – dice – riusciamo ogni anno ad inviare aiuti concreti alla popolazione di Veyula, un villaggio della Tanzania».
«Si parte il mercoledì – spiega Marilina Landolfi -per lavorare il pane raffermo, separando la mollica dalla crosta. Si prosegue il giorno dopo con la cottura e la tritatura delle carote per poi dedicare l’intera giornata di venerdì alla lavorazione dell’impasto».

COSA VEDERE A SAN VALENTINO TORIO

È conosciut come la città degli innamorati, allestita a festa in questi giorni proprio per celebrare l’amore in tutte le sue sfumature, in onore del santo patrono da cui prende il nome.
San Valentino Torio è un territorio prevalentemente agricolo: si estende su una superficie di nove chilometri e ha una popolazione di poco più di diecimila abitanti, chiamati sanvalentinesi o valentinari. Dal 1936, per volere dell’allora vescovo della diocesi Sarno-Cava, Pasquale dell’Isola, la città detiene una reliquia del santo degli innamorati, custodita in un’urna d’argento del XVI secolo donata dai duchi Capece-Minutolo alla Chiesa di San Giacomo Maggiore, il principale edificio religioso del paese.

Meta di turisti e punto di riferimento per i fedeli, la chiesa vanta al suo interno opere artistiche di grande valore, come il “Trittico di S.Giacomo”, risalente agli inizi del XVI secolo, opera del pittore Andrea Sabatini, contemporaneo di Giotto e discepolo di Michelangelo. Per chi fa tappa a San Valentino Torio c’è da visitare anche la chiesa della Consolazione, dove è possibile ammirare la pregiata omonima statua della Madonna, la chiesa della Madonna Santissima Addolorata, nella frazione Casatori, e la Cappella di San Valentino, che custodisce la statua del patrono.

Di particolare fascino è il centro storico del paese, con i suoi vicoli, i suoi cortili, le sue abitazioni di tipo rurale risalenti al secolo scorso. Un contesto permeato di storia e tradizione, cuore pulsante del territorio.

A poca distanza c’è il palazzo comunale che in questi giorni di festa resterà aperto al pubblico per ospitare rappresentazioni teatrali, manifestazioni culturali e musicali. Ogni anno  la città è in fibrillazione per la festa in onore del santo patrono “Saint Valentine in Love”

MANGIARE E DORMIRE

Per chi volesse pernottare in città è possibile scegliere tra la “Tenuta Savino” (via Vetice 27), ampia struttura con camere climatizzate e dotate di connessione wi-fi, e il “B&B San Valentino” (via Zeccagnuolo traversa Masseria pulito 20), elegante villa situata a pochi minuti dall’autostrada A/30.
Per mangiare la scelta è ampia. Diverse le alternative per gustare una buona pizza o piatti tipici del posto
“O’Mericano” (via Orto 23),
“Da Nonna Rita” (via provinciale Sarno-Nocera 140)
“Reginella” (via San Valentino 77) e “Foris” (via Enrico De Nicola 14).
Per chi cerca una braceria si consiglia “Le Moines brasserie” (via Annunziata 33).
Per gli chi ama o pere e ‘o musso “O’muss Francesco” (via Zeccagnuolo 11)

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Ingredienti per 10 persone

  • 1kg di pastenaca, carota dell’Agro nocerino sarnese
  • -1kg di pane a mollica grande (cafone napoletano)
  • – 6 Uova
  • – gr 300 formaggio (Pecorino Romano)
  • – prezzemolo
  • – pepe e sale quanto basta

Preparazione

Lessate le carote il giorno prima della preparazione delle polpette.
Lasciatele in un colapasta fino al giorno dopo per farle asciugare dall’acqua.
Unite le carote tritate o sminuzzate alla mollica di pane, uova , formaggio, pepe, sale e prezzemolo. Amalgamate bene tutti gli ingredienti in modo da ottenere un impasto omogeneo.
Preparate le polpette e friggetele in olio abbondante.

Vini abbinati: Lacryma Christi bianco del Vesuvio

2 Commenti

  1. Buongiorno,
    sono Giuseppe Cassese nipote della signora Rosa Ida Buono, la “nonna” che regalò la ricetta alla Azione Cattolica di San Valentino Torio per la realizzazione della Sagra omonima.
    La mia segnalazione ha il solo scopo che non vengano dimenticate le persone che hanno tramandato questa ricetta. Infatti è solo la verità che contraddistingue la tradizione dalla leggenda. Spero siate propensi a correggere le informazioni errate nel Vs bellissimo articolo.
    Grazie

  2. Salve signor Cassese, sono un’amante di questa ricetta e ringrazio di cuore sua nonna per questo “regalo” buono ogni giorno!
    Le volevo chiedere, c’è qualche errore nella ricetta? Se sì, cosa ?
    Grazie per la disponibilità e le auguro buona giornata.

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