Ripiddu 2006 Etna rosso doc


FILIPPO GRASSO
Uve: nerello mascalese, nerello mantellato (nerello cappuccio)
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaior

Sarà perché ci vivo sopra, amata e temuta Solfatara, ma quando leggo e bevo di vini provenienti da aree vulcaniche ho con questi un approccio quasi mistico, rimango praticamente impermeabile ad ogni preconcetto e mi lascio guidare dalle sensazioni che ognuno di questi è capace di esprimere diversamente in maniera così naturale da annichilire ogni aspettativa preconfezionata, e più ne colgo di questi “piccoli lapilli” e più il mosaico si completa, più vado comprendendo che l’anima che li forgia è inafferrabile, generosa, propositiva ma indecifrabile. E’ una vitivinicoltura diversa, sia per l’originalità dell’ambiente pedo-climatico, in cui interagiscono natura del terreno, altitudine ed esposizione, e sia, conseguentemente, per la peculiarità dei vini che vi si producono.
La Sicilia poi è una contraddizione a cielo aperto, è noto come, generalmente, l’isola abbia vissuto un momento magico per quanto riguarda la produzione enologica d’eccellenza, in alcune fasi incontrollabile ma dalle quali ne è venuta fuori in maniera sorprendente reintegrando l’ovvio con l’inaspettato, il banale con il sorprendente. Finita l’era dei “rossi” qualunquisti è iniziata la fase di rivalutazione dell’autoctono, oltre il Nero d’Avola. In alcune aree come l’Etna sono venute fuori prepotentemente delle credenziali stupefacenti, dei vitigni prima d’ora lasciati a se stessi valorizzati i quali si è creato un nuovo passpartout per continuare a stupire il mondo con vini straordinari. Alcuni protagonisti di questa nouvelle vogue sono vitigni a bacca rossa come il nerello mascalese e nerello cappuccio o mantellato; Quest’ultimo deve il suo nome al singolare portamento (a cappuccio, a mantello, appunto) della pianta coltivata ad alberello.
E’ di origine ignota ma è stato da sempre presente nelle vigne etnee insieme al primo, con il quale contribuisce generalmente per il 20% alla denominazione Etna Rosso, apportando al vino maggiore freschezza e prontezza gustativa, è un vitigno mediamente tardivo, solitamente raccolto nella prima decade di ottobre. Ripiddu è il nome del tipico terreno etneo, fatto di pietre e lastre di origine lavica dove le viti allignano coltivate ad alberello, e Ripiddu è il nome che Filippo Grasso ha voluto dare al suo vino, particolarmente interessante soprattutto in prospettiva futura, solo 7.000 unità di ottimo rapporto prezzo-qualità. L’azienda è nata nel 2002, conta su di una proprietà di appena 6 ettari di cui 5 vitati, le uve coltivate sono le più tradizionali, oltre a quelle rosse già citate si sta anche lavorando da tempo sui bianchi Carricante e Catarratto. Di colore rosso rubino, il vino è cristallino e mediamente consistente, si offre con una discreta trasparenza. Il primo naso è particolare, si pone su note terziarie ma molto eleganti, si confondono piccoli accenni vegetali ma i sentori maggiormente espressivi sono nitidamente grafite e cuoio, poi note speziate di cannella e tostate di caffè, un vino decisamente complesso e gradevole. In bocca è secco, decisamente caldo con una buona profondità ed equilibrio gustativi. E’ un vino che ha un corpo sostenuto ma sorretto da una discreta mineralità, è fresco, un vino ben espressivo di una tipologia davvero interessante, da bere con piacevolezza come vino da conversazione oppure da accostare a piccoli assaggi rustici di pane abbrustolito ed ortaggi grigliati.
Questa scheda è di Angelo Di Costanzo

Sede a Randazzo in Contrada Calderara. Sede legale in via Provinciale, 226 Santa Venerina
Tel. 095.958425
Email: [email protected]
Enologo: Filippo Grasso
Bottiglie prodotte: 7.000
Ettari: 6
Vitigni: carricante, catarratto, minnella, nerello mascalese, nerello mantellato