Ricordo di Nicodemo LIbrandi: la sua ultima intervista, firmata da Pinuccio Alia


Pinuccio Alia è stato l’ultimo a intervistare Nicodemo Librandi sul quotidiano di Calabria. Eccola

Nicodemo Librandi. Dottore di ricerca honoris causa

Nicodemo Librandi. Dottore di ricerca honoris causa

di Pinuccio Alia

Da “Professore” di Matematica  a “Dottore di ricerca”!

Scrive il Rettore della Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria

“𝑃𝑒𝑟 𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑖𝑛𝑠𝑡𝑎𝑛𝑐𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖𝑡𝑎̀ 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑒𝑟𝑐𝑎 𝑒𝑑 𝑖𝑛𝑛𝑜𝑣𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑖𝑣𝑖𝑛𝑖𝑐𝑜𝑙𝑡𝑢𝑟𝑎, 𝑝𝑒𝑟 𝑎𝑣𝑒𝑟 𝑏𝑟𝑖𝑙𝑙𝑎𝑛𝑡𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑐𝑜𝑜𝑟𝑑𝑖𝑛𝑎𝑡𝑜 𝑙𝑒 𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖𝑡𝑎̀ 𝑑𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑒𝑟𝑐𝑎 𝑛𝑒𝑙 𝑟𝑒𝑐𝑢𝑝𝑒𝑟𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑏𝑖𝑜𝑑𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑖𝑡𝑎̀ 𝑣𝑖𝑡𝑖𝑐𝑜𝑙𝑎 𝑐𝑎𝑙𝑎𝑏𝑟𝑒𝑠𝑒, 𝑝𝑒𝑟 𝑙𝑒 𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖𝑡𝑎̀ 𝑖𝑛𝑛𝑜𝑣𝑎𝑡𝑖𝑣𝑒 𝑖𝑛 𝑣𝑖𝑔𝑛𝑒𝑡𝑜 𝑒𝑑 𝑖𝑛 𝑐𝑎𝑛𝑡𝑖𝑛𝑎, 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑖 𝑒𝑠𝑝𝑙𝑖𝑐𝑖𝑡𝑎𝑛𝑜 𝑖𝑛 𝑣𝑖𝑛𝑖 𝑑𝑖 𝑎𝑙𝑡𝑖𝑠𝑠𝑖𝑚𝑜 𝑙𝑖𝑣𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑒 𝑐ℎ𝑒 ℎ𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑟 𝑐𝑜𝑛𝑜𝑠𝑐𝑒𝑟𝑒 𝑎𝑙 𝑚𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑛𝑒𝑙 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑙𝑒 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑖𝑡𝑎̀ 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑖𝑣𝑖𝑛𝑖𝑐𝑜𝑙𝑡𝑢𝑟𝑎 𝑐𝑎𝑙𝑎𝑏𝑟𝑒𝑠𝑒; 𝑝𝑒𝑟 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑚𝑜𝑡𝑖𝑣𝑖, 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑖𝑠𝑝𝑖𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑖𝑛𝑠𝑡𝑎𝑛𝑐𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑟𝑖𝑐𝑒𝑟𝑐𝑎 𝑑𝑖 𝑖𝑛𝑛𝑜𝑣𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑒 𝑚𝑜𝑑𝑒𝑟𝑛𝑖𝑡𝑎̀, 𝑏𝑒𝑛 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎𝑡𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑖𝑚𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑡𝑟𝑎𝑑𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑖𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎𝑙𝑖 𝑚𝑎 𝑖𝑛 𝑠𝑖𝑛𝑡𝑜𝑛𝑖𝑎 𝑐𝑜𝑛 𝑖𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑔𝑟𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑡𝑒𝑐𝑛𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐𝑜 𝑐ℎ𝑒 ℎ𝑎 𝑐𝑜𝑖𝑛𝑣𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑖𝑙 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑖𝑐𝑜𝑙𝑡𝑢𝑟𝑎 𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙’𝑒𝑛𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑎 𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛𝑎 𝑒 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑖𝑎𝑙𝑒, 𝑖𝑙 𝐶𝑜𝑛𝑠𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜, 𝑎𝑙𝑙’𝑢𝑛𝑎𝑛𝑖𝑚𝑖𝑡𝑎̀, 𝑎𝑝𝑝𝑟𝑜𝑣𝑎 𝑙𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑜𝑠𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑓𝑒𝑟𝑖𝑟𝑒 𝑎𝑙 𝐷𝑜𝑡𝑡. 𝑁𝑖𝑐𝑜𝑑𝑒𝑚𝑜 𝐿𝑖𝑏𝑟𝑎𝑛𝑑𝑖, 𝑖𝑙 𝑡𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑖 𝐷𝑜𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑅𝑖𝑐𝑒𝑟𝑐𝑎 ℎ𝑜𝑛𝑜𝑟𝑖𝑠 𝑐𝑎𝑢𝑠𝑎 𝑖𝑛 𝑆𝑐𝑖𝑒𝑛𝑧𝑒 𝐴𝑔𝑟𝑎𝑟𝑖𝑒, 𝐴𝑙𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑟𝑖 𝑒 𝐹𝑜𝑟𝑒𝑠𝑡𝑎𝑙𝑖.”

Pinuccio Alia (Foto di Antonio Armentano)

Chiedo a Nicodemo,  qualche giorno dopo aver ricevuto  questo Dottorato  Honoris causa, di raccontarsi

“Mio padre era un piccolo agricoltore e a casa mia le parole che più sentivo ripetere durante l’anno erano zappare, vigna, cantina, vendemmia. Questa aria contadina, che ho respirato da bambino, ha lasciato in me una traccia profonda. Indelebili sono i ricordi delle giornate festose di vendemmia, le scampagnate di fine stagione, le stornellate degli uomini che pigiano le uve, il tintinnio del torchio, il profumo inebriante del mosto. Questo mondo mi ha affascinato fin da piccolo e mi ha accompagnato e segnato per tutta la vita.

Il mio coinvolgimento in questo settore è stato totale, dalla vigna alla cantina, dal marketing alle pubbliche relazioni. Molto importanti sono stati i viaggi che oltre ad arricchirmi culturalmente mi hanno fatto conoscere realtà più avanti di noi e hanno suscitato in me l’interesse per la ricerca e la sperimentazione. Il lavoro è stato duro, impegnativo e faticoso ma alla lunga ricco di soddisfazioni; mi ha consentito di raggiungere obiettivi importanti e insperati e, ancora oggi, sento lo stimolo di guardare al futuro con occhi di bambino”

Gli chiedo ancora di raccontarmi la cucina della sua mamma

Mia madre era una brava donna di casa e una brava cuoca, amava molto cucinare. La sua era una cucina tradizionale, seguiva i cicli stagionali e tendeva ad esaltare i prodotti locali. Io dei sei figli ero quello che le dava più problemi, perché ero di poco appetito e di gusti ben definiti. I miei piatti preferito erano riso e fagioli e la pasta al forno ricca e cotta nel forno a legna di casa. I miei ricordi risalgono agli anni ’50.

In quegli anni che sembrano lontani cosa si mangiava nella vostra casa

Il menu di casa rispettava i giorni della settimana e la stagionalità dei prodotti: carne giovedì e domenica, immancabilmente, sia pollo che capretto, il vitello di quei tempi a Cirò era macellato di rado. Fisso il pesce il venerdì, oltre a tanti altri giorni, di cui il nostro mare è ricco e pescoso, cucinato in vari modi. A casa nostra non mancavano mai le verdure, i legumi, la frutta del nostro orto (maggio e aprile era l’apoteosi di fave e piselli freschi), quasi tutti i giorni.

La tua mamma aveva anche il tempo per dedicarsi alle provviste?

Certamente! Casa nostra  era un vero emporio, si facevano le provviste necessarie per la famiglia formata da sei figli, dai genitori e due zii e si doveva far fronte anche alle varie occasioni di riunione che si presentavano durante l’anno con gli operai, come durante la mietitura, la piantumazione di una vigna, la vendemmia ecc

Le conserve che non potevano mancare erano: i pomodori, passati, pelati o a fette; le olive bianche o nere in salamoia; le melanzane sott’olio; i peperoni secchi o salati; i salumi fatti in casa ottenuti dai maiali allevati e macellati da noi; sarde e sardelle salate; qualche forma di caciocavallo e di pecorino; marmellate fatte in casa da frutta di stagione.

E tua moglie Enza ancora si dedica al ripostiglio?

La dispensa attuale non è a livello “industriale” come quella di mamma, ma è  comunque ben assortita! Non mancano mai i pomodori, passati o pelati, coltivati nel mio giardino e che impegnano la famiglia due giorni all’anno per la preparazione; olive bianche e nere in salamoia; salsiccia e soppressate; bianchetto salato; melanzane sott’olio; qualche forma di formaggio e marmellata fatta in casa.

Quale piatto della tua mamma ti è rimasto nel cuore,

La pasta al forno di mia madre, di cui sento ancora oggi il suo profumo, era il piatto della domenica o dei giorni di festa. La pasta era rigorosamente fatta in casa, con strati di provola e soppressata e polpettine di carne al sugo.

Ricordo ed ancora gioisco che  dopo il primo piatto, per fare notare a mia madre il gradimento, saltellavo su e giù per la stanza, dopo mi risiedevo e chiedevo il secondo piatto.

Quello di Enza invece?

Il pranzo che mia moglie prevede per coccolarmi è un bel timballo di riso con polpettine, provola e salame e, come secondo, baccalà e peperoni fritti, naturalmente piccanti.

Quando ti metti in cucina cosa ti piace preparare?

 Le Alici “scattiate”

Le preparo con 800 grammi di alici fresche, olio extra vergine di oliva q.b., una spolverata di peperone rosso in polvere, uno spicchio di aglio, un ciuffetto di origano, tre foglie di alloro, una spruzzatina di aceto, sale q.b.

la Preparazione è molto semplice : Metto l’olio in padella,aggiungo  l’aglio e l’alloro.

Faccio  riscaldare per poi  adagiarvi le alici.

Le faccio cuocere (delicatamente) da una parte e dall’altra.

Cospargo  di pepe rosso, origano ed il  sale a cottura ultimata.

Uno spruzzo di aceto. e la felicità e servita.

Buona e lunga vita ad un monumento dell’enologia calabrese.